Donna Eliconia

Ad ogni viso…il suo taglio

Scopriamo i look più adatti ai nostri lineamenti di Glenda Oddi Capita a tutte passeggiando per strada, mentre siamo sedute al bar o guardiamo la tv, di vedere un taglio di capelli che ci piace particolarmente. Allora cosa facciamo? Andiamo dal parrucchiere e chiediamo di farcelo identico. Sbagliato! La domanda fondamentale per non incorrere in un delusione è: quel taglio è adatto al mio viso? Un po’ di spirito critico e capacità di osservazione aiuterà a valorizzarci e a non incappare in un errore di stile. Vediamo dunque quali sono le principali forme che il volto può avere e quali sono i tagli più adatti per valorizzare la nostra bellezza e nascondere le irregolarità. VISO SQUADRATO: ha una forma caratterizzata da una mandibola pronunciata che rende il profilo “spigoloso”. Per addolcire questi tratti un po’ “duri” il taglio ideale è il caschetto al mento, che accompagna e ammorbidisce i lineamenti facendo appoggiare i capelli lungo le guance e sotto la mandibola. Se amate i capelli lunghi optate per una messa in piega ondulata o riccia che renderà più delicata la forma del viso. VISO A CUORE: è quello caratterizzato da mento allungato e appuntito e la parte superiore del volto tondeggiante o triangolare, spesso associato ad una fronte ampia. Ideale è il caschetto lungo (long bob), che riempie la zona del mento. Con i capelli lunghi optare per una riga fortemente tirata di lato che tenderà ad allungare il viso e ridimensionare la fronte. VISO TONDO: è associabile al cerchio, per cui è pressoché privo di spigolosità ed ha lineamenti molto delicati. Bisogna optare per un taglio lungo con una messa in piega liscia e una riga al centro, il tutto tenderà ad allungarne la forma. Adatto anche un pixie classico che aggiunge carattere. VISO OVALE: è quello caratterizzato da

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Tartan: il fashion trend sempre attuale e intramontabile

Alla scoperta del tessuto e del disegno tipico delle Higlands che dalla Scozia della tradizione ha saputo reinventarsi in mille declinazioni diverse, sempre sfacciatamente classico. Di Berthina Von Fliesen Irrinunciabile nel corredo maschile e femminile in terra di Scozia dove trame ed ordito ed un uso preciso del colore raccontano storie familiari e l’appartenenza a questo o quel gruppo familiare o Clan. Terribilmente snob per il plaid raffinato su quale imbastire il più elegante dei pic nic in campagna. Fashion e country chic al tempo stesso, perfetto per tessili d’arredo e interni, soprattutto nella stagione invernale Elemento distintivo dell’abbigliamento hipster maschile dove dà il meglio di se nella configurazione “tre pezzi”: giacca, pantalone, gilet; non può assolutamente mancare nel guardaroba femminile. Declinato nel berretto, nei guanti, nella sciarpa, nella mantella (tornata recentemente in auge nelle passerelle dei maggiori brand), ma anche negli inserti di borse, pochette, scarpe e naturalmente nella cravatta e nelle stampe degli ombrelli; dona allo stesso tempo un tocco classico e retrò all’outfit sdrammatizzandone i toni e donando quel tocco di colore e di naturale matericità che immediatamente suggerisce l’aria aperta della campagna e della brughiera; sempre, ovviamente, in chiave Old England. È il Tartan, il tipico disegno dei tessuti in lana scozzesi, ottenuto intessendo fili di diverso colore che si ripetono in una sequenza precisa, tanto nella trama, quanto nell’ordito per generare un disegno dove blocchi e riquadri di colore si susseguono e si sovrappongono in un gioco preciso di intrecci che generano nuances diverse rispetto ai colori di partenza. Il disegno tartan, il cui nome ha un etimo incerto se ha trovato nelle “terre alte” della Scozia, almeno dal XVI secolo il suo territorio di eccellenza, probabilmente ha origini molto più antiche e diffuse, dal momento che una tessitura simile è stata rinvenuta in frammenti

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Acconciature per le feste: le migliori pettinature per Natale e Capodanno 2019

In occasione delle feste natalizie sbizzarritevi con pettinature e hairstyle originali ed eleganti. Ecco alcune idee da cui prendere spunto per essere sempre al top. di Anna Rita Felcini Anche i beauty look risentono dell’atmosfera natalizia che ormai ci circonda 24h su 24h in questo periodo. Ecco allora il desiderio di make-up e pettinature ricercate e originali per salutare le ricorrenze più amate dell’anno.  Per voi alcune idee che lasceranno a bocca aperta parenti e amici durante veglioni, super pranzi e feste di fine anno. Non preoccupatevi, si tratta di hairstyle glam facili da realizzare che vi faranno fare un figurone: dai raccolti romantici, perfetti per chi ha capelli lunghi, alle pettinature dal mood retrò, fino a trecce, bun e look ideali per capelli medi o corti. Siete pronte per conquistare tutti con i vostri beauty look per le feste? La corona di trecce Romantica e glam, la corona di trecce è un’acconciatura perfetta da sfoggiare durante le feste natalizie! Non lasciatevi scoraggiare dal livello di difficoltà: è molto più semplice di quanto si possa pensare. Bastano poche mosse e in breve tempo potrete realizzare un hairstyle chic degno del più abile parrucchiere. Date un occhio a questo video! Raccolti messy e pettinature romantiche Romantiche chic o dive in stile anni Venti: è questo il mood preferito per le feste di Natale o la notte di San Silvestro. Liberate la principessa bon ton che è in voi e puntate tutto su raccolti vaporosi e dall’allure retrò oppure in messy style, meglio ancora se impreziositi da fermagli gioiello, cerchietti o coroncine di perle. E poi trecce di ogni tipo, half bun o semi raccolti, ideali per chi ha capelli di media lunghezza, il tutto abbellito da fiocchi e nastrini, meglio se rossi, verdone, dai toni dorati o neri. Coda o capelli

