ansia

Intestino felice

Come prendersi cura del nostro “secondo cervello”. di Erica Angeletti (Naturopata) Ippocrate affermava oltre 2000 anni fa che “tutte le malattie hanno origine nell’intestino”. E aveva ragione: la salute dell’intestino (e del suo microbiota) è fondamentale per la nostra salute generale. Molti studi oggi lo confermano e mettono in evidenza l’importanza dell’intestino, definendolo “secondo cervello”. Il fatto che tra cervello e intestino ci sia una stretta correlazione, lo lascia pensare innanzitutto la forma di questi due organi, molto simili tra loro. Inoltre anche il “secondo cervello” è dotato di un sistema nervoso, detto enterico, costituito da una fitta rete di neuroni che ricevono e trasmettono segnali e stimoli. Collegati dal nervo vago, entrambi gli organi si influenzano a vicenda: il sistema nervoso può alterare l’intestino (ne è un esempio la colite nervosa) e viceversa (è ormai noto come la depressione sia collegata con la carenza di specifici ceppi batterici intestinali). Ora che abbiamo capito l’importanza dell’intestino, vediamo come prendercene cura: 1. Tienilo pulito dalle tossine Quando c’è stitichezza, le tossine tendono ad accumularsi e a creare infiammazione dei tessuti. Tenere pulito il tratto intestinale è dunque fondamentale. C’è un rimedio che oltre ad effettuare una pulizia del colon e a sfiammarlo, aiuta anche a rinforzare il microbioma: è l’inulina, una fibra per noi non digeribile, ma amica della nostra flora batterica intestinale. 2. Regolarizza il transito Se il transito è rallentato è bene aiutarlo a ritrovare il proprio ritmo. Bere molta acqua è essenziale per ammorbidire la massa fecale e l’attività fisica regolare stimola la motilità intestinale, favorendo l’evacuazione. Se ciò non dovesse bastare si può ricorrere all’aiuto di alcune piante, come lo psillio, la senna o l’aloe, che hanno un effetto lassativo naturale senza creare dipendenza o controindicazioni.  3. Allevia i gonfiori e migliora la digestione Quando la digestione

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Camminare nel bosco per ritrovare salute e benessere

Arriva dal Giappone la pratica dello Shinrin-yoku o “bagno nella foresta” che ha effetti positivi sul corpo e sulla mente di Alberto Piastrellini Il rumore dei passi attutito dalla terra muscosa e dalle foglie secche riempie l’aria con un fruscìo delicato, mentre sotto le volte viventi del bosco l’atmosfera sembra sospesa e i rumori ovattati e dalla terra umida salgono umori che risvegliano ricordi… Ciascuno di noi ha fatto l’esperienza di una passeggiata in foresta, sulle Alpi o sugli Appennini: quel miscuglio di emozioni e sensazioni che vanno dal brivido primordiale di fronte all’ignoto, alla pace profonda che solo il contatto con gli ambienti naturali sa dare.Un cocktail di sentori ed impressioni capaci di turbare ed esaltare ogni carattere, persino il meno incline al trasporto emotivo e alla fascinazione della Natura, al punto che, ed è esperienza comune, il rapido ritorno alla realtà quotidiana fatta di continui suoni pervasivi a bassissima frequenza (una conseguenza del traffico e della tecnologia in cui siamo quotidianamente immersi sin dalla nascita), ci appare traumatico e fonte immediata di stress. Non è un caso che, senza averne nessuna contezza scientifica, già gli urbanisti dell’Ottocento in piena rivoluzione industriale si ingegnavano a ricavare spazi verdi molto alberati sulla falsariga dei ben più antichi Bois de Boulogne a Parigi o Hyde Park a Londra, da destinare alla pubblica fruizione per ritemprare gli abitanti delle città in espansione sempre più soffocate dai residui della combustione del carbone per usi industriali. E malgrado parecchia acqua si passata sotto i ponti, non è un caso che, tanto a Londra, quanto a New York, Nuova Delhi o Rio De Janeiro, il parco pubblico e i boschi urbani siano fra le mete più ambite ed agognate dagli abitanti nelle ore della giornata dedicate al relax. Sì perché passeggiare nel verde di un bosco dona pace, rilassamento, benessere e migliora decisamente la qualità della vita, anche se per poche ore.Ben lo sanno coloro

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SINDROME DA BURNOUT

Quando lo stress ha la meglio su di noi di Erica Angeletti (Naturopata). Qualcuno di voi ne avrà già sentito parlare: il burnout (che letteralmente significa scoppiato, esaurito) è una condizione molto diffusa, causata dallo stress prolungato delle nostre vite moderne. I nostri nonni e in generale le generazioni addietro hanno potuto godere di tempi più dilatati, al passo con le stagioni e con i ritmi del giorno, in cui anche se il lavoro era duro fisicamente, cuore e mente erano leggeri. Il loro modo di vivere, che ai nostri giorni appare noioso e pieno di sacrifici, era in realtà molto più sano di quello attuale, in cui siamo sempre di fretta, non ci concediamo il dovuto riposo (nemmeno quando siamo malati), siamo in balia della vita mondana e dei pasti frettolosi di pessima qualità, bersagliati dai campi elettromagnetici di smartphone, tablet e computer. E non dimentichiamoci lo stress emotivo, causato da competizione professionale, carico eccessivo di lavoro, preoccupazioni familiari e responsabilità, che giorno dopo giorno ci consuma fino ad esaurirci. Ecco a voi il burnout. Come avrete capito prima di arrivare a questo punto la strada è lunga: questa condizione è frutto di anni di trascuratezza, in cui il nostro corpo ci ha dato segnali, chiedendoci a gran voce una tregua, e noi lo abbiamo ignorato. Alcuni sintomi del burnout: Insonnia Mal di stomaco Cefalee ricorrenti Stanchezza cronica Demotivazione e scoraggiamento Ansia e attacchi di panico Tachicardia Mancanza di concentrazione Difficoltà relazionale Tensioni muscolari Astenia sessuale Squilibri ormonali Come possiamo evitare di arrivare a questo punto? Innanzitutto dobbiamo imparare ad ascoltarci, a dire “no” quando il corpo e la mente ce lo richiedono, perché la nostra salute è la cosa più importante. Cambiamo lavoro se ci fa soffrire, concediamoci il riposo (tanto riposo!), dei pasti regolari e di buona

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