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Un diario come terapia quotidiana

Perché scrivere di se fa bene di Glenda Oddi Scrivere fa bene, gli esperti ormai ne sono pienamente convinti. In particolar modo è terapeutico scrivere di se stessi, della propria vita, di ciò che si prova. Se questo è consigliabile già in una condizione di normalità, lo è ancora di più nel difficile momento storico che stiamo vivendo a causa della pandemia dove fare progetti per il futuro risulta davvero difficile. Tenere un diario è quindi assolutamente consigliabile, soprattutto in questo periodo. Mettere su carta i propri pensieri aiuta infatti a chiarificarli ai nostri occhi, comporta cognitivamente un processo di riordino e rielaborazione. Inoltre scrivere è una forma di espressione e di sfogo, è quindi funzionale per combattere ansia e stress, in una sorta di autoterapia quotidiana che è praticamente a costo zero. Importante prediligere sempre il buon vecchio diario cartaceo rispetto quello digitale, il movimento manuale per la produzione della scrittura stimola l’attività neuronale e comporta un maggior grado di riflessività e analisi riguardo ciò che dobbiamo esprimere. Se proprio avete difficoltà a scrivere meglio optare per un diario economico, importante anche darsi un tempo limite da dedicare alla sua compilazione in modo che non diventi un’attività eccessivamente prolissa ed impegnativa. Fondamentale inoltre, per trarre davvero beneficio dal processo, far sì che diventi un impegno quotidiano e se possibile avvenga anche alla stessa ora. Inoltre bisogna ricordare che la stesura del diario è un’attività intima e funzionale soltanto al nostro benessere, per questo non bisogna dare peso alla forma, a strafalcioni, cancellature o all’irregolarità della scrittura. Inoltre sempre per queste ragioni sarebbe opportuno tenerlo quanto mai riservato. Bisogna scrivere in libertà senza sentirsi obbligati di nulla, neanche di trattare di argomenti importanti ma che non desideriamo descrivere. In ultimo si consiglia di conservare il diario una volta ultimato, sarà

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Il Diario: una forma narrativa con una lunga e interessante storia

Il Diario è una forma narrativa di carattere intimistico che ha alle spalle un’interessante storia e una lunga e fortunata carriera. Di Anna Rita Rossi Se qualcuno pronuncia la parola Diario viene subito in mente, almeno a me, il famoso diario di Anna Frank. Un esempio notevole di questa forma narrativa, soprattutto per quello che rappresenta: le memorie di una persona comune con i suoi desideri, paure e sentimenti che vengono cancellati dalla follia umana.Forse, quello che colpisce di più e che ci ha spinto ad addentrarci nelle pagine di questo diario è che ognuno di noi avrebbe potuto essere Anna Frank. In ogni caso, il diario  è una forma narrativa molto diffusa e ha una lunga storia. È caratterizzato dall’annotazione costante, in ordine cronologico, di avvenimenti di solito intimi dell’autore. Alla base c’è il desiderio di fare chiarezza, di dare un ordine ai propri pensieri e agli accadimenti che segnano la giornata. Ho sempre pensato che il diario fosse una forma narrativa più consona al pensiero femminile, per la vocazione più conosciuta di questo genere all’introspezione, alla ricerca di sé, ma in realtà, ci sono anche molte altre forme di diario dove le annotazioni non sono di carattere personale, bensì sociale, politico, economico o scientifico.Alcuni scrittori hanno scelto la forma del diario per farne un’opera letteraria, molti di questi diari raccontano storie inventate e l’autore del diario è un personaggio creato ad hoc. Il linguaggio del diario solitamente è semplice, in alto nella pagina è appuntata la data cui si riferisce ogni “resoconto”; il destinatario, come in una lettera, che però non verrà mai spedita, può essere il diario stesso o un amico immaginario. Le prime forme di Diario risalgono al Medioevo ed erano definiti: libri di ricordanze, in pratica, erano una serie di memorie scritte per sé o per

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