La prima donna medico e perché si tentò di cancellarla dalla storia   

Trotula de Ruggiero e le dottoresse della scuola salernitana

“La madre di tutte le vittime dell’effetto Matilda, è una dottoressa e magistra di quella che potremmo definire la prima università di medicina della storia”. Così scrive Serena Dandini nel suo libro dal titolo “La vendetta delle muse” uscito a novembre 2023 con HarperCollins. Per chi ignorasse cosa si nasconda sotto il nome di “effetto Matilda”, si rimanda ad altro nostro precedente approfondimento di cui al presente link. Ebbene a Salerno tra il X e il XII secolo, viene alla luce la Scuola medica salernitana. Una scuola che, citando testualmente, “si sforza di ‘canonizzare’ il sapere pratico sul corpo organizzandolo in una serie di codici […] Sappiamo per certo che alcuni sono stati scritti da donne”.

Sulle prime questa ultima precisazione potrebbe apparire superflua, ma poi proseguendo con “l’indagine” il motivo appare di lampante evidenza. Il primo testo citato, in ordine cronologico, è intitolato “De curis mulierum” di Trotula De Ruggiero, ovvero la “magistra” menzionata in apertura. Di cosa si tratta? Di un vero e proprio compendio di ostetricia e ginecologia, ma al contempo un concentrato di consigli e raccomandazioni su stili di vita e modalità d’intervento in presenza di disturbi e malesseri di vario genere. Un testo definito dall’autrice “modernissimo nel concepire la donna come un tutto olistico, ovvero un intero su cui ambiente ed emotività influiscono in egual misura”. 

Una visione olistica dell’essere umano quindi frutto dell’intuizione di una donna medico che non si ferma certo a questo primo step. Seguendo la ricostruzione proposta dall’autrice, infatti a questo primo testo fanno seguito altri due titoli che, nel corso del tempo, confluiscono in una sorta di summa della salute femminile dal titolo “Summa qui dicitur Trotula”. Peccato che nel 1544 accada qualcosa destinata a distorcere la realtà. “La Summa – scrive Dandini – viene ripubblicata da un editore che sì la proietta nell’epoca moderna, ma è pure convinto che una persona così esperta possa essere soltanto un uomo”. In buona sostanza si mette quindi in dubbio il sesso dell’autrice e quindi la sua stessa esistenza.

Un’operazione di vero e proprio annichilimento non solo della magistra Trotula ma anche delle mulieres salernitanae, ovvero le dottoresse che gravitavano nella Scuola medica. Da qui alla cancellazione dei contributi femminili nella storia della medicina il passo è breve. “Le donne che praticano la medicina – è sempre Dandini a precisare – non sono più dottoresse, magistrae di branche del sapere, ma streghe, sciamane, guaritrici”. E ancora e qui arriva l’affondo finale “quando va bene – queste figure portatrici di conoscenza – sono ostetriche o infermiere, relegate a ruoli di secondo piano, e quando va male direttamente bruciate sul rogo”. Una sorta di giudizio direttissimo senza difesa e senza diritto di replica a fronte dell’unico “crimine” di essere state di più di quanto la società era pronta a tollerare e riconoscere!               

Di Maria Teresa Biscarini

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