Nel poema Odissea, compare Nausicaa, un personaggio immaginario nato dalla mente creativa di Omero.
Chi era Nausicaa
Era una giovane di nobile lignaggio, i suoi genitori erano la regina Arete e Alcinoo re dei Feaci.
Il suo nome in greco antico significa colei che brucia le navi.
Secondo Omero, i Feaci erano un popolo tranquillo che viveva nell’isola di Scheria.
Ci sono versioni discordanti sull’ubicazione di Scheria, ma gli studiosi propendono per l’attuale isola greca di Corfù.
Ulisse naufragò come unico superstite nell’isola dei Feaci e si risvegliò nel momento in cui la bella Nausicaa e le sue ancelle stavano facendo il bagno semivestite o nude.
Egli sbucò improvvisamente da un cespuglio completamente nudo e chiese aiuto alle giovani presenti sulla spiaggia.
Le ancelle di Nausicaa fuggirono spaventate mentre lei invece colta da compassione, accolse l’eroe omerico fornendogli dei vestiti per ricoprirsi e gli consigliò la strada da percorrere per dirigersi da suo padre il re Alcinoo.
Gli suggerì di chiedere della regina Arete sua madre, donna saggia tenuta in grande considerazione dal re suo padre.
Nausicaa non arrivò a corte con Ulisse perché non voleva che il suo popolo, vedendola con un uomo sconosciuto, potesse pensare male della principessa ancora nubile.
Arrivato a corte, Ulisse fu accolto dai sovrani e iniziò a raccontare tutte le sue avventure che l’avevano portato a naufragare da solo nell’isola dei Feaci.
Alcinoo, alla fine del racconto di Ulisse, gli regala una nave per far ritorno a Itaca, ma per questo gesto di generosità, il popolo dei Feaci fu punito da Poseidone che circondò la loro città con una montagna invalicabile.
Nausicaa, nel poema di Omero, è rappresentata come una giovane timida e pudica che sembra sul punto di innamorarsi di Ulisse, ma la scintilla fra i due non scocca a causa di lui.
Lei confida alle sue ancelle che vorrebbe un marito come Ulisse e la voce arriva al re suo padre che propone a Odisseo di sposare Nausicaa, naturalmente Ulisse non accetta perché è già sposato con Penelope.
Ulisse non era stato un uomo molto fedele nei suoi venti anni di peregrinazione, nel poema di Omero sono note le sue innumerevoli avventure amorose, ma questa volta l’eroe della guerra di Troia non cede al fascino pudico e verginale della bella Nausicaa.
Si tratta quindi di un amore non corrisposto, poiché Ulisse ama soltanto la sua fedele moglie Penelope e non vede l’ora di ritornare a Itaca.
Finisce cosi l’avventura di Ulisse nell’isola dei Feaci e la bella Nausicaa rivolse queste accorate parole d’addio al re d’Itaca: “Non dimenticarmi, perché ti ho ridato la vita”.
Il mito di Nausicaa e la Storia dell’Arte
Nausicaa con la sua gentilezza e timidezza ha ispirato diversi artisti, sia del passato, sia in tempi più vicini ai nostri giorni.
Nausicaa è un dipinto a olio dell’artista inglese Frederic Leighton, realizzato ed esposto per la prima volta nel 1878. Il quadro fa parte di una collezione privata.
Si tratta di uno dei pochi dipinti che raffigura Nausicaa da sola, e i critici hanno definito questo quadro come uno dei più belli e intensi del pittore britannico appartenente al movimento dei Pre-Raffaelliti.
Ulisse e Nausicaa di Michele Desubleo, un pittore fiammingo del 1600 naturalizzato italiano, ci ha lasciato un commovente quadro del primo incontro tra Ulisse e Nausicaa ambientato naturalmente nella sua epoca.
Una pudica Nausicaa attorniata dalle sue ancelle porge dei vestiti al nudo naufrago Ulisse.
Il suo sguardo cosi dolce ma nello stesso tempo infinitamente triste lascia intravedere lo scenario del futuro amore non corrisposto.
Il dipinto è di proprietà dello Stato Italiano e si può ammirare al Museo di Capodimonte a Napoli.
Il pittore statunitense William McGregor Paxton ha dipinto uno splendido quadro sull’incontro in spiaggia tra Nausicaa, Ulisse e le sue ancelle.
Il quadro datato 1937, raffigura i personaggi completamente nudi con Nausicaa e le sue ancelle in primo piano, mentre Ulisse è in secondo piano, una figura quasi marginale nella situazione del dipinto.
Il quadro dal titolo Nausicaa fa parte di una collezione privata.
By Rosa Maria Garofalo