Roma

Acconciature nell’antica Roma

di Benedetta Giovannetti Il romano medio sino al V secolo avanti Cristo non si curava molto delle proprie acconciature e usava portare i capelli sciolti. Quando forse nel 300 a.C. fu aperta a Roma la prima bottega di barbieri i romani cominciarono a frequentarla per tenere a posto i capelli con un taglio di capelli semplice e corto. Per quanto riguarda i maschi la cura della loro persona era affidata al tonsor una specie di barbiere privato e costoso per i più ricchi oppure pubblico che nella sua bottega o all’aperto per strada tagliava i capelli e sistemava le barbe. Di solito questi uomini si davano da fare a sistemare i capelli secondo la moda che in genere era dettata dall’imperatore in carica. Ma di solito le acconciature degli imperatori da Traiano in poi seguivano quella dell’imperatore Augusto che non amava perdere troppo tempo in acconciature per capelli troppi lunghi o riccioluti. All’inizio del secondo secolo quindi i romani si accontentavano di una sistematina a base di qualche colpo di forbici che di solito erano lame unite da un perno al centro con degli anelli alla base. Per quanto riguarda le donne esse avevano a disposizione per la loro toeletta catini, specchi di rame, d’argento o di vetro ricoperti di piombo e se ricca aveva addirittura una propria vasca da bagno che le consentiva di evitare i bagni pubblici. Poteva poi adornarsi con pettini spille o unguenti e gioielli. In epoca repubblicana la donna divideva i capelli a metà con una scriminatura e poi li legava dietro la nuca oppure faceva delle trecce raccolte in un cercine sulla fronte. Le matrone erano solite farsi acconciare dalle serve pettinatrici che correvano il rischio di essere punite se l’acconciatura non soddisfaceva la signora. In casi di calvizie della padrona le serve vi

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“Bulgari. La Storia. Il sogno”: gioielli divini in mostra a Roma

A Roma per immergersi in un viaggio che lascia a bocca aperta nella storia della celebre maison di gioielli tra Castel Sant’Angelo e Palazzo Venezia fino al 3 novembre 2019. Di Anna Rita Felcini Una mostra che vuole non solo celebrare ma, soprattutto, raccontare la storia di Bvlgari. Iniziando da Sotirio Bulgari, l’argentiere che partì dal villaggio greco di Kalarites per arrivare a Roma. Dove, insieme al socio Demetrio Kremos, aprì una prima gioielleria in via Sistina. Da cui conquistò non solo l’Italia ma tutto il mondo, compresa Hollywood. “Bvlgari. La storia. Il sogno” si divide tra Palazzo Venezia e Castel Sant’Angelo fino al 3 novembre, ma in entrambe le location si rimane a bocca aperta per la bellezza degli oggetti esposti e la loro carica iconica. Che si tratti di parte della collezione appartenuta a Elizabeth Taylor – acquistata dalla maison grazie all’asta indetta da Christie’s nel 2011 – o di creazioni meno celeberrime, è davvero difficile distogliere lo sguardo da diamanti, zaffiri o rubini finemente intagliati e valorizzati all’infinito non solo dalle creazioni in oro, platino o argento ma anche dall’elegantissimo allestimento. Ci sono creazioni esposte per la prima volta. 170 pezzi dell’inestimabile Heritage Collection della Maison. Altri in prestito da collezioni private. Tra teche e manichini, è davvero come fare un viaggio nella storia del Made in Italy più prezioso. La mostra, però, come sottolinea l’organizzazione da parte del Polo Museale del Lazio e il coinvolgimento della storica e saggista Chiara Ottaviano in veste di curatrice, non vuole solo esibire le gioie di Bvlgari. L’obiettivo è tracciare l’evoluzione della maison, in un viaggio che la trasforma da ditta a conduzione familiare a sinonimo di lusso e preziosa ricercatezza. Affiancando ai gioielli, alcuni documenti d’archivio finora inediti o foto e filmati d’epoca. Insieme a circa 80 abiti di

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