malocchio

Su coccu, l’amuleto delle donne sarde

Usato contro il malocchio e per proteggere i bambini, su coccu in passato veniva regalato da nonne e madrine e tramandato di madre in figlia. di Agnese Mengarelli Su coccu, chiamato anche Pinnadellu o Sabegia, è l’amuleto contro il malocchio più diffuso in Sardegna.Si tratta di una sfera nera liscia, di solito di ossidiana, forata per far passare il supporto che regge due coppelle laterali in lamina o filigrana d’argento.La sua forma rotonda ricorda l’occhio e simboleggia proprio l’occhio buono che combatte quello cattivo. Affinché questo amuleto sia efficace contro il malocchio, su coccu deve essere ricevuto in dono dopo essere stato caricato con i brebbus, ossia le preghiere mistico religiose della tradizione sarda che attivano la sua potente protezione contro il male.  Su cocco è una pietra sacra incastonata spesso nei gioielli di famiglia.In passato le nonne e le madrine lo regalavano alle loro figliocce per poi essere tramandato di madre in figlia attraverso una forte linea matrilineare. L’artigianato tradizionale sardo offre tantissimi modelli: nella zona della Gallura su cocco è realizzato con il corallo rosso, che non solo protegge dagli influssi negativi ma richiama anche l’amore.Inoltre, se ne possono trovare anche in legno, marmo, ambra e in pasta di vetro colorata. In ogni caso, il più diffuso resta su cocco di ossidiana , poiché è una pietra molto usata anche in cristalloterapia proprio per le sue qualità di purificazione e protezione.Veniva montato su spille d’argento che si usavano per appuntare il velo o il corpetto.Le donne sarde lo nascondevano nelle culle, nel passeggino o sotto gli abiti di neonati e bambini per proteggerli dalla negatività delle persone invidiose. Su cocco è infatti uno scudo di difesa: contro il dolore, gli animali velenosi e ovviamente contro ogni tipo di energia negativa.Se su cocco si spezza, diventa particolarmente opaco o

Read More »

Continua a leggereSu coccu, l’amuleto delle donne sarde

Segnature: la medicina popolare delle donne

Le guaritrici di campagna con le loro formule e gesti sacri hanno attraversato i secoli, ma sono ancora vive e operanti nella società di oggi. Le segnature erano un antico rito di cura praticato nelle campagne di tutta Italia che, pur nascendo nel contesto di una civiltà contadina ormai tramontata definitivamente, ancora oggi vede molte donne attive in questa antica arte. In passato ci si affidava a queste guaritrici di campagna per essere curati in seguito a cadute, Herpes zoster, bruciature o storte. Non solo, le segnature erano usate anche per ritrovare le cose perdute, calmare le tempeste o gli incendi, per eliminare la paura e soprattutto per scacciare il malocchio. Fino agli anni Cinquanta, in quasi tutte le famiglie contadine almeno una donna conosceva uno dei tanti rituali per togliere il malocchio, rimedio utilizzato per curare diversi disturbi, fra cui mal di testa, capogiri, difficoltà a dormire, nervosismo, esaurimento fisico e psicologico oppure malesseri di origine non ben precisata. Le segnature erano un’arte di guarigione affidata prevalentemente alla donna per la sua vicinanza ai segreti del corpo, proprio e altrui, che consente un punto di accesso privilegiato ai misteri del divino. L’atto della segnatura prevede la recitazione spesso in dialetto di alcune formule e preghiere specifiche (tenute gelosamente segrete) accompagnate da una gestualità simbolica che di solito prevede la ripetizione del segno della croce (da qui il nome di segnature), pur con importanti correlazioni con un passato di matrice pagana. All’interno della comunità contadina questo sapere veniva tramandato fra consanguinei, per esempio da nonna a nipote, madre e figlia, o da suocera a nuora. Le formule non si possono tramandare a chiunque perché il segnatore perderebbe i propri poteri per un anno, insieme a chi gliele ha insegnate e a chi le ha apprese da lui. Il “passaggio di

Read More »

Continua a leggereSegnature: la medicina popolare delle donne