letteratura

Spoon River: un curioso assaggio di poesia e un pizzico di pettegolezzo

Sulla scia della giornata dedicata alla poesia, ho ripreso in mano l’antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters; rileggendo alcuni passi ho notato come diverse poesie di questa raccolta possono essere assimilate a notizie flash di genere scandalistico. Di Anna Rita Rossi Per chi non conoscesse l’opera di Edgar Lee Masters, L’ “Antologia di Spoon River” è una raccolta di poesie in verso libero che il poeta statunitense pubblicò tra il 1914 e il 1915. La particolarità di quest’opera è che le poesie sono gli immaginari epitaffi degli abitanti di un paesino inventato, situato nel Midwest statunitense: Spoon River. Questi brevi scampoli poetici mettono a nudo con grande nitidezza alcuni aspetti della vita degli abitanti di Spoon River; sono delle biografie condensate che trattano momenti salienti della vita delle persone vissute nell’immaginario paesino e che ora “dormono sulla collina”. Il sottile filo della poesia si sposa alla perfezione con alcune rivelazioni scabrose dei personaggi che spesso hanno toni di aperta e aspra critica nei confronti dei loro compaesani o nei confronti di se stessi. Le parole incise sulle lapidi sono spesso parole di fuoco ed emergono crudeli e rapide, taglienti, sovente, come rasoi. In altri casi, sono un resoconto pacifico di una vita ben vissuta o magari, trasmettono l’ultimo ricordo felice dell’estinto; altre ancora minacciano dalla tomba gli abitanti del paese con parole dure, condannando ipocrisie e crudeltà, senza mezzi termini. In alcuni epitaffi sono registrati i rimpianti, gli ultimi istanti di vita o gli errori fatali che hanno condotto alla morte la persona sepolta sotto la corrispondente lapide. Queste poesie sono piene di emozioni, cariche di una forte vitalità; sembra possibile poter udire, passando tra le lapidi, i desideri mai appagati, i rimpianti per aver rinunciato a vivere o persino la delusione di aver visto infranti i propri

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Le donne del Decameron: tutti i possibili modi di essere donna

Il Decameron di Boccaccio, oltre a essere una delle opere più note e importanti della letteratura trecentesca europea, è un omaggio alle donne e un’interessante sfilata di tipologie femminili. Di Anna Rita Rossi . I personaggi del gentil sesso – ritratti dal Boccaccio, attraverso le parole dei giovani che si dilettano a raccontare le novelle raccolte nel libro – risentono dei tempi in cui l’autore viveva, ma sono già proiettati verso una condizione più moderna.La leggiadra schiera di donne del Decameron è composta da figure con le quali il Boccaccio può presentare tutti i possibili modi di essere donna: dal più negativo al più positivo e grandioso. Entro tali confini, Boccaccio è capace di cogliere tutte le possibili sfumature.Può essere molto piacevole aggirarsi tra questi esempi femminili che incarnano, a seconda dei casi, una serie di atteggiamenti, vizi e virtù.Scorrendo le cento novelle, narrate in dieci giorni da un gruppo di giovani – sette donne e tre uomini che si trattengono fuori da Firenze per sfuggire alla peste nera – riscontriamo che Boccaccio è riuscito a rappresentare caratteri e personalità diverse senza trascurare nulla, e le varie situazioni in cui questi personaggi sono calati ne rivela non solo l’apparenza, ma anche i risvolti più intimi.Le donne delle sue novelle sono di volta in volta: astute, ingenue, virtuose, viziose, sciocche, sagge, piene di iniziativa, remissive, devote, fedeli, adultere.Insomma, una carrellata molto varia, ma quello che più conta è la vitalità insita in questi esempi femminili così ben tratteggiati.Se decidete di avventurarvi in questa magnifica opera, posso già farvi un’anticipazione: non ve ne pentirete.
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