La giornalista Olivia Campbell racconta le ragazze in camice bianco 

La rivoluzione apportata dalle prime donne medico

“Le ragazze in camice bianco” è il titolo dato al primo libro della giornalista americana Olivia Campbell. La Campbell, già conosciuta ed apprezzata per i suoi articoli apparsi sul “The Guardian”, “Washington Post”, “New York Magazine” ora si cimenta nella narrazione con excursus storico. Il focus si concentra sostanzialmente sull’attività pioneristica di tre donne medico che hanno rivoluzionato il settore della medicina. Si sta parlando, per l’esattezza, di Elizabeth Blackwell, inglese di origine poi migrata negli Stati Uniti; dell’inglese Elizabeth Garrett e di Sophia Jex-Blake, medica e attivista britannica.        

Ma da dove nasce la mission che accomuna queste tre donne medico? Nella presentazione apparsa sulla pagina di Aboca, editore italiano del libro tradotto da Miriam Falconetti, si legge quanto segue. “Ai primi dell’Ottocento moltissime donne morivano di malattie curabili” e la motivazione va ricercata nel loro rifiuto di sottoporsi alle visite mediche in mano a dottori di sesso esclusivamente maschile. Le visite si traducevano infatti, spesse volte, in esperienze dolorose oltre che umilianti. A questo si deve aggiungere anche che le donne temevano, sottoponendosi a visite mediche, di essere considerate malate e quindi discriminate a vario titolo. Lo stigma di un eventuale stato di salute cagionevole avrebbe infatti comportato la difficoltà di entrare in società, trovare marito e lavoro.   

Con uno scenario di sottofondo del genere e sulla spinta di sollecitazioni vissute sulla propria pelle, frutto di frustrazioni, ingiustizie e discriminazioni, le tre donne hanno invece impresso un cambio di rotta al destino delle donne. Dopo la conquista, nient’affatto scontata, della laurea in medicina, le tre professioniste hanno avviato ospedali e centri di formazione a totale conduzione femminile. Questo faceva sì che, per la prima volta nella storia, le donne potessero finalmente sentirsi libere di essere visitate e curate da altre donne, al riparo da maldicenze e pregiudizi imperanti finchè le cure erano rimaste appannaggio dei dottori maschi. Una narrazione stimolante supportata da un considerevole lavoro di ricerca di archivio che consente dunque di ripercorrere il faticoso cammino di tre pioniere che hanno aperto la strada alle successive donne medico.     

Di Maria Teresa Biscarini

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