Piccola riflessione semiseria sul rito mediatico più glam che accende maggiormente la fantasia degli spettatori.
di Alberto Piastrellini
Ci risiamo!
Puntuale come ogni anno, il mese di maggio ci riporta non già il profumo delle rose e della primavera, sentori antichi, i primi, da libro di lettura, soverchiati dal profluvio degli odori di sintesi nei quali sembra che gran parte del genere umano faccia continue abluzioni con buona pace del sottile gioco erotico delle discrete seduzioni olfattive di un tempo; espressione più astronomica, la seconda, avendo ormai perso, a causa del climate change, ogni suggestione metereologica.
Nel pieno di una campagna elettorale avvelenata da cattiverie e colpi bassi e nel quadro di un clima sociale non meno freddo e rancoroso di quello atmosferico, per la fortuna dei narratori della contemporaneità e del costume, maggio reca con sé, d’oltralpe, la brezza della Riviera della Côte d’Azur che illuminano suadenti i palinsesti televisivi e dei social media grazie al Festival del Cinema di Cannes.
Così, fra i mille problemi della quotidianità – con una punta di invidia – ci si consola ammirando tanta bella gente esibire i doni di una natura benigna e (talvolta) rari talenti effettivi, sempre e comunque in confezione extralusso.
Con buona pace del Cinema, il cui linguaggio e la cui celebrazione risultano sempre in secondo piano e, nei servizi dedicati, pare quasi un obbligo di cortesia parlarne rispetto a scollature, sorrisi ceramici, abiti, gioielli, seni, glutei e mascelle scolpite a bisturi e personal trainer.
È il rito dei red carpet e dei photocall che alimenta e sostiene il mito immortale della Diva e del Divo; figure carnali ed eteree al tempo stesso, quasi spiriti elisi per un attimo scesi sulla terra degli uomini e delle donne normali ad offrir loro la propria inarrivabile immagine a beneficio di occhi adoranti, teleobiettivi e megapixel… Magnanimi sino all’assurdo regalo di uno sguardo o all’inconcepibile grazia di un autografo.
Il tutto filtrato da, cordoni di sicurezza, aree ad accesso limitato, bodyguard, addetti alla comunicazione, segretari e tutta la sfilza di satiri e ninfe a corteggio degli Olimpi.
Di questa atmosfera, un po’ frivola ma non scevra di attrattive, ovviamente, la gran parte delle persone ha un’immagine artefatta volta ad amplificare aspetti inusitati e meravigliosi: la scollatura più audace, il vestito più prezioso, lo sguardo più affascinante, ma anche, nel contrasto non meno eccitante, la mise più essenziale, il look più trasgressivo, quello più pop e quello fintamente dimesso che nasconde griffes strepitose dietro sdruciture, improbabili t-shirt e calzonacci sformati ad arte.
L’importante è sempre “vendere l’immagine”, dare al pubblico (dei media) quello che vuole: emozioni forti e prurigini da imitare o criticare ipocritamente salvo far poi le bave sul primo modello ai saldi di fine stagione.
È in queste occasioni che, per il solo fatto di “vederli dal vivo”, ci si illude di avvicinare l’essenza della persona (attore) dietro la costruzione del Mito e, per i pochi fortunati che hanno la fortuna e la pazienza di assistervi così come gli spettatori del mondo, il rito del red carpet compenetra ed esplicita un aspetto fondamentale del Cinema, quello del sogno e della fantasia, perché, anche nel caso di un red carpet ci si pone innanzi ad una rappresentazione della realtà filtrata attraverso l’occhio di una “regia” (tanto più quando tutto avviene a favore di telecamere che, nei servizi, restituiranno solo “frammenti” scelti e adeguatamente selezionati e montati per costruire un racconto funzionale al messaggio che si vuole trasmettere).
E che ci si trova di fronte ad una rappresentazione lo dimostra proprio la cura che i singoli personaggi (o i loro consulenti di immagine) pongono nella scelta dell’outfit e dell’atteggiamento che non sono più solo questioni di eleganza e di stile personale, ma vere e proprie valutazioni degli effetti di quest’ultimi a fini promozionali (del film e della persona).
Non ce ne vogliano i pur bravi e simpaticissimi Brad Pitt e Leonardo di Caprio, che, proprio a Cannes, in occasione della presentazione dell’ultimo, attesissimo film di Quentin Tarantino: “C’era una volta…a Hollywood”, da bravi mattatori della scena, nonché indiscussi sex symbol di più generazioni, durante il photocall hanno burlato fan, fotografi e giornalisti senza mai togliersi gli occhiali da sole giocando a mostrarsi negandosi al tempo stesso, laddove molti colleghi e soprattutto, tante colleghe, optano, invece, per scelte decisamente più sfacciate ed aggressive.
Poi, ovviamente, hanno indossato lo smoking d’ordinanza sul red carpet!
Naturalmente, pochi eventi culturali spingono sull’allure della mondanità come i Festival cinematografici che, per loro stessa natura, vivono di narrazioni e rappresentazioni. Quello di Venezia, il più antico in assoluto, non è meno affascinante della kermesse cinematografica francese né della più seriosa Berlinale.
Donna di Fiori sarà spettatrice attenta durante la 76 edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e, nell’occasione, potrà raccontarvi i dietro le quinte.
Intanto, continuiamo ad eccitarci con le immagini da Cannes e magari prendiamo spunto per andare al Cinema, quello vero!
Buona primavera e buone visioni!