Donna Eliconia

“La Scienza in Cucina”: da 128 anni must indiscusso per la buona tavola

Gastronomia, cultura locale e curiosità nel libro-culto di Pellegrino Artusi di Alberto Piastrellini Chi tra le Lettrici e i Lettori ha avuto la fortuna di avere una nonna e una mamma appassionate di buona cucina, avrà notato, nelle rispettive raccolte di libri tematici e fra i mille ritagli di ricette rubate negli anni da riviste e rotocalchi un volume malridotto, vecchio, magari anche spaginato e tenuto insieme con lo spago, come un pacchetto… Un cimelio di un passato lontano da avvicinare con la riverenza del questuante di fronte all’oracolo. Quel libro, che magari è passato di mano attraverso diverse generazioni femminili all’interno della stessa famiglia ha rappresentato per oltre un secolo – e v’hanno taluni che lo stimano massimamente anche oggi – il non plus ultra della gastronomia italiana, è: “La Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene – manuale pratico per le famiglie” di Pellegrino Artusi. Un’opera che ha visto la luce nell’Italia da poco unificata, nel 1891 e che, per la sua freschezza di contenuti testuali e ricchezza di suggerimenti, consigli e ricette pratiche, ha passato indenne 128 anni di storia nazionale sorvolando leggera e golosa le varie evoluzioni che hanno interessato le abitudini alimentari degli italiani e non solo. Pellegrino Artusi Nato nel 1820 a Forlimpopoli (provincia di Forlì), in quello che allora era territorio dello Stato Pontificio, da una famiglia benestante attiva nel commercio, si avvicinò agli studi letterari a Bologna per poi inserirsi tranquillamente nell’attività familiare sino al 1851, quando l’assalto alla casa paterna da parte del Brigante detto il Passatore (al secolo Stefano Pelloni), costrinse la famiglia ad una fuga verso il Granducato di Toscana (l’episodio vide lo stupro di alcune donne della casa, fra le quali una sorella di Pellegrino che impazzì per lo shock). Stabiliti a Firenze, gli Artusi, proseguirono nel

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Mondo Creativo Spring 2019: fantasia e creatività in mostra a Bologna

Da venerdì 29 a domenica 31 marzo un evento imperdibile per gli amanti dell’hobby e del craft A cura della Redazione Tutto pronto, alla Fiera di Bologna, per la nuova edizione di primavera de “Il Mondo Creativo”, evento imperdibile tra creatività e fantasia che offre la possibilità, da venerdì 29 a domenica 31 marzo di vivere una full immersion fra shopping creativo, prodotti, novità e tendenze dell’handmade. La manifestazione, che da oltre un decennio è uno degli appuntamenti italiani leader nel settore dell’handmade, si caratterizza per l’ampio ventaglio di proposte riconducibili a 13 temi legati alla creatività: Bijoux, Party & Wedding, Bimbi creativi, Fimo & Miniature, Carta creativa, Home Decor, Grafica & Stationery, Garden & Green, Editoria creativa, Knitting & Crochet, Ricamo & Merletti, Cucito creativo. 200 espositori, più di 250 fra corsi, dimostrazioni e tutorial (sia presso i singoli espositori che nelle aule predisposte e nel Teatro Craft), 10 proposte di formazione “Professione Creativo“, un’area dedicata allo show cooking e ai corsi di cucina creativa, 2 aree pensate per i più piccoli (laboratori a ciclo continuo e baby park con spazio nursery). Senza contare il contest per partecipare alla selezione dei protagonisti della prossima sfilata che si terrà a novembre e il casting per partecipare alla selezione del “nuovo volto” testimonial della manifestazione, opportunità che fanno de “Il Mondo Creativo” la manifestazione più indicata per offrire ad appassionati esperti e alle prime esperienze, tante idee creative e tanti spunti per risvegliare fantasia e manualità. Senza contare l’opportunità di moltiplicare le occasioni per imparare o approfondire le tecniche più amate assieme a una community fatta di esperte creative, aziende giovani e dinamiche, professionisti che lavorano con l’obiettivo di dar vita a un’esperienza unica per gli espositori e per i visitatori. Il Mondo Creativo Spring 2019 sarà anche show cooking e corsi di cucina creativa (Teatro Food): 18 food blogger condivideranno idee e trucchi, ognuna su uno speciale tema di cucina creativa. Inoltre, ad ogni dimostrazione il pubblico riceverà una cartolina con la ricetta presentata. Tante e variegate le proposte per le famiglie con laboratori gratuiti per bambini e una grande area dedicata al gioco, a cura