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L’Albero di Natale: il simbolo più magico delle feste

Dalle tradizioni precristiane alla sua diffusione globale, scopriamo insieme i segreti dell’oggetto più iconico e stiloso del Natale. di Berthina von Fliesen Opulento, discreto, monocromatico, multicolor, di design, tradizionale, ecologico, sintetico… ma che Natale è senza Albero di Natale? Proprio in questi ultimi giorni, come vuole la tradizione, almeno in Italia, tra il 6 (San Nicola), il 7 (Sant’Ambrogio) e l’8 dicembre (Immacolata Concezione), nelle nostre case si va ad allestire il simbolo per eccellenza del Natale che, nell’immaginario collettivo globale si è imposto come oggetto di cultura di massa superando persino il Presepe. Sì, perché se a quest’ultimo, salvo rare e spesso importanti eccezioni, è riservata la calda intimità domestica, l’Albero di Natale moltiplica la sua presenza decorando giardini pubblici e privati, piazze, luoghi di ritrovo, uffici, androni di palazzi, vetrine e centri commerciali in un tripudio di lucine colorate e decorazioni. Ma come è nata questa tradizione?  Vediamo di scoprirlo insieme. Innanzi tutto occorre tener presente che l’albero di Natale, generalmente è una conifera, un sempreverde, un rappresentante di quel gruppo di alberi che hanno evoluto la capacità di conservare la parte fogliare (in questo caso gli aghi) anche durante la stagione fredda quando tutte le altre piante si spogliano. Questa capacità di mantenersi vivo in un periodo in cui il resto della natura sembra addormentato deve aver inspirato i primi uomini delle popolazioni europee che certamente hanno ravvisato in questo potere una qualche virtù sacra o un attributo divino.Peraltro in tutte le culture antiche vi sono piante e alberi consacrati a questa o quella potenza spirituale. Di qui la tradizione di addobbare con oggetti votivi, nastri e fili di tessuto colorato i rami dell’abete rosso e dell’abete bianco durante i giorni che precedono il solstizio d’inverno, data particolarmente significativa che simboleggia il ritorno della Luce e la

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Il Presepe tra Arte, Fede e creatività

Alla scoperta della realizzazione plastica più iconografica del Natale, fra storia e leggenda. di Alberto Piastrellini Il mese di novembre sta per volgere al termine, ma già da tempo, in virtù di quella fregola del consumo che sola sembra essere la molla delle nostre vita, strade, vetrine, TV, radio, negozi e centri commerciali, senza contare tutti gli ambienti virtuali verso i quali le nostre appendici device aprono continue ed allettanti finestre, è scoppiata la narrazione commerciale del Natale. Non solo all’interno degli spazi dei templi del consumo si diffondono musiche e motivetti che richiamano la celebre data, ma anche le strade dei centri urbani, grazie al subdolo posizionamento di altoparlanti sono inondate di note natalizie rimescolate in un continuo – e a tratti veramente brutto – cocktail di stili diversi: dalla piva pastorale al gospel, passando per il pop e il latinoamericano in un frullato che mette sullo stesso piano Bach ed Handel all’ultima versione remixata di Stille Nacht. In questa ossessione celebrativa dell’evento in chiave di esca per acquisti (nei grandi centri commerciali americani cominciano ad apparire i primi apparati decorativi in pieno agosto!), accanto all’Albero di Natale, ormai assurto anch’esso a vero e proprio status symbol al cui allestimento si procede solo dopo adeguata consultazione dei consigli di interior designer e dello studio sulle dominanti cromatiche dell’anno dettate dalla moda, un unico manufatto resiste alla dimensione di familiare intimità che il Natale suggerisce, ed è il Presepe. Presenza irrinunciabile nelle case – soprattutto in Italia – dove è nato, il Presepe è la rappresentazione plastica del Mistero della Natività, ma anche, soprattutto, l’immagine favolistica e nostalgica di un passato agreste, sincero, familiare che fa da contrappeso alle tonitruanti sollecitazioni del quotidiano. Non a caso, è difficile resistere al fascino di realizzarne uno in casa, soprattutto se ci sono

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200 anni del Prado, l’affascinante museo nel cuore di Madrid

