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Il profumo, un mondo di raffinatezza e seduzione

Curiosità sul vezzo più antico del mondo. di Glenda Oddi L’etimologia della parola “profumo” non è molto chiara, i più vogliono che derivi dal termine latino “fumum” che vuol dire per l’appunto fumo, riferendosi probabilmente ai suffumigi con sostanze profumante.  L’inizio dell’uso di questa sostanza tra gli uomini si perde nell’antichità più remota, è impossibile capire con precisione quando è avvenuto effettivamente il suo primo impiego. Basti pensare che già gli egizi e i babilonesi ne facevano ampio uso e i primi lo consideravano talmente importante da avere un dio preposto ad esso: Nefertum. La più antica fabbrica di cui abbiamo attestazione è quella rinvenuta sull’isola di Cipro grazie a degli scavi archeologici, risale all’incirca al 2000 a.C. ed i suoi prodotti venivano esportati in tutto il Mediterraneo. Sia la produzione antica che quella contemporanea dei profumi si basano sull’uso non solo di piante ma anche di sostanze a dir poco repellenti come il vomito di balena e le ghiandole perianali di zibetto. Basti pensare al largo impiego in molti di essi dell’ambra grigia che è risultata essere il prodotto del processo digestivo dei cetacei. Sono numerose le credenze che hanno interessato i profumi, per esempio per lungo tempo si è ritenuto fossero legati alla salute, per cui gli antichi egizi credevano di poter curare attraverso gli odori, non a caso sono considerati i padri dell’aromaterapia. Inoltre si riteneva che il cattivo odore veicolasse la diffusione delle malattie, per questo durante le epidemie di peste i medici portavano una maschera in cui inserivano erbe aromatiche e si bruciavano sostanze odorose nelle case per purificarne l’aria. Infine, ci sono profumi e profumi, quelli di più alta qualità sono davvero costosi, questo perché necessitano di una raccolta dei componenti accurata e in grande quantità, per esempio un enorme numero di fiori colti

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Lavanda: il profumo del relax e della memoria

I mille volti di un genere vegetale da sempre utilizzato per le virtù benefiche delle sue sostanze caratterizzanti; dal corpo alla casa, sino alla pittura. Di Alberto Piastrellini Pochi profumi al mondo hanno il pregio di aver accompagnato l’esistenza quotidiana di generazioni intere di persone in territori vastissimi e geograficamente lontani. Certo, le resine vegetali e i vari tipi di incenso usati in varie cerimonie, non solo quelle religiose, ne hanno decretato la diffusione globale, ma fra i tanti doni preziosi che la Natura ci offre dal punto di vista delle sensazioni olfattive, la Lavanda, rappresenta il profumo per eccellenza.Da sempre è sinonimo di pulizia, benessere, pace interiore e per le sue innumerevoli virtù che vanno ben al di là del semplice aroma viene utilizzata per varie preparazioni, anche gastronomiche: sciroppi, dolcibiscotti, gelati, ecc.. Senza contare che la lavanda (o meglio il suo prezioso olio essenziale) viene ampiamente utilizzato, non solo nella cosmetica (shampoo, bagnischiuma, creme, tonici per il viso, acque di profumo) ma anche nell’industria chimica dei prodotti per l’igiene della casa. Le qualità della lavanda, poi, non si fermano qui, infatti, l’olio di lavanda è anche un apprezzato diluente per colori ad olio usati nelle belle arti, ove oltre al suo caratteristico e gradevole odore conferisce ai colori un impasto morbido che deriva dalla sua volatilità molto lenta. Andiamo a conoscere meglio questa pianta, o meglio questo genere di piante (Lavandula) cui appartengono numerose specie. Innanzi tutto, il nome: fissato nel ‘700 da Carl Nilsson Linnaeus medico, botanico, naturalista e accademico svedese, a cui si deve la paternità della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi. Linneo adotta quello suggerito anni prima dal botanico francese Joseph Pitton de Tournefort che, a sua volta si era ispirato al gerundivo latino del verbo lavare: lavandus, lavanda, lavandum che designa ciò che

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