Emanuela Sansone aveva 17 anni, morì uccisa per la “colpa” di avere una famiglia perbene
Anna Nocera, Angela Talluto, Maria Marcella, Agata Azzolina. Poi, Teresa Bonocore, Anna Rosa Tarantino, Marielle Franco…
Sono solo alcune delle quasi duecento donne vittime della Mafia. Sono 132 quella di cui si conosce la storia, ma altre sono state uccise e riamangono sconosciute, alcune addirittura senza un nome e senza un parente che le abbia riconosciute.
Vogliamo raccontarvi la storia della prima di queste donne ammazzate dalla violenza mafiosa. Da quella subcultura incentrata sulla clientela, sul soppruso, sul potere più meschino e sulla morte.
Il suo nome era Emanuela Sansone e aveva 17 anni: il 27 dicembre 1896 la giovane viene assassinata all’interno di un laboratorio.
“Al numero 20 di via Sanpaolo esiste un grande magazzino che serve da merceria, pasteria e bettola, tenuto da un certo Salvatore Sansone, di anni 38, che ha in moglie certa Giuseppina Di Sarno, di 40, con tre figli: Emanuela, Salvatore e Giuseppe (…) Emanuela Sansone, a tre-quattro passi dalla madre, scherzava allegramente con i suoi fratellini. Si udivano due forti detonazioni, quasi simultanee. Due fucilate erano state esplose dietro al muro che fiancheggia la strada dietro al magazzino. Con una fucilata veniva colpita al braccio e la fianco la Di Sarno e con la seconda la povera Emanuela alla tempia sinistra”. Queste erano le parole scritte su Il Giornale di Sicilia di allora; l’omicidio avviene a Palermo, la motivazione fu che la madre di Emanuela avesse denunciato dei mafiosi che fabbricavano banconote false. La ragazza viene citata da più fonti come la prima vittima donna di Cosa Nostra, smentendo la falsa leggenda secondo cui la Mafia, per un qualche codice interno, non ammazzava donne e bambini.
La storia della criminalità mafiosa però troppe volte ha visto cadere sotto i colpi delle armi ragazze e pargoli.
Diverse fonti citano come prima donna vittima di violenza della Mafia Anna Nocera, anch’essa 17enne, scomparsa nel nulla dopo avre subito la seduzione di un ragazzo, rampollo di una pericolosa famiglia mafiosa: era il 1878.
Una storia simbolo della crudeltà mafiosa risale al 16 ottobre 1996, quando, a Niscemi, due criminali irrompono in una gioielleria pretendendo di portare via due fedi nuziali, senza pagare. La reazione dei titolari, padre e figlio, porta all’ uccisione di questi ultimi da parte dei criminali mafiosi. Agata Azzolina è madre e moglie delle vittime, è presente nel negozio ma è impotente di fronte alla ferocia omicida. Dopo aver subito un’altra aggressione mafiosa, alcuni mesi dopo, vinta dallo sconforto, Agata si toglierà la vita impiccandosi: è il 22 marzo 1997, lei aveva 43 anni.
A 31 anni dalla morte di Falcone e Borsellino, è arrivata la “zampata” dello Stato contro la Mafia, rappresentata dall’arresto di Messina Denaro: ma ancora tanto c’è da fare per difendere le istituzioni dal potere criminale.
Fabio Buffa