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Archivio vecchi articoli di Donna di Fiori

Cistite: origine, sintomi, prevenzione

di Glenda Oddi La cistite è un’infezione batterica caratterizzata da senso di bruciore alle vie urinarie e dall’impulso a dover continuamente minzionare. Nella maggior parte dei casi si genera dalla migrazione dei batteri intestinali verso le pareti della vescica. Per tale ragione la sua comparsa è fortemente legata alla nostra attività intestinale, infatti possono favorirla degli episodi di diarrea, stitichezza e/o un’igiene intima non proprio perfetta. Quando le condizioni del nostro intestino sono buone i suoi microrganismi sono contenuti dalla barriera intestinale mentre quando la sua condizione è perturbata in tale barriera si creano dei varchi che permettono ai suoi microrganismi di raggiungere le vie urinarie e dare origine a fenomeni infiammatori. Anche il cambio di alimentazione dunque potrebbe essere indirettamente alla sua origine. Ci sono anche altre possibili cause: intensa sudorazione, uso del costume da bagno, sabbia…per tali ragioni tende ad essere un disturbo molto frequente in estate, quando la temperatura elevata, unita all’umidità, favorisce la proliferazione di quei microrganismi che le danno origine. Per evitare questo fastidioso malessere è possibile promuovere il più possibile il benessere del nostro intestino stando attenti ad evitare bruschi cambiamenti di alimentazione e prevenendo fenomeni di diarrea o stitichezza attraverso un’alimentazione completa ed equilibrata. Allo stesso modo risultano molto efficaci anche integratori a base di mirtillo (naturale disinfettante delle vie urinarie), la loro assunzione periodica per qualche giorno al mese permette di prevenirla anche nei soggetti che tendono a svilupparlo in forma cronica. Nel caso in cui il disturbo si sia pienamente manifestato è necessario, invece, intervenire con una terapia antibiotica secondo le indicazioni del proprio medico.

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Mochi balls, le pietre degli sciamani

di Benedetta Giovannetti Le mochi balls sono nominate sempre al plurale perché vanno in coppia, in quanto una racchiude in sé l’energia maschile, l’altra quella femminile, sono tipo sassolini e al tatto sono ruvide, sono pietre fatte con la sabbia dello Utah e la parte esterna è formata da un deposito ferroso naturale, il diametro varia da uno a cinque centimetri, ma forse ci sono anche più grandi. La pietra che rappresenta la femmina si riconosce dal maschio perché ha una forma tonda mentre l’altra ha una forma schiacciata simile a quella di un disco volante. Le mochi balls sono pietre particolarmente utili se si vuole proteggersi dalle energie negative, sono di grande aiuto durante il percorso spirituale perché affinano l’intuito e permettono di riconoscere la strada giusta grazie ai segnali che il mondo ci offre. Oggi sono usate nei viaggi sciamani ma non si hanno prove che gli sciamani le usino o le usassero in passato per scopi ritualistici o se in realtà fossero considerate un gioco per bambini. Oggi tuttavia sono molto usate per superare tutte le paure anche quella della morte. Possono essere usate per entrare in contatto con il proprio spirito guida e per collegarsi all’energia della terra. foto: https://ilterzoorecchio.wordpress.com/2014/09/09/mochi-balls/

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L’eritema solare: cosa fare e perché compare

di Glenda Oddi I benefici offerti dal sole al nostro corpo sono tanti ma sono anche parecchi i pericolo a cui ci espone. La luce naturale, infatti, può danneggiare la nostra epidermide. Uno di questi casi è rappresentato dall’eritema solare, che consiste in una vera e propria ustione di primo o secondo dovuta ad una prolungata esposizione alla luce solare. I suoi sintomi generalmente compaiono dopo 6-12 ore dall’esposizione al sole e si possono manifestare in differenti forme: Bolle Arrossamento della pelle Prurito Estrema sensibilità al tatto Esfoliazione Secchezza dell’epidermide L’eritema solare non è una semplice scottatura ma qualcosa di più grave, per questo motivo è opportuno intervenire per rimediare ad esso. Questo disturbo si manifesta in relazione sia ad un elevata quantità di raggi UV assorbiti dalla pelle sia al nostro fototipo (quantità di melanina che essa produce). Per prevenire la comparsa dell’eritema è necessario utilizzare una crema solare con protezione medio-alta e preparare la pelle al sole cercando di esporsi ad esso gradualmente. L’eritema tende a scomparire spontaneamente nel giro di 4 o 5 giorni ma finché la pelle non si è rigenerata del tutto bisogna assolutamente evitare di esporla alla luce. Il bruciore persistente legato ad esso può essere alleviato tramite l’assunzione di un antidolorifico. È possibile inoltre intervenire direttamente sulla pelle applicando impacchi lenitivi come ad esempio quelli realizzati con camomilla, cetriolo, yogurt ecc. Anche fare una doccia fredda può essere di aiuto o fare impacchi con ghiaccio o acqua fresca. È molto importante anche idratare la pelle ustionata facendo uso di apposite lozioni.

