L’ultima linea di produzione rimasta in Messico ha chiuso mercoledì 10 luglio con una commovente cerimonia. Addio all’auto dei record che ha fatto sognare quattro generazioni in tutto il mondo. di Alberto Piastrellini Il 10 luglio del 2019 sarà ricordato dai posteri come l’ultimo giorno dell’auto-icona più amata nel mondo: il Maggiolino. Volkswagen ha infatti deciso di interrompere definitivamente la produzione nello stabilimento di Puebla, in Messico ed esce così, di scena, come una vecchia diva, l’auto che, più di ogni altra ha segnato la cultura e l’immaginario di Paesi diversi. Prodotto ininterrottamente dal 1938 al 2003 nei Modelli Typ1/113 M15 (Maggiolino) e Typ1/1302/ e 1303 (Maggiolone) l’auto uscita dalla fantasia di Ferdinand Porsche in risposta alle sollecitazioni di Adolf Hitler che sognava sin dal 1934 un’auto economica per tutti segnò, di fatto la nascita del colosso Volkswagen (non a caso: auto-del-popolo) debuttando al Salone di Berlino nel 1939. Passato il drammatico periodo bellico, l’auto continuò ad essere prodotta e già all’inizio degli anni del boom il Maggiolino comincia a macinare chilometri fuori dalla Germania, e si aprono filiali produttive in Brasile, USA, Messico e Sudafrica. La storia del Maggiolino è una storia di continue migliorie tecniche funzionali che, tuttavia, hanno sempre cercato di non modificare, se mai di esaltare, l’inconfondibile disegno originale che ricorda la forma dei coleotteri da cui derivano i nomignoli attribuiti al modello nei vari Paesi del mondo: Maggiolino, in Italia; Coccinelle in Francia, Escarabajo in Spagna, Beetle o Bug in Gran Bretagna e USA, Fusca in Brasile e Vocho in Messico). Una linea inconfondibilmente curva, rassicurante, morbida, perché no, femminile nella sua rotondità, che ha affascinato quattro generazioni diverse a cavallo fra gli anni ’40 e 2000 riuscendo a rappresentare allo stesso tempo il rigore istituzionale delle istituzioni e la controcultura di massa degli anni
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