Nel ricco panorama della mitologia greca, Tyche emerge come una figura potente e affascinante, era la dea della fortuna e del destino.
Chi era Tyche
La dea greca Tyche era un’oceanina, una ninfa dei mari, figlia di Teti e di Oceano.
Altre versioni del suo mito affermano che sia figlia di Zeus o di Prometeo, spesso nelle raffigurazioni statuarie più antiche era raffigurata insieme a Pluto bambino, il dio dell’abbondanza.
Tyche era la personificazione della sorte, del destino e della casualità che permeavano le vite degli uomini e degli dei, in senso positivo o negativo, secondo il caso.
Dall’età ellenistica assunse grande importanza come forza misteriosa in grado di guidare gli eventi e fu attribuita una dea Tyche specifica per ciascuna città greca.
Suoi attributi caratteristici erano la cornucopia, la spiga, il timone, la corona turrita.
Il suo corrispettivo romano era la dea Fortuna.
Nella mitologia greca, Tyche era venerata come una divinità capricciosa e imprevedibile, sia temuta, sia riverita dagli uomini. La sua presenza si manifestava in ogni aspetto della vita umana, dall’amore alla guerra, dal successo alla sconfitta. Le sue decisioni erano considerate inevitabili e ineluttabili, influenzando il corso degli eventi con la sua mano invisibile.
Il culto di Tyche era diffuso in tutta la Grecia antica, con molti templi e santuari dedicati alla sua venerazione. Le celebrazioni in suo onore includevano processioni, sacrifici e feste, dove gli uomini cercavano di placare il suo arbitrio e guadagnare il suo favore attraverso offerte e preghiere.
La sua figura simboleggiava le circostanze fortuite, positive o negative della vita e la relazione ambivalente con il destino e la casualità, da parte di ciascun essere umano.
Tyche e la Storia dell’Arte
La dea aveva molti templi a lei dedicati dappertutto nelle città greche tra cui i più importanti sono quelli di Cesarea Marittima, Alessandria d’Egitto, Costantinopoli e Antiochia.
Il tempio di Alessandria, chiamato il Tychaion, era considerato il più bel tempio dell’antichità in assoluto.
Oggi rimangono solo rovine, in parte conservate, a testimonianza del culto della dea.
Nel Museo Archeologico di Istanbul si può ammirare un’eccezionale raffigurazione statuaria della dea, in braccio tiene il dio Pluto bambino.
Questa statua di Tyche, di arte ellenistica, datata al II secolo d.C., conserva ancora tracce di colore nei capelli.
Raffigurazioni della dea Tyche si trovano anche nelle monete antiche del periodo ellenistico.
Non esistono altre raffigurazioni specifiche di Tyche come divinità greca, sia in pittura e sia in scultura, perché la dea nel periodo dell’Impero Romano diventerà la dea Fortuna, con diversi templi, affreschi e statue a lei dedicate nei territori dell’Impero.
Nel Medioevo, invece, si aggiungeranno altri simboli del suo culto tra cui l’essere una dea bendata, e sarà il soggetto di molti dipinti di pittori famosi, specialmente dal Rinascimento in poi.
In arte digitale, molti grafici l’hanno rappresentata come una giovane donna bendata, a raffigurare la casualità e imprevedibilità del suo agire.
By Rosa Maria Garofalo