Silenzi d’Arte: La voce delle donne dimenticate   

L’excursus storico che svela i contributi apportati dalle donne d’arte

Esiste una storia poco conosciuta, se non del tutto sconosciuta, che riguarda le donne artiste. Ora con il nuovo e-book dall’evocativo titolo “Silenzi d’Arte: La voce delle donne dimenticate” dell’autrice Giulia Ferri, questo gap può essere colmato in una certa misura. Si tratta di un excursus storico sicuramente illuminante per svelare e rivelare i contributi apportati dalle donne nel mondo dell’arte. E’ purtroppo cosa nota che le artiste, nel corso della storia, proprio in quanto donne, siano state trascurate, se non addirittura misconosciute, dai manuali di studio. Con questo e-book, reperibile su Amazon al presente link, si compie un significativo passo in avanti. Si tratta infatti di una vera e propria esplorazione nei trascorsi personali ed artistici di queste donne d’arte. Vengono così accesi i riflettori anche sulle lotte e le innovazioni di cui queste artiste, spesso anche eroine, sono state portatrici. 

A titolo esemplificativo e quindi non assolutamente esaustivo si menzionano, a tale riguardo, Artemisia Gentileschi, figura di spicco del ‘600, fino a Judy Chicago e le “Guerrilla Girls” di epoca contemporanea. Giusto per tratteggiare qualche aspetto di queste artiste, si rammenta che Gentileschi è stata la prima donna ad entrare a far parte dell’Accademia di Arte del Disegno di Firenze. E questo avveniva in un’epoca in cui le donne non avevano molte possibilità di studiare arte o lavorare come artiste professioniste. L’apporto della Gentileschi si è rivelato fondamentale nel sovvertire le rappresentazioni tradizionali delle protagoniste femminili di storie bibliche e mitologiche. Queste ultime, grazie a lei, cominciano così ad essere presentate, si legge nei quaderni d’arte, “come eroine automotivate capaci di prendere le proprie decisioni piuttosto che come oggetti passivi dello sguardo maschile”. Passando a Judy Chicago, la citazione che forse la descrive meglio è la seguente: “Il corpo delle donne è la mia arte”. Viene infatti riconosciuto all’artista il merito di aver operato una rottura di vari tabù che ha fatto sì che venissero portati nelle sue opere temi spesso esclusi come il parto e la morte. Quando invece si parla di “Guerrilla Girls” ci si riferisce ad un gruppo anonimo di artiste dedite alla lotta contro il sessismo e il razzismo nel mondo dell’arte. Il gruppo di neo-formazione si è dato la seguente “mission”: mettere a fuoco la disuguaglianza razziale e di genere all’interno della comunità artistica. Il gruppo tende ad esprimersi tramite poster, libri, cartellonistica pubblicitaria e apparizioni pubbliche per esporre la discriminazione e la corruzione. Il riferimento ai gorilla è poi presto spiegato. Per garantire l’assoluto anonimato, i membri che ne fanno parte indossano maschere di gorilla. Per di più vengono usati pseudonimi di donne artiste non più in vita. Ma di artiste ce ne sono tante altre a cui il libro dedica uno spazio; tra queste si menzionano pioniere come Élisabeth Vigée Le Brun, Rosalba Carriera, e Mary Cassatt.
                                                                                                                                  Di Maria Teresa Biscarini

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