frutta

S.O.S. CANDIDOSI ESTIVA

Prevenire le recidive con la naturopatia di Erica Angeletti (Naturopata) Tra i disturbi che maggiormente affliggono noi donne c’è sicuramente la candidosi, che in questo periodo può presentarsi spesso, rischiando di rovinarci le vacanze. Durante l’estate, infatti, le alte temperature e alcune abitudini sbagliate predispongono alla formazione di un ambiente caldo-umido a livello vaginale e le infezioni da candida aumentano considerevolmente. Da innocuo lievito normalmente presente nell’intestino, la candida albicansin condizioni “favorevoli” può passare alla forma patologica di fungo: perché? Questa trasformazione viene scatenata da un’alimentazione ricca di zuccheri (compresi gli alcolici), una insufficiente areazione delle zone genitali, scarse difese immunitarie e la distruzione, a seguito di cure antibiotiche, della flora batterica intestinale. Ecco che l’estate, momento dell’anno in cui siamo più inclini agli eccessi, ben si concilia con l’insorgenza di questo disturbo, alimentato da aperitivi frequenti, serate alcoliche, pasti irregolari, poche ore di sonno e costumi sintetici che restano bagnati per ore. Ecco 5 consigli da seguire per evitare la candidosi estiva: ridurre l’assunzione di latticini, zuccheri, farine raffinate, alcolici e cibi lievitati: è ciò di cui si ciba la candida e più ne mangiate, più la farete “crescere” indossare biancheria intima traspirante di cotone o lino ed evitare indumenti attillati o sintetici limitare l’uso dei salvaslip e utilizzare assorbenti di cotone usare detergenti intimi non aggressivi, poco schiumogeni e privi di SLS dopo il bagno al mare o in piscina fare subito la doccia e sostituire il costume bagnato con uno asciutto Quante di queste regole seguite abitualmente? Ricordate che basta poco per mantenersi in salute e che il nostro intestino gioca un ruolo fondamentale! Prendiamocene cura e le recidive spariranno definitivamente: un’alimentazione antinfiammatoria a base di acqua, verdura di stagione, cereali integrali e semi oleosi e una buona flora batterica intestinale sono il primo step per il nostro benessere generale. Non dimentichiamo infine di sfruttare le vacanze per riposarci: un buon sonno ristoratore è il migliore

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Rosso fragoloso

L’aperitivo fresco e frizzante di Carmen Marinucci La fragola non è un vero frutto ma è una specie erbacea, il suo nome deriva dal latino fragrans così veniva chiamata fin dall’epoca romana proprio per il suo ottimo profumo. Cresce spontaneamente tra il fogliame del sottobosco, viene ampiamente utilizzata in cucina sia in pasticceria, sia per la preparazione di primi piatti. Ha poche calorie e tante proprietà per la salute e contiene vitamina C. La raccolta della fragola, avviene in questo periodo, quindi approfittiamo di questo frutto non frutto per assaporare tutto il suo gusto. INGREDIENTI 350 gr. di fragole1 limone non trattato¾ brut (se si vuole ottenere una bevanda analcolica sostituire con acqua tonica e acqua)100 gr. di zucchero 10 cubetti di ghiaccio Procedimento  Lavare abbondantemente le fragole dopo averle private del picciolo, pelare a vivo un limone non trattato e mettere nel frullatore o robot di cucina. Aggiungere lo zucchero, il ghiaccio e tritare tutto. Aggiungere il brut (o acqua tonica e acqua se si desidera un aperitivo analcolico), mescolare e infine filtrare. Riempire una caraffa di vetro e mettere in frigo. Servire freddo accompagnato da stuzzichini. A questo aperitivo ho abbinato dei rotolini al gorgonzola (Clicca qui per scoprire la ricetta)
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“A” come acqua, “A” come alimento

 di Serena Lepri L’acqua è una bevanda (anzi, sarebbe da dire LA bevanda) che non può mancare sulla tavola. Perché? Tanto per dirne una, aiuta la digestione! Quindi, come non usufruirne durante il pasto? Inoltre, bisogna ricordare che l’acqua è uno dei principali composti che partecipa alle reazioni biochimiche del nostro metabolismo, trasporta i nutrienti, contribuisce al mantenimento dell’elasticità di pelle e mucose. Perché l’acqua è un alimento? Perché non è composta solo da due molecole di idrogeno e una di ossigeno, ma in essa si trovano anche numerosi minerali che contribuiscono, proprio come a quelli che si trovano negli altri alimenti, al soddisfacimento del bisogno di questi micronutrienti, elementi inorganici con tante e importanti funzioni nel nostro organismo. Ma le acque sono tutte uguali? La risposta è no, infatti, ogni acqua possiede le sue caratteristiche. Esistono le cosiddette acque oligominerali che, come dice il nome stesso, sono povere di sali minerali e sono quindi più “leggere”, infatti si bevono con molta facilità. Le acque mediamente mineralizzate e quelle ricche di sali minerali sono, invece, ovviamente più ricche di minerali e, per questo motivo, rispecchiano maggiormente la definizione di “acqua come alimento”. Immagino che si penserà, quindi, che quelle con un più alto contenuto di minerali sono da preferire rispetto alle oligominerali. In realtà non esiste una risposta giusta in senso assoluto, in quanto, come per gli alimenti e i nutrienti, ad ogni persona dovrebbe essere consigliata la “sua” acqua, a seconda delle proprie esigenze. Per esempio, le acque oligominerali, essendo più “leggere”, come già osservato, si bevono in grande quantità e con maggior facilità e quindi sono consigliabili per chi ha difficoltà nel bere tanto durante la giornata o per chi soffre di calcoli renali ma, ahimè, hanno un difetto: sono carenti in minerali. Tuttavia, se si segue una

