Donna Eliconia

Le donne sexy usano le mutande ascellari

Le indiscrezioni tra donne lasciano trapelare cose inaudite per le quali nessun uomo saprebbe crederci. Di Eleonora Giovannini Definite snob, altezzose, presuntuose, sono esattamente quelle che “se la tirano”, impeccabili nella scelta degli abiti e nel modo di truccarsi, di portare i capelli. Dalla decoltè alla calza velata, dalla gonna aderente al reggiseno da grido, dal rossetto audace al cappellino originale. Bella, attraente, indimenticabile nella sua scia di profumo è lei, la donna sfuggente, irraggiungibile, quasi temibile, il modello da imitare per le amiche, il sogno da conquistare per gli uomini. Eppure, inaspettatamente molto spesso sono proprio questo genere di donna che, forse spinte dal bisogno di stare comode o per contenere quella pancetta ben nasacosta, indossano mutande classiche, alte e di cotone. Insomma comode e ben lontane dall’immaginario maschile. Scoperte e oltraggiate? Chissà in quante smentirebbero questa rivelazione scomoda, impertinente e, senza obra di dubbio, meschina.
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Quando la bellezza diventa ossessione

Trucco e cosmetici per talune diventano una ragione di vita che sfiora la patologia Di Alberto Piastrellini Viviamo in un’epoca che ha fatto della bellezza fisica il fine ultimo dell’esistenza. La bellezza è l’obiettivo base da raggiungere per poi spiccare il volo sulle ali del successo; da quello semplicemente virtuale dei social a quello legato al lavoro e alla realizzazione di sé. Ma quando la ricerca estenuante e continua di perfezione diventa ossessione allora nascono i problemi e quello che un tempo era un innocente atto di vanità e di compiacimento si trasforma in un mostro capace di togliere energia, rubare tempo, causare depressione, impoverire le proprie tasche, sino alle estreme conseguenze che portano alla compulsiva ricerca di ritocchi e modifiche al proprio corpo anche a discapito della salute e dell’equilibrio psicofisico. Difficile stabilire una causa, ma certamente l’immagine dominante della donna nella comunicazione pubblicitaria, sempre più pervasiva e sganciata dai media tradizionali – avendo ormai conquistato le infinite opportunità della Rete – gioca un ruolo fondamentale sin dalla più tenera età, considerando la facilità di accesso ai vari device. Malgrado a parole, infatti, molte donne di ogni età tendono a deprecare ed irridere stereotipi ed immagini artefatte, nel quotidiano, per seguire un’idea trendy, finiscono per adottare quegli stessi comportamenti in termini di look, hair-style, colori e make-up. Ma dalla perfezione (artificiosa) di una foto alla realtà, ce ne corre, di qui la necessità, sempre più impellente e diffusa di ricorrere ad ulteriori accorgimenti cosmetici per nascondere piccole imperfezioni, esaltare forme, ristrutturare un’idea di volto, mascherare, sacrificando, infine, la propria identità sull’altare di una dea capricciosa e volitiva chiamata Moda. Produttori di cosmetici e accessori affini dedicati hanno mangiato la foglia da tempo intravedendo un business illimitato ed un target molto ampio per età e genere. I dati nel solo

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ATCs Artist Trading Cards

Piccole opere d’arte Di Carmela Marinucci ATCs piccole opere d’arte, così si possono definire questi cartoncini che misurano pressappoco come una carta da gioco. Acronimo di Artist Trading Cards, sono dei veri e propri capolavori, dove l’artista esprime la propria creatività. Per la loro realizzazione, possono essere utilizzate tecniche diverse e materiali differenti, l’unico vincolo sono le misure che devono essere rigorosamente di 8,9 mm x 6,4 mm. Per crearle è semplice, basta tagliare il cartoncino o il materiale scelto e decorarlo. Le tecniche sono diverse, si può spaziare dall’acrilico all’acquarello, dal disegno al collage o utilizzare dei ritagli di carta per scrap o ritagli di giornale. Naturalmente non ci si ferma al semplice utilizzo di carte o colori, ecco che vengono in nostro aiuto anche nastri, pizzi, stickers, washitape, timbri creativi e tutto quello che ci permette di abbellire la nostra ATCs, mentre tutto il materiale utilizzato deve essere concentrato nelle misure stabilite. Queste miniature, sono create in serie, hanno un titolo, sono firmate sul retro dall’autore che le ha realizzate e non possono essere vendute, bensì scambiate solo con altri artisti, in appositi gruppi presenti in rete dove è necessario iscriversi. Ogni ATCs rappresenta la personalità e la creatività dell’autore e permette a tutti coloro che partecipano a questo “gioco” di conoscersi, di scambiarsi idee e consigli, ma soprattutto di condividere questo fantastico hobby.
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Saldi invernali 2019: i consigli per non sbagliare gli acquisti

