Quando sta per nascere un bambino, nasce anche una certa pressione verso l’acquisto. Un grande paradosso, dal momento che prima della diffusione delle industrie che producono accessori e ausili per la prima infanzia, esistevamo già su questa terra. Certo, l’essere umano si è evoluto, ha imparato a inventare e a costruire strumenti per semplificarsi la vita. Tuttavia, a circondarci di oggetti ci abbiamo preso un po’ troppo gusto e oggi siamo talvolta incapaci di distinguere ciò che è veramente necessario, dagli acquisti che possono anche essere superflui.
Quanto costa un figlio?
Lo studio annuale di Bankitalia sulla spesa sostenuta da una famiglia per ogni figlio, denota un recente esborso inferiore rispetto ai dati raccolti nel periodo precedente. Questo importo, infatti, ammontava in media a 640 euro al mese tra il 2017 e il 2019, mentre è diminuito a 580 euro/mese nel 2020. Il costo considera l’acquisto dei beni e dei servizi destinati ai figli, a seconda delle diverse fasce di età. Può sembrare un dato positivo in un’ottica di risparmio ma bisogna considerare che il 2020 è stato un anno particolare, coinvolto in un lockdown che mai avremmo potuto immaginare e che, certamente, ha modificato alcune priorità. Dovremmo attendere, dunque, i successivi dati per comprendere i reali trend di acquisto delle famiglie.
Effettivamente, diventare genitori oggi richiede un grande impegno anche dal punto di vista economico. Eppure, il fatto di spendere così tanto per la cura dei figli e della famiglia deve essere per forza una strada senza via di uscita? Certamente no, ma è necessario iniziare a riflettere più attentamente sulle abitudini agli acquisti verso ciò che davvero serve e cosa può essere considerato superfluo. È utile anche approfondire alcuni aspetti relativi allo sviluppo del bambino per comprendere quanti e quali siano quelle cose realmente indispensabili per sostenerlo durante la crescita.
Riteniamo che molti accessori per l’infanzia siano fondamentali quando in realtà non è così, almeno non del tutto. C’è da dire anche che, oltre al lato economico, è sempre più urgente prendere in considerazione motivazioni di tipo ambientale ed ecologico. Anzi, proprio la nascita di un figlio dovrebbe far scaturire il desiderio di potergli lasciare un mondo migliore di questo e dovrebbe dunque spingere ogni genitore a impegnarsi nel cambiare alcune di quelle abitudini che portano a fare acquisti e a consumare in maniera poco ecologica e sostenibile.
C’è da considerare, poi, che durante i primi anni di vita, il bambino compie cambiamenti piuttosto continui e repentini. Per questo motivo, anche l’accessorio più bello e pratico finisce per essere usato per il tempo di un battito di ciglia o, addirittura, rimane nell’armadio ancora con l’etichetta attaccata. Era, quindi, così indispensabile averlo? No. Avresti potuto farne a meno e arrangiarmi diversamente? Semplicemente, sì.

Neonato e shopping compulsivo
La gioia per l’arrivo di un bambino, soprattutto quando si tratta del primogenito, spinge alcuni genitori a fare acquisti in maniera quasi compulsiva, a organizzare baby shower (le feste per il nascituro in cui si ricevono regali da parenti e amici e dove, ancor peggio per l’ambiente, si gonfiano una tonnellata di palloncini colorati di azzurro o di rosa), a voler avere tutto il necessario prima ancora che il pargolo esca dall’utero materno.
I negozi dedicati ai prodotti per l’infanzia sono, peraltro, particolarmente attraenti e restituiscono l’immagine di una famiglia felice, perfetta, ben organizzata ed equipaggiata. Se messa al confronto, una mamma che non si attrezza di tutte quelle cose ritenute fondamentali per il neonato, appare sciatta, disorganizzata e irresponsabile. Ricordo ancora gli sguardi perplessi quando, ai tempi in cui i miei figli erano piccoli, mi capitava di confidare ad altre mamme di non aver mai acquistato oggetti come il biberon o la bilancia pesaneonato.
Eppure, posso garantirti che, se il bambino cresce nella norma e non ha particolari problemi di salute o difficoltà, questi e altri accessori non servono proprio a nulla. Spesso sono procurati soltanto perché è considerato normale farlo ed è, per contro, strano il non farlo. Come se, per venire al mondo, dovessimo dotarci di un kit di sopravvivenza. In natura questa dotazione è formata principalmente dal seno e dalle braccia della madre, per la gente moderna si compone invece da un numero indefinito di tutine, di body, da una scorta di abbigliamento da adulto in taglia primi mesi (come i jeans con tanto di bottone e le scarpine per neonato), da creme di ogni sorta, da ciucci e biberon, da dondolini, da camerette piene zeppe di giocattoli, da farmaci del “non si sa mai” e via dicendo.
Ovviamente non voglio suggerire che tutti gli oggetti siano inutili e che il progresso e l’epoca moderna non abbiano effettivamente apportato considerevoli miglioramenti nella vita umana, nell’igiene e nella salute. Ciò che tento di sottolineare è il fatto che, anche se un dato oggetto può servire ed essere di aiuto nella gestione del bambino, non si dovrebbe comunque acquistarlo a priori, ossia prima di averne effettivamente constatato l’utilità. Inoltre, dove esistono, si dovrebbero considerare le alternative, se non più economiche almeno più ecologiche.
Il fatto di avere una buona disponibilità di mezzi non autorizza nessuno a non tener conto dei danni arrecati dallo spreco e dall’inquinamento dell’ambiente. Piuttosto, le maggiori possibilità economiche dovrebbero dare la possibilità di compiere scelte migliori, di avvicinarsi a uno stile di vita familiare minimalista, di impegnarsi a ridurre gli sprechi, di rinunciare agli acquisti superflui, di evitare il più possibile tutto ciò che è usa e getta, di difendersi dall’accumulo di oggetti, di praticare il riciclo e il riuso ad esempio passando attrezzature e abbigliamento ad altre famiglie con bambini piccoli, e di scegliere di destinare il budget disponibile alla dimensione delle esperienze piuttosto che delle cose.
Anche se un dato oggetto può servire ed essere di aiuto nella gestione del bambino, non si dovrebbe comunque acquistarlo a priori, ossia prima di averne effettivamente constatato l’utilità.