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Sposa: l’agenda beauty prima del sì

Avete già organizzato un “piano di bellezza” per le vostre nozze? No? Non temete, ci abbiamo pensato noi.Ecco un vademecum beauty per arrivare perfette al gran giorno. La data delle nozze è stata fissata. Avete pianificato ogni dettaglio, scelto l’abito, il ristorante, spedito gli inviti, fatta la lista. Adesso è ora di pensare solo a voi. Affinché in quel giorno siate impeccabili, dovrete rimettervi in forma, scegliere il trucco sposa più adatto, testare tutte le pettinature più belle, pensare a manicure e pedicure, e tanto altro. Non entrate in panico! Ecco un planning di bellezza per non dimenticare nulla ed essere radiose nel giorno delle vostre nozze.  12 mesi prima Capelli prima di ogni cosa! Avete già pensato a come portarli? E il colore? Meglio decidere sin da subito, onde evitare di arrivare al grande giorno con acconciature e colore sbagliati. Depilazione definitiva. Se ci state facendo un pensierino, sappiate che i risultati si vedranno a lungo termine, quindi occorreranno delle sedute mensili presso un centro specializzato, cominciando almeno un anno prima. Depilazione definitiva. Se ci state facendo un pensierino, sappiate che i risultati si vedranno a lungo termine, quindi occorreranno delle sedute mensili presso un centro specializzato, cominciando almeno un anno prima. 6/7 mesi prima Idea trucco e acconciatura. Circa 6 o 7 mesi prima delle nozze potrete cominciare a farvi un’idea del trucco e dell’acconciatura. Quale saranno le nuance di moda per quest’anno per il make up da sposa? E le pettinature più di tendenza? Mettete da parte terre e autoabbronzanti. La sposa per antonomasia sceglie nuance delicate e toni neutri. Concedetevi qualche prova trucco prima della scelta finale. Per l’acconciatura mettete via gel, cere e tutto l’armamentario utile per raccogliere i capelli in acconciature costruite, tirate e troppo ordinate. Le spose di oggi puntano all’eleganza effortless chic,

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Quando le donne andavano riportate alla “ragione”

In occasione dell’8 marzo, proponiamo una breve riflessione su una vecchia usanza marchigiana – e non solo – per richiamare le donne alla “ragione”. Di Anna Rita Rossi Nella tradizione marchigiana l’espressione linguistica “battere con la ragione” o “suonarle di santa ragione” riporta alla triste condizione delle donne maritate, di “qualche” anno fa.L’usanza in questione consentiva al marito di richiamare all’obbedienza la moglie, mediante un bastone, denominato, appunto, ragione che, a volte, era accompagnato dall’aggettivo “santo”, come sinonimo di “giusto”. Pare che tale atteggiamento di predominanza di genere non fosse tenuto solo da mariti delle nostre contrade. Ci sono resoconti di antropologi ed etnologi che confermano come simili atteggiamenti siano stati tenuti da maschi di altre nazioni e continenti: chi con la frusta, chi con un ramo di salice o altri strumenti ritenuti idonei, la consorte veniva “riportata alla ragione”. Nelle Marche lo strumento utilizzato per esprimere il ruolo dominante che era svolto dal marito ovvero la “ragione” faceva addirittura parte del corredo nuziale e, in certi casi, era tramandato di generazione in generazione dal padre della sposa al futuro genero per proseguire nell’educazione di subalternità della donna che, nonostante da figlia diventasse moglie, doveva essere egualmente formata in continuità attraverso le istruzioni che il padre trasmetteva al coniuge della figlia. Riflettere sulle vecchie usanze ci aiuta a capire come le donne abbiano percorso un faticoso viaggio verso la parità di genere, ma il fatto che la ragione continui a vivere nelle espressioni linguistiche ammonisce al contempo che il viaggio è finito e che le disuguaglianze non sono state definitivamente sconfitte e che altri ostacoli si frappongono tuttora e ricadute sono sempre in agguato. (notizie sulla “ragione” sono state desunte: Raffaele Corso, Rendiconti, vol. XII, anni 1941-1949), Istituto Marchigiano di Scienze Lettere e Arti, Ancona, 1950).
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Settimana dei Musei: dal 5 al 10 marzo si entra gratis nei musei e siti statali d’Italia