L’arrivo del nuovo anno significa solo una cosa: è tempo di saldi! Ma se da una parte non vediamo l’ora di rifare il guardaroba, dall’altra è bene sapere cosa acquistare e come riconoscere le vere occasioni. Di Annarita Felcini La stagione dei saldi invernali 2019 è iniziata ufficialmente sabato 5 gennaio nella maggior parte delle Regioni italiane (in Basilicata il 2). Il periodo delle offerte e dei ribassi continuerà fino a marzo inoltrato, mentre in Campania durerà fino ad aprile. Abbiamo quindi circa tre mesi a disposizione ma, attenzione, le scelte vanno calibrate senza farsi prendere da inutili entusiasmi. Più di cosa comprare, infatti, conta come fare gli acquisti. Ecco allora per voi alcuni preziosi consigli da tenere sempre a mente prima di fare shopping per compere lungimiranti, e per non perdersi tra le tante offerte e le mille tentazioni che possono togliere tempo e denaro. Fate shopping da sole Contrariamente a quanto si possa immaginare, durante i saldi è meglio andare da sole a fare acquisti. Lasciate a casa amiche, madri, figlie e ancor più compagni o mariti. Il motivo è presto detto: nel caos dei ribassi, ci si muove con più agilità quando non si deve aspettare nessuno. Può sembrare un po’ egoistico, però funziona. Comprate un capo di moda “unico” Investite su un abito, una borsa o un paio di scarpe figlie della moda del momento quando questi pezzi sono “unici” e quindi sono destinati a durare nel tempo. Nell’armadio di una donna, infatti, non devono esserci solo articoli classici (sarebbe troppo noioso!), ma anche vestiti e accessori che danno carattere e stile proprio grazie alla loro unicità. Qualche esempio di pezzi unici? Le borse decorate, gli stivali glitter che hanno illuminato tanti red carpet, un abito plissé o con le piume, ma anche le paillettes che,

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Cosa c’è nella borsetta di una donna

La borsa di una donna, innegabile, è come il pozzo di San Patrizio, colma di tutte le cose più impensate. Di Eleonora Giovannini Il fondo delle borse sembra non finire mai, specialmente se alla mano smaltata interessa afferrare al volo qualcosa di urgente. Gli uomini non osano aprirle, hanno quasi timore di farlo, anche perchè spesso qualcosa si rovescia, senza contare che appena le aprono, precipitano nella totale confusione. Cosa c’è nella borsetta di una donna? Iniziamo dagli oggetti più comuni. Il portafogli, di solito grande, le chiavi, quelle della macchina, dell’ufficio, della cantina e del garage, quelle di casa e forse quelle della mamma anziana. Da non dimenticare anche gli occhiali da sole o da vista, il porta occhiali e lo spry per pulirli. Immancabili sono anche i fazzolettini, non solo da naso, ma pure quelli umidificati, talvolta le salviettine struccanti. E, a proposito di trucco, una parte della borsa si offre generosa a trousse di varie misure. Già, perchè le stesse trousse sono di per sè delle sottoborse a loro volta strapiene di tutti i generi di cosmetici. Ci sono inoltre gli oggetti stagionali: la sciarpa o il foulard in inverno, il costume in estate e il mini phon. Vogliamo parlare poi dei documenti? Bollette pagate da due mesi spiattellate sul fondo, scontrini della spesa, penne biro sparse e, nei casi più disperati, senza cappuccio. Nelle borsette delle donne c’è spazio anche per il cellulare, per il tablet e per una rivista, nonchè per l’agenda. Ci sono in fine le cianfrusaglie, ovvero tutti quegli oggetti minuscoli che non hanno dimora fissa, come le monete del carrello della spesa, l’accendino, gli elastici per capelli, lo specchietto per il controllo trucco, il campioncino del profumo, il carica cellulare, l’assorbente di riserva e le calze velate di ricambio. Un mondo inesplorabile,

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Calligrafia: l’arte della bella scrittura che fa bene alla mente e all’anima

Alla scoperta dei benefici psicofisici dell’esercizio della scrittura a mano; per recuperare il senso del bello e della manualità nella comunicazione. In un’epoca che ha fatto della digitazione la principale attività motoria e nella quale il rapporto primario con la scrittura a mano è quasi relegato alla sola attività scolastica, parlare di calligrafia sembra anacronistico e totalmente al di fuori della realtà. Ma è veramente così? La parola che definisce la “bella scrittura” (dall’unione dei termini greci antichi καλòς – calòs “bello” e γραφία – graphìa “scrittura”) ha un sapore antico e, per taluni, quasi amaro e nostalgico; ricordi di vecchi racconti di una scuola fredda dove alunni intirizziti riempivano pagine di asticelle cerchietti ed uncini in attesa del severo giudizio del Maestro di turno pronto alla lode e altrettanto lesto alla bacchettata. Già, perché, sino alla diffusione della “macchina da scrivere”, prima, e dei programmi di videoscrittura per PC, poi, avere una bella grafia era prima di tutto un vanto personale oltre che un ottimo biglietto da visita per professioni impiegatizie. Tuttavia, si sa, il passato, almeno in certe forme, tende a ritornare ed allora ecco che il piacere lasciare sul foglio tratti squisiti – oltre che estremamente leggibili – è tornato ad essere elemento distintivo, originale e, perché no, frutto di grande piacere personale. Da qualche anno (ma Associazioni e Circoli culturali nel mondo hanno sempre mantenuto verde la pianta della calligrafia), si assiste ad un revival nella pratica calligrafica; si pubblicano libri e manuali, si moltiplicano i corsi ed i laboratori; occasioni speciali ed eventi sociali richiedono ed investono nella scelta charmante di un prodotto distintivo e di qualità come un invito, una partecipazione, una locandina scritti a mano. Nelle Marche, fra le colline di Recanati (MC) è persino attivo un moderno Scriptorium – Laboratorio di Scrittura