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Come e quando nasce la nail art? Le origini

di Benedetta Giovannetti La nascita della nail art è da farsi risalire in Asia durante l’età del bronzo, in questo periodo infatti ebbe origine l’abitudine di decorare le unghie mediante la tintura di henné ricavate dal ridurre in polvere alcune foglie essiccate. Successivamente alcune testimonianze vennero trovate anche in Mesopotamia con unghie dipinte per mezzo di vernici ricavate da zolfo e minerali come la galena e la malachite. Tuttavia in Mesopotamia era una pratica esclusivamente maschile e servivano a distinguere la classe sociale. Nell’antica Babilonia gli uomini si coloravano le unghie di kajal nero mentre quelli delle classi sociali più basse lo usavano di colore verde. In Cina le donne cominciarono a decorarsi le unghie nello stesso periodo, sfruttando tinture vivaci ottenute dai fiori. Anche nell’Antico Egitto si decoravano le unghie con colori per ogni ceto sociale: le donne di bassa estrazione usavano colori pastello, le donne importanti invece dipingevano le unghie di rosso che diventava via via più scuro a seconda della posizione sociale della donna. Le regine infatti usavano un rosso vivo che non era consentito alle altre donne. Per molti secoli la nail art ebbe notevole importanza ma nel medioevo la pratica andò in disuso fino ad essere vietata in alcuni casi. Nel rinascimento la moda riappare insieme ai primi prodotti specifici per le mani. Negli anni 20 del XX secolo nasce la manicure così com’è conosciuta oggi con la moda della Moon manicure ossia una mezzaluna senza smalto sulle unghie e la Revlon lanciò gli smalti opachi con una vasta gamma di colori. Nel 1934 grazie ad un dentista si ebbe l’invenzione delle unghie finte, destinate ai pazienti che soffrivano di onicofagia. Gli anni 70 segnano l’inizio della french manicure mentre gli anni 80 vedono unghie decorate con colori molto vistosi e la ricostruzione con gel […]

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Il melanoma: cos’è e quali sono i segnali di allarme

di Glenda Oddi La tintarella piace a tutti ma esporsi al sole non porta solo benefici. Un pericolo effettivo legato ad una scorretta esposizione alla luce solare è rappresentato dal melanoma. Un vero e proprio tumore dell’epidermide che se non individuato per tempo può condurre alla morte. Si genera dalla trasformazione dei melanociti (componenti dell’epidermide che producono melanina) in cellule tumorali. Tutti sono potenzialmente a rischio ma l’incidenza aumenta fortemente a seguito di una scorretta esposizione ai raggi solari. Infatti i raggi UVA e UVB contenuti in essa possono danneggiare il DNA delle cellule e innescano trasformazioni maligne della nostra epidermide. Questi raggi ultravioletti sono veicolati anche dalle lampade e dai lettini solari che quindi sono pericolose tanto quanto la luce naturale. Ovviamente il rischio aumenta nelle persone con pelle più chiara perché più delicata e meno pronta a proteggersi dai raggi solari attraverso la produzione di melanina (che scurisce la pelle generando l’abbronzatura). Un particolare campanello di allarme è rappresentato anche dalla presenza di un parente stretto che ha avuto a sua volta un melanoma perché è indice di una possibile tendenza familiare a sviluppare questo tipo di tumore. Il melanoma si può sviluppare sia da pelle integra sia da nei preesistenti. I segni che aiutano nel suo riconoscimento sono i seguenti: Comparsa di un nuovo neo o cambiamento di uno preesistente; Forma asimmetrica (i nei benigni sono generalmente tondeggianti); Bordi irregolari e indistinti; Evidente aumento delle dimensioni in larghezza e/o in spessore; Sensazione di prurito in corrispondenza del neo; Sanguinamento del neo; Presenza di un’area arrossata o di un nodulo attorno al neo. È fondamentale prevenire la comparsa dei melanomi esponendosi al sole sempre con una protezione solare ed evitando le ore centrali della giornata. Per le pelli più chiare che tendono a scottarsi è consigliabile evitare completamente […]

