Il Diario è una forma narrativa di carattere intimistico che ha alle spalle un’interessante storia e una lunga e fortunata carriera.
Di Anna Rita Rossi
Se qualcuno pronuncia la parola Diario viene subito in mente, almeno a me, il famoso diario di Anna Frank. Un esempio notevole di questa forma narrativa, soprattutto per quello che rappresenta: le memorie di una persona comune con i suoi desideri, paure e sentimenti che vengono cancellati dalla follia umana.
Forse, quello che colpisce di più e che ci ha spinto ad addentrarci nelle pagine di questo diario è che ognuno di noi avrebbe potuto essere Anna Frank.
In ogni caso, il diario è una forma narrativa molto diffusa e ha una lunga storia. È caratterizzato dall’annotazione costante, in ordine cronologico, di avvenimenti di solito intimi dell’autore. Alla base c’è il desiderio di fare chiarezza, di dare un ordine ai propri pensieri e agli accadimenti che segnano la giornata.
Ho sempre pensato che il diario fosse una forma narrativa più consona al pensiero femminile, per la vocazione più conosciuta di questo genere all’introspezione, alla ricerca di sé, ma in realtà, ci sono anche molte altre forme di diario dove le annotazioni non sono di carattere personale, bensì sociale, politico, economico o scientifico.
Alcuni scrittori hanno scelto la forma del diario per farne un’opera letteraria, molti di questi diari raccontano storie inventate e l’autore del diario è un personaggio creato ad hoc.
Il linguaggio del diario solitamente è semplice, in alto nella pagina è appuntata la data cui si riferisce ogni “resoconto”; il destinatario, come in una lettera, che però non verrà mai spedita, può essere il diario stesso o un amico immaginario.
Le prime forme di Diario risalgono al Medioevo ed erano definiti: libri di ricordanze, in pratica, erano una serie di memorie scritte per sé o per i familiari o per i posteri. Questi testi erano frequenti, soprattutto in aree altamente alfabetizzate, e la loro struttura si destreggiava tra cronaca e autobiografia.
I libri di ricordanze sono documenti preziosi e validi strumenti per tracciare eventi, vita e costumi del tempo dei loro autori.
Il Diario ha assunto nel tempo funzionalità diverse e, ovviamente, la sua struttura ha finito per rispecchiare queste diverse finalità: diari di viaggio (Smollet, Stendhal, Stevenson); diari di bordo (un esempio interessante è quello che riporta la prima navigazione verso l’America di Cristoforo Colombo); diari di guerra.
Con il passare dei secoli e soprattutto dall’Ottocento in poi, il diario si precisa sempre più come genere intimistico (journal intime) e segreto; al diario si trasmettono sensazioni, emozioni e sentimenti vissuti di giorno in giorno.
Gli esempi sono molti, alcuni addirittura autorevoli, e si muovono in ambiti diversi; possiamo affermare che questo genere si è adattato al passare dei secoli, conservando alcune caratteristiche fondamentali che lo contraddistinguono da altre forme narrative ed è giunto fino ai tempi odierni. La sua forma attuale si è calata alla perfezione nel mondo digitale: il blog.
E voi avete mai tenuto un diario?
Anche Leopardi ha scritto le sue “rimembranze”.
Io non ho mai un mio diario ma dall’inizio dell’anno ho coinvolto gli amici con i quali trascorro i sabato sera a tenere un sorta di diario di questi nostri incontri.
Ognuno è coinvolto e può scrivere o decorarlo come crede. Abbiamo attaccato foto, scritto ricette, il menù, le nostre firme, se si festeggia un avvenimento….
Non credevo ed invece questa mia idea è piaciuta a tutti.
Interessante l’esperienza di un diario in comune dove condividere esperienze fatte insieme.. In effetti, non è detto che il diario debba essere per forza solo l’espressione personale di un unico individuo..