“Il gioco dell’universo” tra un padre una figlia e la scrittura.
“Io mi consideravo nata dalla testa di mio padre, come una novella Minerva, armata di penna e carta pronta ad affrontare il mondo attraverso un difficile lavoro di alchimia delle parole”. Così si apre il ritratto dedicato a Dacia Maraini da Annalisa Bellerio nel suo volume intitolato “Donne tra le righe” di Sperling & Kupfer editore. Di cosa si tratta? Di una galleria di profili di donne accomunate dalla passione per la scrittura. L’intento nutrito dalla Bellerio è di svelare qualche tratto delle scrittrici perché, a dirla con Marguerite Yourcenar, “la vita delle donne è più segreta”.
Tornando alla dichiarazione attribuita alla Maraini, cerchiamo quindi di cogliere cosa faceva sentire affine la scrittrice al padre. E’ sempre la Bellerio a venire in aiuto quando scrive che Dacia “si è sempre sentita estranea all’antica stirpe degli Alliata, gli aristocratici, passivi, conservatori parenti della madre Topazia”. Madre definita anch’essa distante, se non proprio sprezzante, verso le convenzioni e gli angusti spazi entro cui veniva confinata l’esistenza delle donne. Ed è per prendere le distanze da quel mondo che la signorina Topazia ad un certo punto fa il grande passo; abbandona cioè la Sicilia e fugge a Firenze. Ed è nella terra dei Medici che avviene l’incontro con Fosco Maraini, futuro padre di Dacia.
La Bellerio definisce l’etnologo Maraini un “ribelle e solitario, inquieto e imprevedibile”. Un mix che farà di quell’uomo un padre che Dacia amerà “più di quanto sia lecito amare un padre”. La permanenza in terra toscana sarà comunque breve, visto che sopraggiungerà presto il trasferimento in Giappone, dove il padre, grazie ad una borsa di studio, potrà dedicarsi allo studio della popolazione. A questo farà seguito l’internamento nei campi di concentramento, perché i coniugi Maraini rifiuteranno di firmare e riconoscere la Repubblica di Salò. Esperienze che lasceranno nella piccola Dacia e nelle sorelle Yuki (all’anagrafe Luisa) e Antonella, (conosciuta come Toni) segni indelebili.
Al rientro in Italia si apriranno per loro le porte dell’antica villa Valguarnera di Bagheria, con un padre sempre sull’uscio in procinto di partire. Per Dacia sarà questo il tempo della lettura, degli studi a Palermo e di un collegio fiorentino. Ma al raggiungimento della maggiore età, la Maraini raggiungerà a Roma il padre, allontanatosi dalla famiglia. Qui per mantenersi la giovane Maraini si dedicherà a vari lavori; farà la segretaria, l’archivista e la giornalista. Questo sarà il preludio al suo exploit come scrittrice dalla cui penna prenderanno vita figure come Marianna Ucrìa, Veronica Franco, Eleonora Fonseca Pimentel.e tante altre. Una carrellata di donne del passato che, unite ai personaggi femminili raccolti o ispirati dalle cronache, forniscono la cifra di un’autrice dalla vita tutt’altro che facile. La Maraini indaga, legge, studia e si interroga sui destini delle donne; per questo forse non ci si aspetterebbe questo forte “imprinting” con la figura paterna.
E invece che ci sia un “intenso” patrimonio genetico a legare intimamente la figlia al padre ne è ulteriore dimostrazione il libro scritto a quattro mani da Fosco e Dacia Maraini dal titolo “Il gioco dell’universo. Un padre, una figlia e il sogno della scrittura”. La pubblicazione è nata dai diari e dagli appunti del padre che la figlia rilegge e commenta, forse nel tentativo di afferrare quell’uomo tanto amato ma anche così sfuggente.
Un racconto dunque che mette a fuoco il legame tra un padre e una figlia: dove l’altro seppur conosciuto, mantiene pur sempre un’aura di mistero che l’occhio dell’amore cerca di svelare e rivelare.
Di Maria Teresa Biscarini