Divinità della mitologia greca, nacquero da Gea e dal sangue di Urano.
Chi erano le Erinni
Le Erinni fanno parte della mitologia primordiale greca, infatti, erano figlie di Gea o Gaia, (la Terra) e di Urano, il Cielo.
Nacquero dal sangue di Urano che fu evirato dal proprio figlio Crono e questa nascita prefigura il ruolo assegnato alle Erinni nella mitologia greca: divinità infernali dell’ira e della vendetta, specialmente contro chi si macchia di orribili delitti verso i propri consanguinei.
Anche il dio Crono fu spodestato e ucciso dal proprio figlio Zeus.
Le Erinni avevano un aspetto pauroso: vecchie rugose dal volto disfatto, al posto dei capelli avevano dei serpenti, dalle loro bocche esalava un fiato nauseabondo e i loro occhi erano iniettati di sangue, qualche volta erano rappresentate con le ali.
Le Erinni vestivano con lunghe vesti nere e avevano delle torce fiammeggianti nelle mani. Spesso erano invisibili e accorrevano velocissime sulla Terra, evocate dagli spiriti dei morti che chiedevano giustizia per punire gli autori degli assassinii dei propri familiari.
La loro dimora era nelle profondità dell’Ade, dove punivano gli autori dei crimini più efferati.
Erano tre sorelle e si conoscono i loro nomi: Megera, Tisifone e Aletto.
Il numero tre ricorre spesso nella mitologia e nella cultura greca e rappresenta il numero perfetto poiché sintesi del pari (due) e del dispari (uno).
Questo mito del numero tre poi lo ritroveremo assimilato nella religione cristiana.
Le tre Erinni furono citate da diversi autori greci e latini e dal sommo Dante.
Megera fu messa a capo dell’invidia e della gelosia e induceva i mortali a commettere delitti inerenti alle infedeltà coniugali.
Ancora oggi nella lingua parlata megera significa donna litigiosa e perfida, di brutto aspetto.
Tisifone era incaricata dagli dei dell’Olimpo di castigare coloro che si macchiavano dei delitti di parricidio, matricidio, fratricidio e omicidi in generale.
Aletto invece aveva l’incarico di punire i peccati morali come la superbia, l’accidia, la collera.
Le Erinni come mito in seguito furono assimilate nel pantheon delle divinità romane con il nome di Furie.
Il sommo poeta parla delle Erinni nella Divina Commedia nel Canto IX dell’Inferno dove descritte come demoni che presidiano la città di Dite e impediscono il passaggio a Dante e Virgilio ma alla fine non vi riuscirono.
Il mito delle Erinni o Furie nella Storia dell’Arte
In pittura diversi artisti dipinsero il soggetto delle Erinni mentre perseguitano Oreste, giacché lui stesso si macchiò dell’omicidio della propria madre Clitennestra.
L’artista francese William-Adolphe Bouguereau, pittore e docente appartenente alla corrente pittorica detta dell’Accademismo, ci ha lasciato un bellissimo quadro datato 1862 e dal titolo Il rimorso di Oreste.
Il suddetto dipinto si trova negli Stati Uniti nel Chrysler Museum of Art, Virginia.
A Roma, nel Museo Nazionale Romano, presso Palazzo Altemps, si trova la splendida collezione d’arte antica Boncompagni Ludovisi e tra queste opere vi è un altorilievo di marmo chiamato Erinni Ludovisi.
Si tratta di una copia romana del II secolo d.C. di un’opera greca di età ellenistica.
Altri pittori hanno dipinto il medesimo soggetto di Oreste inseguito dalle Erinni dopo il matricidio e tra questi il pittore simbolista francese Gustave Moreau e il pittore tedesco Franz Von Stuck, anch’egli un simbolista.
Il quadro di Moreau del 1891, in un’atmosfera da sogno raffigura Oreste dopo il matricidio con le tre Erinni volanti pronte a punirlo.
Il dipinto fa parte di una collezione privata.
L’opera del simbolista tedesco invece si può ammirarla qui in Italia, alla Galleria di Arte Moderna di Roma.
L’artista ha dipinto due versioni del medesimo soggetto, quella esposta a Roma è datata 1905.
By Rosa Maria Garofalo