Cosa mette alla prova il legame di coppia e perché, oggi più che mai, le separazioni e i divorzi sono all’ordine del giorno? Tra i tanti motivi, sappiamo come la nascita dei figli possa diventare una seria minaccia alla relazione di coppia ed è questo un fattore che ha del paradossale. L’arrivo di un bambino è tipicamente un evento generato dal sentimento di amore e dal desiderio di costruire qualcosa insieme. Per questo è profondamente difficile reputare a priori che possa essere la causa del crollo della relazione di una giovane famiglia. Esiste un modo per evitarlo?
Essere consapevoli della fragilità della coppia
Eppure, il cambiamento dovuto all’arrivo dei figli, le attese, le aspettative, le intromissioni dei parenti e tanto altro, possono essere generatori di una vera e propria di crisi; prima dell’individuo, nel momento in cui non riesce più a ritrovare se stesso e a ricevere una propria identità entrando in questo nuovo ruolo, poi della coppia, quando i due membri che la compongono viaggiano sopra binari paralleli, che mai s’incontrano, e finiscono per annaspare tra un giorno e quello successivo.
Se un tempo si credeva che la rottura familiare fosse un evento che capitasse a pochi, oggi sappiamo che nessuno è, purtroppo, immune. È bene comunque evidenziare che, seppure la diffusa fragilità dei legami familiari porta con sé diversi fattori negativi, è possibile trovare qualche nota positiva nel recente cambiamento sociale e culturale. Ad esempio, vi è una maggiore consapevolezza che per durare e per funzionare come coppia è oggi più che mai necessario non dare nulla per scontato nella relazione sentimentale e genitoriale.
Per questo motivo, laddove funziona, si può notare una più intensa devozione e rispetto per l’altro, il partner. A ciò ne consegue che una particolare cura dei rapporti possa condurre a un’apertura più sincera. La coppia impara a mettersi in discussione e a gestire il conflitto in modo da trasformarlo in un evento costruttivo, anziché distruttivo.
Il modello della casa della relazione solida
I ricercatori clinici, nonché coniugi, Julie Schwartz Gottman e John Gottman, a seguito del loro lavoro di sostegno delle coppie in crisi, hanno proposto il modello chiamato La casa della relazione solida. Gli autori hanno individuato sette elementi fondamentali e determinanti affinché la coppia funzioni e li hanno rappresentati come se fossero i sette piani di una casa. A questi, hanno poi aggiunto le due mura portanti che reggono la relazione: la fiducia e l’impegno.
I primi tre livelli hanno a che vedere con il legame di amicizia della coppia, l’importanza di riuscire a conoscere l’interiorità del partner, la capacità di esprimere all’altro affetto e ammirazione e la ricerca del contatto reciproco. Il quarto e il quinto piano sono, invece, dedicati alla gestione dei conflitti. Fondamentale è riuscire a gestire i momenti “no” attraverso una prospettiva positiva, capace di accogliere l’altro e di essere in grado di riparare e disinnescare una situazione di litigio, prima che diventi esplosiva. Al sesto piano si trovano i sogni dell’individuo, i quali possono non essere equivalenti a quelli della coppia ma non per questo devono per forza annullarsi.
In una coppia che funziona, le aspirazioni reciproche sono rispettate e supportate. Al settimo e ultimo piano si situa, invece, la creazione dei significati condivisi. Ciò aiuta a non trovarsi, all’improvviso, a viaggiare sui due binari diversi che mai s’incontrano, precedentemente citati.
Quando inizia la crisi di coppia?
Nella loro ricerca, i coniugi Gottman, descrivono quelli che definiscono come i quattro cavalieri dell’Apocalisse, ossia quattro fattori che compaiano nella vita della coppia e che possono determinarne concretamente il fallimento e la rottura quando hanno la meglio sulle due mura portanti formate, come si è detto, dalla fiducia e dall’impegno.
Si tratta, in sintesi, della critica, del disprezzo, dell’atteggiamento difensivo e dell’ostruzionismo. È bene sottolineare che il litigare, di per sé, non è un fattore determinante alla rottura di un rapporto. Conoscerete certamente a menadito quel famoso proverbio popolare che recitava: “l’amore non è bello, se non è litigarello”.
La differenza è invece insita nella modalità di gestione del conflitto che può realizzarsi, come detto prima, in modo costruttivo, quando si arriva a una soluzione condivisa e non viene perso il rispetto per l’altro nella sua interezza di significati; o distruttivo, quando si ha la sensazione che l’unico scopo sia l’avere la meglio sull’altro, non si arriva quindi al confronto ma si prosegue nell’attacco reciproco e nell’assegnazione di colpe.
