amuleto

Lo scarabeo egizio un amuleto porta fortuna

di Benedetta Giovannetti Lo scarabeo egizio era considerato un potente amuleto sin dai tempi antichi con funzione magica apotropaica di eterna rinascita nel divenire e trasformarsi, assicurando solo eventi felici e un miglioramento nelle facoltà intuitive e spirituali. Lo scarabeo per via dei suoi poteri divenne presto il simbolo stesso dell’Egitto ma ben presto fu usato anche da altri popoli quali i Fenici, Cartaginesi e Greci. Con l’avvento della VI dinastia comparvero i primi amuleti che poi divennero estremamente diffusi solo a partire dal Nuovo regno dove compariranno anche le prime decorazioni sull’addome piatto quali iscrizioni e disegni. Durante il periodo degli Hyksos le decorazioni cambiano nuovamente con decorazioni di tipo orientaleggiante e con l’aggiunta di zampe lunghe e piegate sotto il ventre. In alcuni casi vi era inciso anche il nome del sovrano come protezione e buon augurio. In antichità erano realizzati con pietre verdi, simbolo di Osiride quali il calcedonio oppure in lapislazzuli, faienice e paste vitree. Poteva essere usato nei monili o su bracciali e anelli oppure inserito nei pettorali come quelli del corredo funebre di Tutankhamon. Col passare del tempo apparve anche in ambito funerario posto sul petto della mummia dopo la cerimonia dell’apertura della bocca.
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Claddagh ring, tante leggende un unico pegno d’amore

di Benedetta Giovannetti Il Claddagh Ring è un anello di fidanzamento irlandese formato da due mani, che rappresentano l’amicizia, che tengono un cuore, simbolo di amore, sormontato da una corona, che rappresenta la lealtà.  Il nome dell’anello deriva da un villaggio di pescatori situato proprio sulla baia di Galway chiamato Claddagh parola che in gaelico indica la sabbia rocciosa tipica della zona. I primi esemplari di questo anello sono dei veri e propri capolavori e sono in mostra presso il National Museum of Ireland a Dublino e il Victoria and Albert Museum a Londra. L’anello ha sempre avuto un significato profondo per moltissime persone a partire dagli irlandesi che nel XIX secolo furono costretti a lasciare l’Irlanda durante la carestia, per i quali l’anello era diventato l’unico legame con la patria e l’unica eredità familiare passando da madre a figlia primogenita per secoli. Molte le leggende legate a questo anello: la prima poco attendibile ma molto nota narra dell’amore non corrisposto di un re per una contadina, il nobile non accettando il rifiuto della ragazza si uccise ma prima chiese che sulla sua lapide venissero incise due mani intorno ad un cuore incoronato come simbolo di eterno amore per la fanciulla. Altre due teorie, sebbene distanti un secolo l’una dall’altra, riguardano i membri della famiglia Joyce di Galway. La più antica delle due risale al XVI secolo e racconta che il primo anello Claddagh fu un miracoloso e meritato regalo per Margaret Joyce. Domingo De Rona ricco mercante spagnolo che andava spesso a Galway per affari conobbe Margaret in una delle sue visite nella città se ne innamorò e poco dopo la sposò. Sfortunatamente subito dopo il matrimonio Domingo morì e Margaret ereditò le sue fortune. Anni dopo si sposò con Oliver Og French governatore di Galway che la lasciò

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Fede sarda amore e tradizione in un unico oggetto fatato

di Benedetta Giovannetti La fede sarda è un tipo di anello femminile solitamente donato dal futuro sposo in occasione della richiesta formale di matrimonio ma spesso anche in occasioni speciali quali la nascita di un figlio. È un gioiello tipico della Sardegna ma si sta diffondendo anche fuori dai confini dell’isola, grazie al fascino che esercita sui turisti. La sua lavorazione unica le conferisce quell’aspetto così particolare e affascinante, infatti la fede sarda è un gioiello forgiato in 4 o più fili d’oro o d’argento filigranato, intessuti per creare decorazioni uniche su cui vendono microsaldate file di palline del diametro di 0,1 millimetro cesellate e saldate tra loro a cui sono affiancate altre palline più piccole. Tali palline pare facciano riferimento al germoglio del grano e che per questo rappresentino un augurio di fertilità. Di solito l’anello non è chiuso ma rimane aperto nel lato del dito verso il palmo della mano. Più spesso però accadeva che l’anello era l’eredità di una madre alla figlia promessa sposa o in dolce attesa, era considerato un sigillo alla pari del cartiglio dei faraoni egizi, un segreto tramandato da generazioni attraverso i secoli. La fede sarda ha una narrazione che si perde nella notte dei tempi e che pare le nonne raccontino alle nipoti sedute davanti al camino. Pare che la Sardegna sia abitata da alcune fatine magiche; le Janas, minuscole fatine elusive, giocherellone e con il dono della creatività. Infatti pare fossero bravissime a tessere filamenti di oro e di argento. Pare che proprio dalle loro mani nasca l’antica trama della fedina sarda. Una seconda leggenda narra che un innamorato chiese alla Janas incantesimo che lo aiutasse a conquistare la donna amata, tale desiderio fu esaudito con la creazione di un anello, la fede sarda, che se infilato all’anulare sinistro avrebbe ravvivato

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Su coccu, l’amuleto delle donne sarde

Usato contro il malocchio e per proteggere i bambini, su coccu in passato veniva regalato da nonne e madrine e tramandato di madre in figlia. di Agnese Mengarelli Su coccu, chiamato anche Pinnadellu o Sabegia, è l’amuleto contro il malocchio più diffuso in Sardegna.Si tratta di una sfera nera liscia, di solito di ossidiana, forata per far passare il supporto che regge due coppelle laterali in lamina o filigrana d’argento.La sua forma rotonda ricorda l’occhio e simboleggia proprio l’occhio buono che combatte quello cattivo. Affinché questo amuleto sia efficace contro il malocchio, su coccu deve essere ricevuto in dono dopo essere stato caricato con i brebbus, ossia le preghiere mistico religiose della tradizione sarda che attivano la sua potente protezione contro il male.  Su cocco è una pietra sacra incastonata spesso nei gioielli di famiglia.In passato le nonne e le madrine lo regalavano alle loro figliocce per poi essere tramandato di madre in figlia attraverso una forte linea matrilineare. L’artigianato tradizionale sardo offre tantissimi modelli: nella zona della Gallura su cocco è realizzato con il corallo rosso, che non solo protegge dagli influssi negativi ma richiama anche l’amore.Inoltre, se ne possono trovare anche in legno, marmo, ambra e in pasta di vetro colorata. In ogni caso, il più diffuso resta su cocco di ossidiana , poiché è una pietra molto usata anche in cristalloterapia proprio per le sue qualità di purificazione e protezione.Veniva montato su spille d’argento che si usavano per appuntare il velo o il corpetto.Le donne sarde lo nascondevano nelle culle, nel passeggino o sotto gli abiti di neonati e bambini per proteggerli dalla negatività delle persone invidiose. Su cocco è infatti uno scudo di difesa: contro il dolore, gli animali velenosi e ovviamente contro ogni tipo di energia negativa.Se su cocco si spezza, diventa particolarmente opaco o

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