La Marylin Monroe Productions che piegò la Century Fox.
Correva il mese di novembre del 1954 quando “qualcuna” decise di lasciarsi alle spalle la sua vita hollywoodiana e di fuggire a New York. “Con indosso un lungo cappotto, degli occhiali scuri e una parrucca nera, la biondissima Marylin Monroe andò all’aeroporto di Los Angeles e, sotto lo pseudonimo di ‘Zelda Zonk’, prese un volo che l’avrebbe portata dall’altra parte del Paese”. A tracciarne il ritratto così in presa diretta è la pagina “Storica” del National Geographic. Il focus è sulla decisione presa dalla Monroe di interrompere la sua collaborazione con la 20th Century Fox. Da notare, citando testualmente la ricerca del National Geographic, che la Century Fox era “lo studio per il quale l’attrice aveva lavorato fin dall’inizio della sua carriera e con il quale aveva un contratto in esclusiva”.
Alla base di questa radicale virata sembra debba collocarsi la stanchezza della Monroe per i soliti ruoli in cui le veniva chiesto d’interpretare la parte della bionda svampita. Se a questo poi si aggiunge anche la consapevolezza di essere retribuita con stipendi ben inferiori a quelli percepiti dai co-protagonisti nei suoi film, il “quadretto” comincia a farsi più chiaro. Con il rifiuto dell’ultima sceneggiatura offertale dallo studio, l’attrice dà il via ad una significativa serie di svolte che andranno ad incidere sulla sua carriera. Non solo infatti si liberò in tal modo dal giogo che la teneva legata alla 20th Century Fox, ma iniziò anche a prendere lezioni di recitazione, fondando addirittura un suo studio di produzione la “Marilyn Monroe Productions”. Un gesto, il suo, che venne visto come rivoluzionario per l’attrice stessa e per il sistema all’epoca imperante a Hollywood.
“Infuriati, i vertici della compagnia di Los Angeles intrapresero una battaglia legale contro l’attrice” scrive sempre la pagina di Storica. Ma in realtà la presa di posizione della tutt’altro che svampita Monroe, si rivelò fondamentale per il suo futuro lavorativo. Infatti dopo aver tenuto testa ad un anno di lettere e minacce legali, la Monroe riuscì a spuntarla rinegoziando il suo contratto con la compagnia a condizioni per lei assolutamente più vantaggiose. Con il nuovo accordo infatti l’intraprendente Marylin ottenne non solo una maggiore libertà creativa, ma anche il diritto di porre il veto sui film non di suo gradimento. Ma soprattutto la trattiva si concluse con il riconoscimento di uno stipendio più alto, con la possibilità di esprimere la propria opinione sulle scene da girare e dulcis in fundo, con la fine del rapporto di esclusività.
Di Maria Teresa Biscarini