Conoscere il bambino prima di spendere
Quando il bambino è molto piccolo ha bisogno davvero di molto poco, seppure nel corso del tempo ci siamo convinti che gli serva di più e ancora di più. Un esempio tra i tanti. Un bambino predilige giocare con il contenitore (una semplice scatola) invece che con l’oggetto che era in esso contenuto. In questo percorso ti mostrerò quali sono i giochi e le attività preferite da un bambino nella fascia 0-3. Utilizzeremo principalmente materiale naturale, reale e di riciclo e potrai constatare tu stesso/a quanto questo sia favorevole nel sostenere il suo sviluppo e la sua innata curiosità.
Quando, poi, il bambino cresce può essere reso partecipe delle nostre scelte di consumo e dei motivi economici ed ecologici che vi sono alla base. I bambini hanno una grande sensibilità verso la cura dell’ambiente e, certamente, questo tipo di educazione sarà una preziosa eredità per il loro futuro.
Ritornando a valutare ciò che serve a un neonato, bisogna considerare anche che oggi, quasi dappertutto, i negozi sono a portata di mano e di orario. È quindi facilmente pensabile il fatto di poter recuperare quello che occorre anche all’ultimo momento o quando ci si accorge che è realmente necessario. Accennavo prima al fatto di non aver mai utilizzato un biberon con i miei figli. Posso dirti che questo strumento è utile soltanto ai bambini che seguono un allattamento artificiale o misto.
Per tutti gli altri casi non è assolutamente necessario, seppure venga abitualmente usato anche per offrire dell’acqua, del succo di frutta, delle camomille e delle tisane ai piccoli. Quando il bambino comincia a bere, in concomitanza con l’introduzione dell’alimentazione complementare (detta anche svezzamento), puoi sostenerlo fin da subito con questa modalità che lo accompagnerà a imparare a deglutire un liquido anziché a protrarre il movimento tipico della suzione, come succede quando si usa la tettarella del biberon.

Nei primi periodi (all’incirca dal 6° mese di vita in avanti), puoi offrirgli da bere semplicemente attraverso un cucchiaino e, dopo alcune settimane, puoi già riempire con poca acqua (circa un dito) un bicchiere e invitare il bambino a bere da solo. Ricordagli di afferrare il bicchiere utilizzando entrambe le mani (spesso i bambini tentano di prenderlo con una mano sola e poi si accorgono di quanto sia più facile usarne due). Durante le prime esperienze, guidalo nel regolare l’inclinatura della testa e del bicchiere, in modo che scorra la giusta quantità di acqua.
I bambini accompagnati a bere in questo modo, diventano capaci di farlo in autonomia già prima dell’anno e non hanno necessità di avere con loro biberon, beccucci e tettarelle. L’unico vero rischio è quello di dover cambiare una maglietta che si è bagnata. Inoltre, c’è da sottolineare che l’abitudine all’uso di biberon riempiti con succhi e tisane e dati spesso al bambino quando è coricato, è ritenuta dannosa per la salute dei denti, poiché il liquido zuccherato o acido rimane fermo per troppo tempo all’interno della sua bocca.
Ciò che serve al bambino è davvero molto meno di quel che viene offerto dal marketing ed è, perdipiù, qualcosa che non si può acquistare sul mercato.