Liù Bosisio, un’eterna bambina al servizio del pubblico   

L’attrice e doppiatrice Liù Bosisio, a 88 anni, rimane un riferimento nell’arte della recitazione 

E’ stata Pina, la celeberrima moglie di Fantozzi, è la voce di Marge, nelle storiche edizioni della seria animata “I Simpson”, di Spank (in “Hello !! Spank) e di Doraemon. Ma Liù Bosisio è molto, molto altro. Lei, che non ama definirsi artista, preferisce che il pubblico la veda come, “una brava artigiana”, quasi a voler sottolineare che, nel suo mestiere, occorre avere pazienza ed abnegazione, imparando in ogni momento cose nuove da proporre ad un’umanità che chiede di essere sorpresa. Occorre avere la passione dell’artigiano che, con gli strumenti del mestiere, crea una forma, ne esalta la plasticità, la leviga e la lucida. E Liù Bosisio quella passione la custodisce gelosamente. Gli strumenti del mestiere sono lo studio, la capacità di imparare, soprattutto dai grandi del teatro e del cinema con cui ha lavorato (Luca Ronconi, Dino Risi, Vittorio Gassman, Bernardo Bertolucci, solo per fare alcuni nomi) e un’intelligenza mista a sensibilità artistica, che le hanno preparato terreno fertile per diventare una donna creativa a trecentosessanta gradi: attrice, scrittrice, poetessa, pittrice e creatrice di opere con collage polimaterici. Liù Bosisio, all’anagrafe Luigia Bosisio Mauri, nasce a Milano il 30 gennaio 1936: già durante la scuola materna si diletta a recitare poesie, poi passa ai piccoli spettacoli all’Oratorio. Qui capisce che riesce a trasmettere qualcosa al pubblico, vedendo la platea che ride e si diverte davanti alle sue interpretazioni. A quindici anni entra all’Accademia d’arte drammatica: il primo anno non lo passa, in quanto “immatura”: “quando si trattava di provare una scena d’amore, mi mettevo a ridere, non riuscivo a rimenere seria”, dichiarò in un’intervista su un canale web. L’anno dopo ci riprova e le cose vanno bene e la conclusione degli studi in accademia le aprono il portone del teatro Manzoni. Recita in piccole parti, fa una gavetta dura e ricca di esperienze tra le più diverse: spettacoli a teatro, recitazioni per i bambini, per i ragazzi dei centri estivi, pubblicità e, dopo tanto lavoro “operaio”, ecco che entra al Piccolo Teatro. 

La carriera di Liù Bosisio si sposta nella Capitale, Dino Risi la vuole per il film “La marcia su Roma”: è il 1962, Liù ha ventisei anni ed entra nel mondo del grande schermo dalla porta principale, con il ruolo di Adelina. 

La sua diventa una carriera inarrestabile, tra teatro (con Luca Ronconi, Filippo Torriero, Elsa Merlini e Virginio Puecher), Cinema (con oltre venti film tra il 1962 e l’ ’86), Televisione (con sedici lavori tra sceneggiati e opere di prosa) e doppiaggio. 

Nel 1975 viene realizzato il primo “Fantozzi” e lei è scelta per interpretare Pina, la moglie del ragionier Ugo (Paolo Villaggio). Dal suo personaggio dovevano trapelare le tante realtà delle Pina presenti in ogni condominio, in ogni pianerottolo, mogli che, malgrado tutto, stavano vicino ad un mediocre marito, perdonandogli piccole-grandi sciocchezze, mantenendo una resilienza ad andare avanti, al servizio della famiglia. Con Pina emergere tutta la struggente malinconia di queste donne, che si trasforma in forza e dignità. Invece ne vollero fare un personaggio da macchietta comica, da dare in pasto ad un pubblico che, seduto in platea, si faceva grasse risate, nel vedere le gesta della sguarnita signora Fantozzi, del costantemente umiliato Ugo, e della brutta figlia Mariangela. Risate che dimostravano quanto quel pubblico non avesse mai capito (e non lo capisce tutt’ ora) che Fantozzi e coloro che gli stanno attorno, non sono nientant’altro che la messa a nudo della mediocrità, delle paure, delle contraddizioni e di quella inguaribile ostilità a sbattere la faccia contro i muri della vita, che ognuno di noi ha nel proprio intimo, ma si vergogna ad ammetterlo. Così, per non pensare di essere egli stesso un Fantozzi ed ella stessa una Pina, se la ridono, di fronte alle umiliazioni di quella sgangherata famiglia.

Liù Bosisio non ci sta ad essere complice di uno stravolgimento del significato del film, solo per strappare qualche risata in più. Così, dopo il secondo Fantozzi, lascia quel ruolo, non vuole più pensare a quell’esperienza, dopo la quale, a teatro, nella perfetta interpretazione dei più importanti personaggi della drammaturgia, viene ancora riconosciuta come “la Pina”. 

Questo ci dimostra come Liù Bosiso sia l’esempio di un una filosofia di vita, in cui, come ama sottolienare, “l’attore è un tramite, uno strumento per fare arrivare delle emozioni, delle sensazioni; non è possibile recitare senza sapere da dove arriva il testo, chi lo ha scritto e qual’è stata la sua vita e l’attore non deve farsi complice di sotterfugi per conqiustare qualche spettatore in più, stravolgendo il senso di un’opera”. 

E’ anche scrittrice, con sette pubblicazioni e un passato da poetessa. 

Parliamo di una donna coraggiosa, sincera, appassionata, che non ama le convenzioni e neppure i convenevoli; capace di trasformare i suoi sogni giovanili in una carriera straordinariamente completa. 

E, ancora adesso, a ottantotto anni, ama fare sempre nuove scoperte, mettersi in gioco sfruttando le tecnologie e i social; insomma una donna sempre alla ricerca del nuovo, sempre lì a guardare avanti. Ma quel’è il segreto di tutto ciò?

Liù Bosisio dice che dentro di sè custodisce ancora Cicci, così la chiamavano quando era bambina, quando giocava, ballava e sognava con la mente pulita di una piccola entità umana con la straordinaria capacità di non mettere limiti ai propri sogni, tipica dei bambini. E quella Cicci spesso le esce dall’anima, gliela ringiovanisce e la fa tornare piccina, la fa ragionare con quella schietteza e quella creatività che gli adulti hanno disimparato ad avere. 

Ecco, questa è Liù Bosisio, che ha saputo affrontare le tortuose strade della vita, con carattere e passione, fiducia in se stessa e amore per il pubblico, voglia di affrontare nuove esperienze artistiche e tanta autocritica, quella sana, per migliorarsi. Tutto questo aiutata dalla sempre presente Cicci.  

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