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UN TAGLIO ORIGINALE

Diamoci un taglio. Perché un coltello in una pietanza speciale non può essere uno qualunque. Di Eleonora Giovannini Il coltello ha molte proprietà, dalle più macabre, in efferati delitti passionali, alle più  giocose, in quel banco di scuola dal profumo di pongo, la pasta morbida schiacciata fin dentro le unghie, rifinita con tagli ed intagli. Maria Montessori, che di bambini de ne intendeva, avrebbe detto che non si toglie dalle mani di un bimbo un coltello, ma gli si insegna ad usarlo, proprio in virtù delle sue proprietà poliedriche, grazie alle quali è possibile fare di uno strumento l’oggetto della discordia, come quello della bellezza. Utilizzato da scultori, da pasticceri, da giocolieri, il coltello resta uno degli strumenti più affascinanti. Non ultimo tra le dita di una donna raffinata e al tempo stesso ironica che, il giorno di Natale festeggia scegliendo quello più strambo,  affondandone la lama dentro una torta altrettanto speciale. Tutto ciò si incastona nella memoria come memorabile momento di euforica magia.
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L’ANIMO NATALIZIO DELLA DONNA

Per una donna è Natale ogni giorno. Di Eleonora Giovannini La predisposizione d’animo femminile è sempre natalizia, riconducibile alla sua naturale inclinazione alla raffinatezza del dettaglio, all’addobbo, al colore scelto. Le donne sembrano depurarsi da mille forme di aggressione esterne attraverso la scelta del bello, della tavola imbandita, della tenda che tiene conto della luce. La donna ha uno sguardo che ricama le cose, si relaziona all’altro come se tra sé e le cose spuntasse costantemente un fiore. Ma la cosa che più apprezza negli altri, in modo particolare negli uomini, è la gentilezza, la cortesia, quel rispetto d’altri tempi forse non più di moda o non troppo considerato dal mondo maschile. Se ancora c’è chi spende troppi soldi per conquistare una donna, in qualche parte del mondo c’è ancora uno gnomo che coglie un fiore e lo porge, che apre lo sportello di un’auto, che si accorge dell’utilizzo di un nuovo profumo. Quando accade ciò, il Natale si rinnova. La donna è unica, è una, come il giorno dell’anno. Come una nascita attesa. Un’essenza forse persa perfino da lei stessa, costretta a imbruttirsi in epoche prive di giardini e di mani delicate in grado di irrigarli.  
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ORIGAMI, L’ARTE DI PIEGARE LA CARTA IN FORME SEMPRE NUOVE

Tra raffinato passatempo e forma di espressione simbolica, un’arte antica che richiede calma, concentrazione e tanta fantasia e creatività. Di Alberto Piastrellini Le dita della mano intente a realizzare pieghe precise nella carta washi e dopo pochi gesti, semplici e complessi al tempo stesso, ecco che dalla quasi bidimensionalità del foglio sboccia un piccolo miracolo in forma di coniglio. La pratica dell’origami (l’arte giapponese del piegare la carta il cui nome deriva dall’unione dei termini oru: piegare e kami: carta), reca con sé tutto un portato a metà fra piacere, raffinato passatempo e meditazione tipico dell’approccio alla vita degli abitanti del Sol Levante, approccio che vede nella contemplazione e riproduzione inspirata e non pedissequa di forme naturali la più alta forma di penetrazione nell’essenza del mondo. Pratica, questa che si sposa con un ideale estetico estremamente profondo e minimale che da secoli accompagna la vita di tutti i giorni: “In verità tutte le cose piccole sono belle”, scriveva l’aristocratica poetessa giapponese Sei Shōnagon più di mille anni fa nella sua opera più nota “Note del guanciale” e ancora oggi questa considerazione sembra guidare la mano di artisti e artigiani di ogni sorta: nella musica, come nella pittura, nella letteratura come nelle arti minori. Ma non è solo pura ricerca estetica quella che guida la creatività di tanti piegatori di carta giapponesi; in passato l’origami aveva un significato più profondo che richiamava principi filosofici e religiosi legati all’impermanenza delle cose umane, al ciclo della vita e della morte e alla sua accettazione come parte di un percorso più ampio. Lo stesso materiale usato in quest’arte, la carta (il termine kami in giappone indica anche un oggetto di venerazione della fede shintoista e può anche indicare uno Spirito o un Dio), con la sua fragilità suggerisce l’effimero dell’uomo e delle sue produzioni; la

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