L’iniziativa del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali aumenta i giorni di accesso gratuito e introduce con #iovadoalmuseo riduzioni significative per l’ingresso di giovani dai 18 ai 25 anni. Di Alberto Piastrellini Inaugurata ieri, a Roma, nel corso di una visita del Ministro della Cultura Alberto Bonisoli a Palazzo Altemps la Settimana dei Musei 2019 che prevede, dal 5 al 10 marzo l’accesso gratuito ai Musei e siti statali. La Settimana dei Musei è istituita dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali nell’ambito delle azioni nell’iniziativa: #iovadoalmuseo volta a promuovere la cultura della bellezza e dell’arte in una nazione che vanta strutture di rilevanza mondiale per la ricchezza delle opere ivi esposte, nonché un tessuto unico al mondo di micromusei diffusi capillarmente sul territorio. Con l’introduzione della Settima dei Musei le giornate di accesso gratuito passano da 12 a 20! Nella fattispecie restano gratuiti gli accessi le prime domeniche di ogni mese, ma solo da ottobre a marzo e viene introdotta una settimana di accessi gratuiti che varierà di anno in anno (quest’anno cade appunto nei giorni dal 5 al 10 marzo). Un’altra grande novità introdotta dal dicastero della Cultura è il biglietto ridotto per i giovani dai 18 ai 25 anni che, nei giorni di apertura a pagamento, possono entrare al prezzo di 2 euro. Inoltre, per migliorare l’offerta e aumentare la fruibilità dei luoghi della cultura del Mibac, 8 giornate gratuite sono autonomamente gestite dai Direttori dei singoli siti o musei.L’idea sottesa alla creazione della settimana dei musei nasce dalle considerazioni dei tanti addetti ai lavori che, negli anni passati, avevano salutato con favore le affluenze record nelle domeniche gratuite, ma, al contempo, avevano rimarcato come le eccezionali presenze di visitatori avessero creato non pochi problemi alla gestione dei siti coinvolti, alla salvaguardia delle opere esposte

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Villa Lante, racconto magico di acqua e di verde

Fra i più bei giardini italiani del ‘500, Villa Lante stupisce il visitatore con meravigliose fontane che costituiscono un interessante “racconto” allegorico del rapporto Uomo-Natura. Di Alberto Piastrellini Un’idea per una gita domenicale alla scoperta della bellezza nascosta nel nostro patrimonio storico architettonico, non disgiunto da suggestioni verdi è rappresentata dalla mèta di Villa Lante, divertente capriccio del ‘500 italiano a pochi Km da Viterbo nel piccolo centro di Bagnaia. La visita alla Villa e al suo magnifico parco-giardino che ricadono fra i luoghi di cultura del Ministero per il Beni e le Attività Culturali – Polo Museale del Lazio offre la possibilità di immergersi in un contesto dove Arte e Natura convivono da sempre in un rapporto privilegiato mediato dalla presenza significativa dell’acqua utilizzata per costruire una sorta di messaggio cifrato nascosto nella presenza delle innumerevoli fontane che costituiscono l’attrazione principale del giardino stesso. Un po’ di storiaOltre 22 ettari di parco concepiti in primo luogo nei primi anni del ‘500 quando il Cardinale Raffaele Riario volle creare una sua personale riserva di caccia: il “barco”, cintando con un’alta murata la sommità di un intero colle. I proprietari che si succedettero nell’arco di un secolo, ovvero i cardinali Niccolò Ridolfi, (1538 – 1550); Giovanni Francesco Gambara (1568 – 1587), Federico Cornaro (1587 – 1590); Alessandro Peretti Montalto (1590 – 1623) apportarono modifiche consone alle proprie diverse esigenze e personalità aggiungendovi vari ambienti adibiti ad abitazione, scuderie e casini di caccia seguendo i gusti e la moda del tempo in un gioco di sovrapposizioni di stili diversi. Il tutto sino al 1656 quando Villa e Giardino passarono in enfiteusi alla famiglia Lante della Rovere che ne mantenne la proprietà sino al 1933. Villa Lante: suggestioni verdiPasseggiare nel Parco fra le selve di querce secolari, platani, cedri ed ippocastani cullati dal

