La biografa di Jung si chiamava Aniela Jaffè

Le particolari doti dell’allieva di Jung diventata analista.

E’ uscito nel 2023 il volume edito da Bollati Boringhieri dal titolo “In dialogo con Carl Gustav Jung” a cura di Aniela Jaffè. E’ infatti la dottoressa Jaffè ad aver avuto l’onere e l’onore di dialogare con il noto psicanalista svizzero. “Non è un caso che Jung avesse affidato a lei le riflessioni sul proprio vissuto” si legge nella copertina del volume di recente dato alle stampe. “Aniela Jaffè – stando a quanto riportato in premessa a firma di Robert Hinshaw – è stata un mentore straordinario e un’amica squisita: calma, profonda ed empatica. Il suo atteggiamento quieto e totalmente scevro di ogni presunzione le guadagnò la fiducia di molti colleghi, amici, analizzandi e studenti”. Vediamo quindi di cercare di saperne di più su questa figura eletta da Jung.

Citando testualmente il dott. Hinshaw, la Jaffè “era capace di ascoltare con estrema attenzione. Col suo linguaggio ricco di sfumature riusciva a collocare un’osservazione o un pensiero proprio nel momento giusto, perché il suo interlocutore potesse recepirli e riconoscerli veri”. Non si dimentichi che la Jaffè fu lei stessa analista e “in quanto tale – è sempre Hinshaw a dire – spesso impiegava per riflettere e prepararsi alle sedute altrettanto tempo di quello che dedicava alle sedute stesse”. Una persona quindi dotata di particolare attenzione all’ascolto, accuratezza e sensibilità che hanno caratterizzato anche il suo lavoro con Carl Gustav Jung di cui fu pure allieva. 

La fiducia nutrita da Jung per la Jaffè ha fatto sì che i ritratti, le memorie e gli aneddoti narrati in prima persona da Jung, siano stati oggetto di libera trascrizione da parte dell’allieva. Un privilegio più unico che raro questo concesso da Jung. “Per questo volume – è lei stessa a dire – non mi sono attenuta a una coerenza tematica. Di volta in volta annotavo, con la tecnica che avevo elaborato personalmente, le frasi che volevo fissare. Tutte le volte che mi era possibile, trascrivevo e redigevo ancora il giorno stesso i mei appunti in scrittura normale, vi integravo quel che avevo ancora in mente e trasformavo il tutto in uno stile leggibile, sforzandomi di restare aderente al modo di esprimersi diretto e franco di Jung”. E’ dunque grazie al suo contributo insostituibile di docente, psicanalista e autrice se oggi i principi fondamentali della psicologia analitica sono stati resi accessibili ad un vasto pubblico e non circoscritti all’interno dei circoli accademici. 

“Aniela Jaffè è stata a sua volta analista e saggista, come difficilmente ancora se ne vedranno” scrive lo psicoanalista e sociologo Luigi Zoja nella prefazione del libro. “Chi legge i suoi saggi – è sempre Zoja a dire – capirà perché, per la redazione dei suoi ricordi, Jung scelse proprio lei fra i numerosissimi, spesso competitivi seguaci. Le affidò la cura non solo dell’opera, ma in un certo senso della propria memoria”. Ed ancora “Aniela Jaffè è stata la scelta giusta per preservare l’eredità del maestro. Da una parte era inflessibile nella ricerca di quello che riteneva vero. Era capace di non mettere in imbarazzo nessuno. La sua personalità schiva ispirava un indiscutibile rispetto, intrecciato a un affetto caldo. Così la ricordano i giovani che, dopo la morte del maestro, affluivano da ogni paese allo Jung Institut di Zurigo”.         

Di Maria Teresa Biscarini

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