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Perché regalare le perle porta sfortuna

di Benedetta Giovannetti Le perle sono una pietra preziosa legata all’idea di purezza e perfezione ed è considerata simbolo di fertilità proprio per via del processo di formazione e di nascita, inoltre secondo antiche credenze racchiude anche delle proprietà magiche ed è tradizione regalarle alla sposa il giorno delle proprie nozze. Tuttavia le perle non sono solo legate a significati positivi secondo alcune superstizioni le perle sono associate alle lacrime e porta sfortuna regalarle. L’associare le perle alle lacrime deriva da una leggenda Indù, secondo la quale la perla sarebbe proprio nata dalle lacrime della luna ed in quanto tale sarebbero associate al pianto. Anche in alcuni paesi dell’Europa centrale c’è una superstizione diffusa tra i gioiellieri che associa le perle alle lacrime della luna ma in senso positivo stavolta; in quanto sarebbero viste come lacrime di gioia. Altri racconti cinesi e giapponesi associano le perle alle lacrime poiché i pescatori addetti alla loro ricerca stavano spesso a lungo in mare e le loro donne piangevano lacrime di dolore per via della loro assenza. Ecco quindi spiegato come nasce la superstizione che regalare le perle porti sfortuna, ma se proprio non si vuole rinunciare a regalarle? Se si vogliono lo stesso regalare le perle ci sono accorgimenti da prendere: se si regalano le perle queste dovrebbero essere in numero pari e la persona che le riceve deve dare in cambio una moneta come gesto scaramantico contro la sfortuna.

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Mousse all’anguria

di Benedetta Giovannetti una cena estiva in compagnia di amici. Ingredienti per il crumble:60 grammi di farina 0045 grammi di burro freddo30 grammi di noci già sgusciate40 grammi di zucchero di canna20 grammi di cacao amaro in polvere Per la meringa all’italiana per la mousse:125 grammi di zucchero65 grammi di albumi25 grammi di acqua Per la mousse: 400 grammi di anguria200 grammi di panna fresca liquida80 grammi di gelatina in fogli300 grammi di yogurt greco Per decorare:Cocomero q.b.Menta q.b. In una ciotola versate la farina, il cacao, lo zucchero di canna e le noci tritate grossolanamente al coltello e mescolate il tutto con le mani. Aggiungete il burro freddo tagliato a cubetti e lavorate con la punta delle dita per non scaldare troppo il burro. Amalgamate il tutto fino ad ottenere un impasto amalgamato ma grossolano. Mettete poi il composto così ottenuto in una piccola teglia rivestita con carta forno e cuocete a 180 gradi per circa 25 minuti. Togliete il crumble così ottenuto dal forno, fatelo intiepidire e ponetelo in una ciotola, poi preparate la mousse prendendo l’anguria ed eliminando la buccia. Tagliatela a cubetti ottenendo circa 250 grammi di polpa che poi trasferirete in un contenitore alto e frullatela con un mixer ad immersione. Versate poi lo yogurt greco in una ciotola e unite la polpa frullata. Mescolate con una frusta e poi mettetela in frigorifero. Preparate la meringa realizzando lo sciroppo, quindi in un pentolino ponete zucchero e acqua e portate il tutto a 121 gradi magari usando un termometro per assicurarvi della temperatura. Montate gli album in una planetaria e versatevi a filo lo sciroppo, continuando a montare la meringa fino a che non sarà tiepida. Mettetela da parte. Mettete la gelatina a mollo in acqua fredda per 5-10 minuti, versate tutta la dose di panna […]

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Il colpo di calore: cos’è e come bisogna comportarsi

di Glenda Oddi Le alte temperature estive possono generare delle condizioni più o meno gravi per il nostro corpo. Senza dubbio una delle più pericolose è il colpo di calore che, nei casi più seri, può condurre anche alla morte. Per questo motivo è importante riconoscerlo e saper agire repentinamente per contrastarne i sintomi. Il colpo di calore è generato da un improvviso aumento della temperatura del corpo dovuto ad un arresto dell’attività di termoregolazione del nostro corpo a causa del forte stress termico a cui è sottoposto. I segnali dell’approssimarsi di questa condizione sono: tachicardia, nausea, senso di debolezza, confusione, annebbiamento della vista, ronzii alle orecchie. I sintomi che conclamano la condizione vera e propria del colpo di calore, invece, sono: l’arresto della sudorazione, forte aumento della temperatura corporea, la pelle diventa molto calda e disidratata. Tutto questo accade perché il corpo ha perso la capacità di regolare la sua temperatura interna in risposta a quella ambientale. Per tale ragione il corpo arriva a raggiungere temperature anche molto elevate (40-42°C) che possono arrecare grandi danni al fisico fino a condurre alla morte. Per questo quando sopraggiunge tale condizione è necessario cercare di abbassare la temperatura del corpo. Tra le strategie più utili si ha l’immersione del corpo in acqua fredda, l’uso di ghiaccio per raffreddarlo o il suo sfregamento con alcol. È opportuno condurre il soggetto all’ombra e in un luogo fresco e chiamare immediatamente i soccorsi appena si presentano i primi sintomi. Anziani, bambini e obesi sono i soggetti maggiormente colpiti.