In tale contesto, i nostri quattro cavalieri iniziano proprio a mettere le tende accanto alla coppia. Ed eccoli uno per uno:
– il cavaliere della critica promuove affermazioni di accusa come “non fai mai niente”, “sei egoista”, “sei sempre il solito” che tendono a colpire l’intera persona e non la singola azione o comportamento.
– il cavaliere del disprezzo si alimenta dei pensieri negativi che, nel tempo, si accumulano nell’animo del partner e si manifestano poi con un vero e proprio atteggiamento di disgusto che porta a deridere o a sminuire il partner attraverso il sarcasmo e il cinismo.
– il cavaliere dell’atteggiamento difensivo, conduce il partner che riceve manifestazioni di disprezzo ad assumere un atteggiamo sottomesso e vittimistico. “Perché mi tratti male?” è una delle domande tipiche di chi si trova in questa situazione.
– il cavaliere dell’ostruzionismo suggerisce a uno dei due, o a entrambi, di diventare “impenetrabile” durante le discussioni. L’arma principale è il silenzio. Il disinteressamento e il porsi come una statua silenziosa allontana ogni possibilità di confronto.
Questi spunti teorici offrono uno spazio per una riflessione sulla costruzione della famiglia. Nel diventare genitore è necessario prendere consapevolezza anche della cura della coppia e riuscire, insieme al partner (parola che significa “essere parte di”) a imparare a non dare nulla per scontato o per dato una volta per tutte. Spesso lo si fa in nome di quella promessa iniziale, del giuramento in cui si è definito un “per sempre” ma, come ha bene esplicato il titolo di un famoso film diretto da Carlo Verdone, è anche vero che “l’amore è eterno finché dura”.
Se i parenti si intromettono nella coppia
Inoltre, succede di frequente che l’arrivo di un figlio generi un aumento delle interferenze esterne verso la coppia. Avrete notato come, quando c’è di mezzo un bambino, le persone più prossime alla famiglia sembrano arrogarsi il diritto di poter dire la loro, di giudicare e di pensare di saper far meglio dei genitori. Poter contare sugli aiuti esterni è di certo un fattore vantaggioso e sano sia per la famiglia sia per il bambino ma ci si rende anche conto che sono davvero poche le persone capaci di mantenere il giusto equilibrio tra distanza e vicinanza o che sappiano essere di sostegno e di conforto senza imporre il proprio pensiero o sentirsi offesi dinanzi a un no.
Talvolta, tra le cause che portano alla separazione, c’è anche l’incapacità dei coniugi di tener fuori queste interferenze e di comprendere troppo tardi la loro minaccia verso la serenità e l’autonomia della coppia. I cambiamenti culturali dell’epoca moderna hanno condotto le persone a sfumare sempre di più i confini che un tempo differenziavano più nettamente i ruoli sociali. Oggi ci sentiamo maggiormente interscambiabili per poter far fronte ai tanti impegni del quotidiano che quasi mai contemplano l’esistenza di un bambino.
Ci si sente tutti potenzialmente utili e nessuno indispensabile. Riprendiamo invece in mano l’importanza dei diversi ruoli familiari dando valore alle persone, le quali non sono mai solamente mamme, padri, nonni, suoceri, figli e nipoti ma sono piuttosto un corollario di sentimenti e di esperienze. L’individualismo ci ha portato, per certi versi, ad apparire più goffi nelle relazioni interpersonali, ad aver paura di offendere o, al contrario, a esagerare con l’invadenza, a dare soltanto per avere, al rinunciare, a mio avviso, alla più pura essenza del nostro esistere.
Nel rapporto con l’altro genitore è necessario ricavarsi uno spazio in cui parlare, sognare e dialogare. Bisognerebbe fare in modo che questo luogo perduri nel tempo. Con questo, non si vuole dire che bisogna stare insieme a tutti i costi o, peggio, che bisogna intraprendere l’assolutismo del buonismo, poco capace di cogliere i bisogni del singolo. Si tratta invece di un invito a provare a essere felici all’interno della realizzazione di una famiglia, seppure consapevoli che i legami di coppia hanno comunemente una tendenza alla fragilità e all’instabilità.
Per concludere, la differenza tra chi fallisce e chi no nella vita di coppia, sta probabilmente nel fatto di riuscire a trovare nello sguardo dell’altro una connessione con la propria interiorità. La relazione sentimentale dura ed evolve quando si è in grado di coltivare un sincero sentimento di stima verso il proprio partner.
Per approfondire:
Dieci principi per una terapia di coppia efficace, Gottman, Editore Raffaello Cortina, Milano 2017.
Ester Listi