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Donne in musica, compositrici con la gonna: Francesca Caccini

Le donne hanno lasciato tracce importanti nella storia e in tutti i settori della cultura, ma pochi sono i riconoscimenti che rendono loro merito. Di Anna Rita Rossi L’espressione “prima donne e bambini” è una consuetudine di tipo cavalleresco/marinaro, secondo cui donne e bambini debbono essere salvati per primi in caso di pericolo di vita.Questa cortesia sociale, purtroppo, è stata riservata alle donne solo nei casi estremi e “passa in cavalleria” all’istante, quando si parla di donne in ambiti come storia e cultura in genere; sono davvero poche le figure femminili che hanno passato il “filtro” dei tempi e io vorrei “spezzare una lancia” a favore delle donne musiciste. La storia della musica, se non le avesse ignorate, avrebbe avuto molte figure di donne: compositrici, cantanti ed esecutrici che avrebbero potuto figurare a pari merito con i loro colleghi uomini, ma così non è stato e, purtroppo, non è così tuttora. Molte cantanti hanno calcato le scene, ci sono testimonianze di grandi strumentiste e molte composizioni hanno firme femminili, ma sono relegate in una sorta di ripostiglio, da cui vengono tirate fuori come un vecchio cimelio magari per l’8 marzo o perché qualche studioso ha deciso di dedicare uno studio specialistico al riguardo. Una di queste donne che merita di essere ricordata è Francesca Caccini.Nasce a Firenze il 18 settembre 1587 da una famiglia di musicisti.Francesca fu compositrice, clavicembalista e cantante; fu la prima donna a scrivere un’opera “La liberazione di Ruggiero dall’isola d’Alcina” (eseguita per la prima volta il 3 febbraio 1625 a Poggio Imperiale) e fu, probabilmente, la più prolifica compositrice del suo tempo; è considerata una fra le donne che maggiormente hanno contribuito all’evolversi della nascente musica barocca all’inizio del Seicento. L’opera della Caccini è la prima opera lirica composta da una donna e anche la prima

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Alice nel Paese delle Meraviglie

La vita come viaggio fantastico. Do Carmen Marinucci E’ tardi, è tardi, così urla concitato il Bianconiglio mentre corre con il suo orologio inseguito da una bimba.Lei si chiama Alice, è la protagonista del libro “Alice nel Paese delle Meraviglie” il capolavoro nonsense scritto da Lewis Carrol (pseudonimo di Charles Lutwige Dodgson) dove si racconta di una bambina che, addormentandosi, sogna di seguire un coniglio bianco precipitando in un mondo immaginario, dopo essere caduta in un buco del terreno. Il nuovo universo in cui Alice viene catapultata, è pieno di confusione, incontra strani personaggi un po’ matti e si ritrova coinvolta in situazioni surreali che non comprende. Tra un susseguirsi di giochi di parole, combinazioni numeriche, partite a croquet e tazze di tè, “Alice nel Paese delle Meraviglie” non è una semplice favola, ma un libro che nasconde molti significati. Nella storia, Alice da piccola diventa grande e pensa a sei cose impossibili prima di colazione. Le viene spesso chiesto: “cosa intendi dire?”, “Chi sei tu?”, o “Dove vuoi arrivare?”; mentre lo Stregatto asserisce: “Qui siamo tutti matti, io sono matto, tu sei matta, altrimenti non saresti venuta qui”. Il Viaggio di “Alice nel Paese delle Meraviglie”, lo dice lo stesso titolo, è un viaggio fantastico pieno di metafore che rappresentano la vita. Giorno dopo giorno affrontiamo difficoltà, cresciamo, cerchiamo di capire chi vogliamo essere e ciò che vogliamo raggiungere, la vita ci stupisce con sorprese e delusioni; quindi, come dice il Cappellaio Matto, dobbiamo circondarci di persone positive che ci facciano sorridere. Solo allora riusciremo a trovare il Paese delle Meraviglie.
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Hobby Show Roma: la creatività femminile in mostra