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Malattia di Alzheimer: si può prevenire con tè verde e carote

Una sperimentazione effettuata su topolini ha dimostrato che una dieta a base di composti naturali presenti nel tè verde e nelle carote (ma anche in altri ortaggi e nella frutta) inibiscono la formazione delle placche amiloidi, caratteristica principale della malattia di Alzheimer. di Alberto Piastrellini La Malattia di Alzheimer è la forma più comune di demenza senile, caratterizzata da un progressivo declino della memoria e di altre funzioni cognitive, uno stato provocato da un’alterazione delle funzioni cerebrali che implica serie difficoltà per il paziente nel condurre le normali attività quotidiane. Nel mondo l’Alzheimer colpisce circa 40 milioni di persone e solo in Italia vi sono circa un milione di casi, per la maggior parte oltre i 60 anni. Oltre gli 80 anni, ne è affetto un anziano su 4. Questi numeri sono destinati a crescere progressivamente per il progressivo aumento della durata della vita: si stima un raddoppio dei casi ogni 20 anni. Inoltre, sono circa 3 milioni le persone direttamente o indirettamente coinvolte nell’assistenza ai loro cari con demenza. I soli costi annuali diretti per ciascun paziente vengono, in diversi studi europei, stimati in cifre variabili da 9.000 a 16.000 euro a seconda dello stadio della malattia. Questa malattia rappresenta una delle sfide sanitarie più grandi del nostro secolo, tant’è che l’11 dicembre 2013 i leader mondiali del G8, riuniti a Londra nello storico vertice “Dementia”, si sono impegnati a “Identificare entro il 2025 una cura o una terapia che modifichi sostanzialmente il decorso della malattia”. I ricercatori sono fortemente impegnati per trovare soluzioni, ma al momento le sperimentazioni cliniche sono rivolte alla prevenzione della malattia, perché sono disponibili nuove tecniche che permettono di determinare le alterazioni di una proteina ritenuta la prima causa di malattia, prima che questa si manifesti clinicamente. Da vari anni è noto, infatti, che alla base

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Acido folico: vitamina importante per le mamme e non solo

Un recente studio dell’Università di Copeaghen ha rilevato che la carenza di acido folico nel sangue determinerebbe anomalie cromosomiche più dannose di quanto finora si pensasse. Di Carmela Marinucci Il folato, noto anche come acido folicoo vitamina B9, è una vitamina essenziale per la salute umana, tant’è che la ricerca scientifica ha collegato la sua carenza ad una serie di malattie, tra cui anemia, malattie mentali, demenza senile, cancro. Il deficit di folato durante la gravidanza è anche associato a difetti alla nascita tra cui difetti del tubo neurale (deformazione del cervello e del midollo spinale). È difficile trovare oggi una donna incinta che non conosca l’importanza del folato nella prevenzione dei difetti congeniti.  Tuttavia, poiché il corpo non può immagazzinarlo, il folato deve essere ricavato da alimenti che ne sono ricchi, come verdura e frutta o con l’assunzione di integratori di acido folico.  Fino ad ora, però, i ricercatori non erano mai stati in grado di stabilire la causalità, cioè se la deficienza di folato causi direttamente i disturbi o se questi siano l’effetto secondario della carenza di folati.  Un recente studio (Folate deficiency drives mitotic missegregation of the human FRAXA locus)pubblicato sulla prestigiosa rivista PNAS–Proceedings of the National Academy of Sciencesha fatto un po’ di luce sulla questione.Lo Studio è stato sostenuto in parte dal Progetto europeo CHROMAVISION, finanziato dall’UE nell’ambito del Programma Horizon 2020e che si concluderà a maggio di quest’anno, volto a comprendere appieno la gamma di malattie legate agli errori nella divisione cellulare e i meccanismi cromosomici, favorendo così la scoperta di farmaci.  I risultati dello Studio, condotto presso l’Università di Copenaghen, indicano che la carenza di folato può causare problemi legati alla divisione cellulare e alla replicazione del DNA. “Nello studio, dimostriamo che la deficienza di acido folico porta a livelli più elevati di anomalie cromosomiche più dannose di quanto si pensasse in precedenza– ha affermato uno degli autori dello

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