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La rificolona antica festa toscana

di Benedetta Giovannetti La festa pare essere originaria del seicento e si ricollega all’arrivo nella città di Firenze di contadini e montanari che provenienti dai contadi vicini che dalle zone del Casentino e della Montagna Pistoiese, venivano in città per festeggiare la natività della Madonna nella Basilica della santissima Annunziata. Di queste antiche origini ai ragazzi è rimasto l’uso di portare in giro per la città dei lampioni di carta colorata, realizzati nelle forme più varie e bizzarre con un lumicino all’interno appesi in cima ad una canna. Il pellegrinaggio oltre a motivi di devozione era anche l’occasione per la gente di vendere la propria mercanzia alla fiera che si svolgeva sulla piazza davanti alla Basilica, in Via de’ Servi e nelle immediate adiacente. Ovviamente era necessario trovare dei posti migliori per poter smerciare i propri beni e per questo i contadini partivano molto tempo prima, e nella notte usavano queste lanterne colorate aperte in cima per consentire alla candela o al sego di bruciare. Con l’andare del tempo per la notte del 7 settembre in città si cominciarono a costruire lanterne ispirandosi a quelle dei contadini e alle forme delle loro donne che erano raffigurate in maniera goffa e con un lume sotto la sottana, appese a lunghe canne e portate in giro con gran baccano di campanacci urla e motteggi vari. Spesso veniva cantata la cantilena “ona ona ona ma che bella rificolona la mia l’è co’ fiocchi la tua l’è co’ pidocchi” che fu resta celebre anche dal commediografo Augusto Novelli. A fine serata capitava poi che venissero tirati oggetti contro le rificolone per farle incendiare e questo segnava la fine della festa, dopo la mezzanotte. La festa è tutt’ora in auge non solo nella piazza ma anche in molti quartieri della città e comuni limitrofi.

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L’Ostracismo nei Testimoni di Geova – Il primo DDL italiano

Testimonianze, storia e approfondimenti dottrinali nel nuovo saggio a cura della scrittrice Eleonora Giovannini e del docente  Don Stefano Greco, che presenta anche la prima Proposta di Legge per la repressione del reato di isolamento Recentemente dato alle stampe da Regioni&Ambiente Srls Editore, “L’Ostracismo nei Testimoni di Geova – Il primo DDL italiano”a cura di Eleonora Giovannini e Stefano Greco è un piccolo, prezioso, saggio che parte dalle testimonianze dirette di persone uscite dal movimento religioso per arrivare alla disamina della prima proposta di Legge volta a modificare il Codice penale introducendo nell’ordinamento giuridico nazionale italiano una nuova fattispecie di reato con lo scopo di reprimere abusi rilevanti, ma purtroppo non sufficientemente posti in evidenza dal sistema dell’informazione concernenti il reato di isolamento. “Ho voluto scrivere questo testo perché mi sono imbattuta nella storia di un giovane uomo, della sua scelta forte e libera, della pena che ne è derivata e della volontà di resistere e rispondere ad un sistema di norme e leggi particolarissime e che, purtroppo, hanno un effetto estremamente pesante sulla vita personale, sugli affetti, sui legami familiari”. Dichiara così la coautrice Eleonora Giovannini, scrittrice eclettica di origini marchigiane che spazia dalla poesia al romanzo, sino alla saggistica di impegno sociale (soprattutto sul tema delle violenze contro le donne e sui diritti degli animali), e che da sempre, e senza nascondere i traumi del suo passato, proprio partendo da un percorso personale di sublimazione interiore, ha fatto della scrittura una originale modalità di ricerca della verità e della felicità. Un mezzo per rimettere ordine e armonia in un contesto sociale, quello contemporaneo così spesso arido e avaro nei confronti del sensibile da meritare l’attenzione del poeta che però, in questo caso, rimane strettamente legato all’osservazione del quotidiano, delle sue storie anche marginali e dei suoi protagonisti. “Dopo […]

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