Al via, venerdì 22 la 18a edizione romana della kermesse dedicata alla creatività e agli hobby femminili; da non perdere assolutamente. Di hobby show (La redazione) Ai banchi di partenza la 18° edizione di Hobby Show Roma. Da venerdì 22 a domenica 24 febbraio al PalaCavicchi di via Ranuccio Bianchi Bandinelli 74, torna l’attesa kermesse primaverile dedicata alla creatività manuale e agli hobby femminili. Hobby Show si conferma manifestazione fieristica in grado di declinare tutti gli aspetti della creatività manuale femminile e di venire incontro alle aspettative e alle esigenze di ogni categoria di visitatrici facendo della manifestazione un irrinunciabile appuntamento tutto al femminile a cui non è possibile sottrarsi per non perdere l’opportunità di fare acquisti divertendosi, di aggiornarsi sulle ultime tendenze presentate dalle aziende leader nel settore dell’hobbistica creativa, di incontrarsi e partecipare al ricco programma di eventi mirati a incentivare la creatività in tutte le sue forme. Découpage, stamping e scrapbooking, cake design e sugar art, bijoux, uncinetto, cucito creativo, country painting, shabby, stencil, tombolo, miniature sono solo alcune delle svariate tecniche e arti decorative che vengono di volta in volta presentate in fiera da persone competenti ed esperte, pronte a soddisfare la voglia di creare di tutte le appassionate. Naturalmente Hobby Show è anche social; la pagina Facebook – con circa 84.000 fan – è la più visitata tra quelle delle fiere di settore. Oltre a essere facilmente raggiungibile grazie alla sua vicinanza a grandi snodi di comunicazione, la location fieristica beneficerà anche di un servizio navetta gratuito riservato alle visitatrici e in partenza ogni mezz’ora dalla stazione “Anagnina” della Linea A della metropolitana capitolina. Per tutte le info visitate il sito www.hobbyshow.it/roma e scaricate il coupon sconto di €2 sul biglietto di ingresso.
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Le donne del Decameron: tutti i possibili modi di essere donna

Il Decameron di Boccaccio, oltre a essere una delle opere più note e importanti della letteratura trecentesca europea, è un omaggio alle donne e un’interessante sfilata di tipologie femminili. Di Anna Rita Rossi . I personaggi del gentil sesso – ritratti dal Boccaccio, attraverso le parole dei giovani che si dilettano a raccontare le novelle raccolte nel libro – risentono dei tempi in cui l’autore viveva, ma sono già proiettati verso una condizione più moderna.La leggiadra schiera di donne del Decameron è composta da figure con le quali il Boccaccio può presentare tutti i possibili modi di essere donna: dal più negativo al più positivo e grandioso. Entro tali confini, Boccaccio è capace di cogliere tutte le possibili sfumature.Può essere molto piacevole aggirarsi tra questi esempi femminili che incarnano, a seconda dei casi, una serie di atteggiamenti, vizi e virtù.Scorrendo le cento novelle, narrate in dieci giorni da un gruppo di giovani – sette donne e tre uomini che si trattengono fuori da Firenze per sfuggire alla peste nera – riscontriamo che Boccaccio è riuscito a rappresentare caratteri e personalità diverse senza trascurare nulla, e le varie situazioni in cui questi personaggi sono calati ne rivela non solo l’apparenza, ma anche i risvolti più intimi.Le donne delle sue novelle sono di volta in volta: astute, ingenue, virtuose, viziose, sciocche, sagge, piene di iniziativa, remissive, devote, fedeli, adultere.Insomma, una carrellata molto varia, ma quello che più conta è la vitalità insita in questi esempi femminili così ben tratteggiati.Se decidete di avventurarvi in questa magnifica opera, posso già farvi un’anticipazione: non ve ne pentirete.
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