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Come organizzare lo spazio del bambino

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Qual è il modo più adeguato di allestire l’ambiente del bambino e lo spazio che gli permetterà di compiere le graduali esperienze motorie e di gioco? In un precedente articolo (Quante cose servono a un bambino piccolo?) abbiamo visto quanto alcuni prodotti per l’infanzia ampiamente diffusi e proposti ai bambini siano, in realtà, non soltanto inutili ma anche potenzialmente dannosi o di ostacolo allo sviluppo motorio e intellettivo del piccolo.

Potremmo stabilire un primo punto fermo nella cura (e, a volte, apprensione) genitoriale: “meno è meglio”. Ma il ragionamento deve prendere in considerazione anche altre variabili che, seppure esulino dai bisogni del bambino, sono necessarie per agevolare il ruolo del dell’adulto.

Per definire le caratteristiche di un’ambiente adeguato allo sviluppo del neonato e del bambino, attingerò nuovamente al lavoro di Emmi Pikler, unendo a questo alcune riflessioni sulla gestione dei piccoli nella quotidianità.

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Cullette o i porte-enfant solo all’occorrenza

Il primo supporto utile al neonato è essenzialmente il corpo della persona che si prende cura di lui. Il bambino non ha necessità di staccarsene. È invece un bisogno dell’adulto quello di poter riprendere possesso dei propri arti per portare a termine qualche altro compito o anche solo riposare. In questo caso, potrebbero essere utili le cullette o i porte-enfant per i primi giorni, accessori che danno un po’ di tregua alle braccia!

Crescere stando a terra

Quando il piccolo inizia, invece, a essere più attivo, il luogo più adatto per lui diventa, semplicemente, l’essere disteso sul pavimento. Un allestimento efficace prevede un tappeto morbido purché capace di mantenere la superficie rigida (ossia, che non faccia sprofondare il bimbo), sul quale il piccolo viene adagiato a pancia in su.

In questo luogo, il bambino comincia a sgambettare con movimenti rapidi, a osservarsi le mani, a girare la testa da entrambi i lati, a emettere suoni e versi. All’inizio, ovviamente, rimarrà nel punto in cui è stato adagiato, poi, nel corso delle settimane si muoverà sempre di più e s’impegnerà autonomamente a compiere le posizioni motorie intermedie, quelle che lo condurranno a voltarsi sulla pancia, a posizionare le gambe per gattonare, a sollevarsi, ad afferrare gli oggetti che gli lascerai vicino (inizierà a esserne interessato dal 3° mese in avanti) e via dicendo.

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Le sdraiette e i dondolini (compresi tutti i modelli all’avanguardia, che offrono il movimento telecomandato e il riproduttore musicale) non sono utili a questo scopo perché immobilizzano il bambino in una determinata posizione. Se hai la necessità, in determinati momenti, di lasciarlo dentro uno di questi ausili, fai in modo che il tempo qui trascorso non sia eccessivo e che possa, invece, continuare a sperimentare la postura a terra, ossia quella che gli consente la massima libertà nel movimento.

L’attenzione all’abbigliamento

Anche l’abbigliamento del bambino può favorire oppure ostacolare le progressive esperienze motorie. Questo non deve mai essere eccessivo e costrittivo, né per le temperature né per il movimento. In merito alle scarpe, non hanno alcuna utilità per il bambino che non cammina, anzi, quando le condizioni lo permettono, lascialo il più possibile a piedi nudi. Fallo anche quando inizierà camminare e usa le calzature solo per le passeggiate all’aperto o quando il suolo non consente di restare scalzo.

Nel momento in cui inizierà a interessarsi ai giochi o agli oggetti, non sarà necessario metterglieli in mano o appenderli sopra la sua testa ma sarà sufficiente lasciarli accanto a lui, per terra, e permettere che se ne interessi in autonomia.

Girello, perché è da evitare

Una nota va fatta sul girello, anche se negli ultimi anni è sempre più in disuso, nonostante spesso si senta ancora questo tipo di affermazioni: “io sono cresciuta con il girello e non sono mica morta!”. Si tratta di un sistema di sostegno propedeutico ai primi passi verso il quale diverse riflessioni hanno posto in dubbio la sua necessità. Ovviamente, non si vuole demonizzare un oggetto ma, più semplicemente di considerarlo alla luce di importanti aspetti pedagogici, relativi all’esperienza offerta per la crescita del bambino, e motori, riguardanti lo sviluppo del movimento. Le conclusioni che se ne possono trarre sono essenzialmente queste:

  • Nel girello il bambino non può decidere liberamente quando e se stare in piedi, è infatti compito dell’adulto metterlo o toglierlo dal supporto.
  • Il bambino è circondato dalla struttura rigida del girello, questa gli impedisce o lo intralcia nel desiderio di afferrare giochi e oggetti.
  • Non consente al bambino di cadere, un’esperienza essenziale durante la conquista della stabilità e dell’equilibrio necessario alla posizione eretta.

L’uso del box

Un discorso simile riguarda l’uso del box, il cui inconveniente principale è quello di risultare comodo per mettere in sicurezza il bambino e si finisce per abusarne, lasciandolo qui troppo spesso a osservare il mondo attraverso una fitta rete che nessuno di noi potrebbe sopportare per più di una decina di minuti.

Quando il bambino inizia a spostarsi, se hai la possibilità di tenerlo all’aria aperta (mi auguro di sì) può vivere un’importante esperienza sensomotoria quando è adagiato sull’erba o sulla sabbia.

Nel momento in cui, invece, si solleva da terra, cercherà lui stesso tutti i supporti su cui appoggiare le mani per sperimentare la camminata. Si sosterrà su un mobile basso, sul divano, sulle sedie, su di te e ti sembrerà di avere un piccolo “uomo ragno” in giro per la casa. Da questo momento in avanti la sua prospettiva sul mondo cambia completamente. Ora può raggiungere gli oggetti del suo ambiente che desidera esplorare e per questo si rende ancora più necessaria la tua attenzione. La casa, in questo periodo, diventa per lo più funzionale allo sviluppo e alla sicurezza del bambino e inizierai a dirgli una serie di risoluti “no”.

Saper dire di no ma con equilibrio

Sarà essenziale stabilire i divieti assoluti, i “no” da pronunciare quando il bambino, ad esempio, si avvicina ad un oggetto che non deve assolutamente toccare. Non può e non deve comunque essergli vietata qualsiasi esperienza. Fissa, dunque, quelli che sono i divieti imprescindibili, ad esempio, verso ciò che può essere pericoloso e che non hai la possibilità di togliere dalla sua portata.

Stabilisci, fin dai primi mesi, un contatto verbale in modo che possa gradualmente comprendere i limiti imposti e abituarsi ad ascoltarti. Usa l’allontanamento fisico da un luogo solo quando non è possibile farne a meno e il bambino è in una situazione di pericolo. Ad ogni modo, non stabilire i “no” sulla base delle tue paure o ansie. Per fare un esempio, sta cercando di salire sopra a uno sgabello e temi che possa cadere. Invece di bloccarlo o dirgli un agitato “no”, puoi accompagnare il suo desiderio motorio semplicemente mettendoti accanto a lui. Dobbiamo tutelare i piccoli ma non possiamo, per questo, metterli sotto a una campana di vetro.

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