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Fede sarda amore e tradizione in un unico oggetto fatato

di Benedetta Giovannetti La fede sarda è un tipo di anello femminile solitamente donato dal futuro sposo in occasione della richiesta formale di matrimonio ma spesso anche in occasioni speciali quali la nascita di un figlio. È un gioiello tipico della Sardegna ma si sta diffondendo anche fuori dai confini dell’isola, grazie al fascino che esercita sui turisti. La sua lavorazione unica le conferisce quell’aspetto così particolare e affascinante, infatti la fede sarda è un gioiello forgiato in 4 o più fili d’oro o d’argento filigranato, intessuti per creare decorazioni uniche su cui vendono microsaldate file di palline del diametro di 0,1 millimetro cesellate e saldate tra loro a cui sono affiancate altre palline più piccole. Tali palline pare facciano riferimento al germoglio del grano e che per questo rappresentino un augurio di fertilità. Di solito l’anello non è chiuso ma rimane aperto nel lato del dito verso il palmo della mano. Più spesso però accadeva che l’anello era l’eredità di una madre alla figlia promessa sposa o in dolce attesa, era considerato un sigillo alla pari del cartiglio dei faraoni egizi, un segreto tramandato da generazioni attraverso i secoli. La fede sarda ha una narrazione che si perde nella notte dei tempi e che pare le nonne raccontino alle nipoti sedute davanti al camino. Pare che la Sardegna sia abitata da alcune fatine magiche; le Janas, minuscole fatine elusive, giocherellone e con il dono della creatività. Infatti pare fossero bravissime a tessere filamenti di oro e di argento. Pare che proprio dalle loro mani nasca l’antica trama della fedina sarda. Una seconda leggenda narra che un innamorato chiese alla Janas incantesimo che lo aiutasse a conquistare la donna amata, tale desiderio fu esaudito con la creazione di un anello, la fede sarda, che se infilato all’anulare sinistro avrebbe ravvivato

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Su coccu, l’amuleto delle donne sarde

Usato contro il malocchio e per proteggere i bambini, su coccu in passato veniva regalato da nonne e madrine e tramandato di madre in figlia. di Agnese Mengarelli Su coccu, chiamato anche Pinnadellu o Sabegia, è l’amuleto contro il malocchio più diffuso in Sardegna.Si tratta di una sfera nera liscia, di solito di ossidiana, forata per far passare il supporto che regge due coppelle laterali in lamina o filigrana d’argento.La sua forma rotonda ricorda l’occhio e simboleggia proprio l’occhio buono che combatte quello cattivo. Affinché questo amuleto sia efficace contro il malocchio, su coccu deve essere ricevuto in dono dopo essere stato caricato con i brebbus, ossia le preghiere mistico religiose della tradizione sarda che attivano la sua potente protezione contro il male.  Su cocco è una pietra sacra incastonata spesso nei gioielli di famiglia.In passato le nonne e le madrine lo regalavano alle loro figliocce per poi essere tramandato di madre in figlia attraverso una forte linea matrilineare. L’artigianato tradizionale sardo offre tantissimi modelli: nella zona della Gallura su cocco è realizzato con il corallo rosso, che non solo protegge dagli influssi negativi ma richiama anche l’amore.Inoltre, se ne possono trovare anche in legno, marmo, ambra e in pasta di vetro colorata. In ogni caso, il più diffuso resta su cocco di ossidiana , poiché è una pietra molto usata anche in cristalloterapia proprio per le sue qualità di purificazione e protezione.Veniva montato su spille d’argento che si usavano per appuntare il velo o il corpetto.Le donne sarde lo nascondevano nelle culle, nel passeggino o sotto gli abiti di neonati e bambini per proteggerli dalla negatività delle persone invidiose. Su cocco è infatti uno scudo di difesa: contro il dolore, gli animali velenosi e ovviamente contro ogni tipo di energia negativa.Se su cocco si spezza, diventa particolarmente opaco o

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