sono passati quasi due anni dalla scomparsa della Carrà, icona della libertà
Sono passati quasi due anni dalla morte di Raffaella Carrà, ma il suo ricordo rimane indelebile nel tempo, perchè, uscendo dalla vita terrena, è entrata di diritto nel mito. Il suo volto, negli ultimi anni solcato da qualche ruga portata con orgoglio, ha saputo interpretare il costume di settant’anni di Italia. La Carrà, al secolo Raffaella Maria Roberta Pelloni, debuttò nel cinema da bambina, a otto anni, nel film strappalacrime “Tormento del passato”. Entra poi nel Centro Sperimentale di Cinematografia dove apprende metodi e tecniche della recitaziuone che la porteranno ad interpretare ruoli più o meno in vista in ben 12 pellicole in dieci anni. Nacque a Bologna il 18 giugno del 1943, nel mondo dello spettacolo entra come attrice, in ruoli drammatici ed in film per lo più d’impegno. Adotta un cognome d’immagine, consigliata da un appassionato di pittura, che le volle attribuire come nome d’arte quello del pittore Carlo Carrà, nato a Quargnento, nei pressi di Alessandria. Dopo apprezzabili esperienze sul grande schermo, nel 1969 passa al varietà: la Rai le propone “Io, Agata e tu”, con Nino Taranto e Nino Ferrer. Raffaella Carrà è la showgirl della trasmissione e colpisce, incantando, con quel suo stile fresco, dinamico e moderno.
Nel 1970 affianca Corrado in Canzonissima, dando scandalo per quel suo ombelico scoperto che ben presto la porterà ad essere non tanto un sex symbol, quanto un esempio di emancipazione e libertà femminile, malgrado il suo ruolo in una trasmissione molto popolare e tradizionalista.
Conduce poi trasmissioni come “Milleluci”, al fianco di Mina e “Canzonissima”, questa volta unica conduttroce, non disdegnado ruoli nei telefilm. Gli anni settanta di Raffaella proseguono con canzoni che ancora adesso rimangono sempre verdi: “Fiesta”, “Tanti auguri” e “A far l’amore comincia tu”.
Gli anni ottanta di Raffa inizano con le telenovela argentine, per tornare in Italia con le trasmissioni televisive, soprattutto “Fantastico 3”, di fianco a Corrado, Gigi Sabani e Renato Zero. Poi, ancora canzoni, trasmissioni, come “Pronto Raffaella?” dove bisognava indovinare il numero dei fagioli in un grosso barattolo e, nel 1987, il passaggio alla concorrenza, ovvero Fininvest. Dopo un periodo in Spagna, negli anni novanta torna a Rai uno con “Carramba che Sorpresa!”, trasmissione che non fece ascolti da record, ma che riportò Raffaella ad una popolarità notevole, tanto che il titolo della trasmissione è diventato un modo di dire (“carrambata”). Nel 2001 presenta il Festival di Sanremo, ripropone altre edizioni delle “carrambate” e ripresenta progetti canori.
E’ stata poi giudice a “The voice”, dimostrando grande umiltà nel dare giudizi sui giovani cantanti e, al tempo stesso, umanità e competenza.
Una personalità artistica a tutto tondo: cantante, ballerina, presentatrice, attrice. Una donna che ha studiato sempre, per trovare il modo giusto di presentarsi; instancabile nel lavoro, dalla tempra di chi, sin da ragazzina, ha dovuto sudarsi tutto: i suoi genitori erano separati e lei, molto giovane, ha dovuto guadagnarsi il “pane” facendo la barista. Nel 2020 The Guardian la definisec un’icona sexy internazionale, simbolo culturale che ha insegnato all’Europa le gioie del sesso. Sia ben chiaro, ciò non vuol dire che Raffaella Carrà sia un sex symbol vuoto: è il simbolo della sessualità e dell’amore come qualcosa di libero, gioioso e lontano da sensi di colpa e moralismi. Anche perchè il suo stile è sempre stato sobrio e riservato, facendo trapelare sempre poco della vita privata, per lo più trascorsa con il coreografo Sergio Japino.
Una volta mancata, diverse persone, che le sono state vicine, hanno sottolineato come, sotto l’apparente leggerenzza e disimpegno che mostrava in pubblico, in realtà si celava una forte sensibilità verso ciò che le accadeva attorno, sia sotto il profilo sociale che politico ed era una persona assai generosa e solidale con chi si trovava in difficoltà.