di Benedetta Giovannetti
La nascita della nail art è da farsi risalire in Asia durante l’età del bronzo, in questo periodo infatti ebbe origine l’abitudine di decorare le unghie mediante la tintura di henné ricavate dal ridurre in polvere alcune foglie essiccate.
Successivamente alcune testimonianze vennero trovate anche in Mesopotamia con unghie dipinte per mezzo di vernici ricavate da zolfo e minerali come la galena e la malachite. Tuttavia in Mesopotamia era una pratica esclusivamente maschile e servivano a distinguere la classe sociale.
Nell’antica Babilonia gli uomini si coloravano le unghie di kajal nero mentre quelli delle classi sociali più basse lo usavano di colore verde.
In Cina le donne cominciarono a decorarsi le unghie nello stesso periodo, sfruttando tinture vivaci ottenute dai fiori.
Anche nell’Antico Egitto si decoravano le unghie con colori per ogni ceto sociale: le donne di bassa estrazione usavano colori pastello, le donne importanti invece dipingevano le unghie di rosso che diventava via via più scuro a seconda della posizione sociale della donna.
Le regine infatti usavano un rosso vivo che non era consentito alle altre donne.
Per molti secoli la nail art ebbe notevole importanza ma nel medioevo la pratica andò in disuso fino ad essere vietata in alcuni casi.
Nel rinascimento la moda riappare insieme ai primi prodotti specifici per le mani.
Negli anni 20 del XX secolo nasce la manicure così com’è conosciuta oggi con la moda della Moon manicure ossia una mezzaluna senza smalto sulle unghie e la Revlon lanciò gli smalti opachi con una vasta gamma di colori.
Nel 1934 grazie ad un dentista si ebbe l’invenzione delle unghie finte, destinate ai pazienti che soffrivano di onicofagia.
Gli anni 70 segnano l’inizio della french manicure mentre gli anni 80 vedono unghie decorate con colori molto vistosi e la ricostruzione con gel e resine si diffonde rapidamente.