Il 19 novembre del 1819 venne aperto al pubblico uno dei più importanti Musei al mondo. Scopriamo insieme qualche curiosità. di Alberto Piastrellini Martedì 19 novembre, il motore di ricerca più diffuso al mondo, Google, ha dedicato il suo doodle al Museo del Prado, di cui ricorre il 200° anniversario. L’imponente museo madrileno detiene, con il Louvre (Parigi), l’Ermitage (San Pietroburgo), la National Gallery (Londra) e gli Uffizi (Firenze) una fra le maggiori raccolte pittoriche del mondo e vanta opere di Beato Angelico, Andrea Mantegna, Raffaello Sanzio, Hieronymus Bosch, Rogier van der Weyden, Bruegel il Vecchio, El Greco, Pieter Paul Rubens, Tiziano, Diego Velázquez, Francisco Goya… Il Museo del Prado (Link: www.museodelprado.es) fu progettato, insieme ad una serie di edifici pensati per ospitare altrettante istituzioni scientifiche dell’epoca, nell’ambito di un rinnovamento urbanistico di Madrid commissionato all’architetto Juan de Villanueva (considerato dalla critica artistica il maggior esponente dell’architettura neoclassica in terra di Spagna) dal sovrano Carlo III di Borbone (Madrid, 20 gennaio 1716 – Madrid, 14 dicembre 1788). Un monarca illuminato e riformista, amante dell’arte e del buon vivere e che, grazie alla madre italiana (Elisabetta Farnese) e al fatto di essere terzo in linea di successione al trono di Spagna, ebbe un’infanzia ed un’adolescenza tutta italiana, dapprima a Firenze, presso i Medici ormai prossimi all’estinzione della casata dove ottenne l’investitura di Gran Principe Ereditario della Toscana; poi a Parma (di cui fu Duca dal 1731 al 1735); infine a Napoli in qualità di Re delle Due Sicilie dal 1735 al 1759, sino all’abdicazione in favore del figlio Ferdinando prima di ricevere la corona Spagna. Peraltro, proprio durante la reggenza delle Due Sicilie, Carlo si distinse per le imponenti opere di costruzione che fecero di Napoli una vera e propria capitale europea; durante il suo reame, infatti, furono costruiti, tra l’altro,

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Caterina II di Russia: imperatrice illuminata, mecenate e “Grande” donna

Molte donne hanno lasciato un segno tangibile nella storia, grazie alla loro intelligenza e alle loro capacità. Caterina II di Russia ha addirittura guadagnato l’appellativo di “Grande”. Di Anna Rita Rossi Nel saggio-romanzo di Virginia Woolf “Una stanza tutta per sé” (A Room of One’s Own) del 1929, considerato un testo cult della seconda ondata del movimento femminista degli anni ’60, la scrittrice inglese afferma che “For most of history, Anonymous was a woman” (Per gran parte della storia, l’Anonimo era donna). Più tardi questa affermazione è stata aneddotticamente trasposta in “Dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna”. Ma non tutte le donne sono rimaste alle spalle di un uomo, molte sono emerse dall’ombra e hanno brillato di luce propria, ritagliandosi nella storia un posto unico e ben definito. Una di queste è stata Caterina II di Russia, nota come, Caterina la Grande. Era il 17 novembre 1796, Caterina si era alzata e, come di consueto, aveva bevuto il suo caffè. Si era poi dedicata alla corrispondenza e agli studi e più tardi, era andata nel suo gabinetto privato. Preoccupato per la sua prolungata assenza, il suo attendente Zakhar Zotov aveva aperto la porta della stanza e aveva trovato l’imperatrice distesa sul pavimento: il volto violaceo, il polso debole, il respiro rantolante. Sollevata e condotta nella sua camera, Caterina fu visitata dal protomedico di corte, John Rogerson, chiamato d’urgenza, che diagnosticò che l’imperatrice aveva avuto un attacco cardiaco. Ogni tentativo di rianimarla fu vano e Caterina non si riprese più dal coma e alle 21:45, morì. Così si concluse la grandiosa vita di Caterina II, ovvero Sofia Federica Augusta di Anhalt-Zerbst. Caterina non era bella: aveva il naso troppo lungo; il mento era pronunciato; le labbra erano sottili e i suoi grandi occhi azzurri lanciavano sguardi severi e

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Halloween 2019: ecco i make up più trendy

Dalla super glamour Jolie-Malefica a Mercoledì della Famiglia Addams: per la notte più horror dell’anno l’ispirazione arriva dal grande schermo, ma senza bisogno di essere delle makeup artist professioniste. di Anna Rita Felcini Streghe, regine cattive, super eroine dark, creature mutanti. Quest’anno ad Halloween trionferanno i make up che si ispirano al mondo del cinema, primo tra tutti la strega Malefica interpretata da Angelina Jolie. E, quindi, andranno a ruba corna nere, lenti a contatto verde arancio e gran rossetti rossi, l’arma “letale” del viso da strega di Angelina, costruito dall’esperto di effetti speciali Rick Baker, collaboratore anche di Lady Gaga. Ma non solo. Per quella notte in cui tutto, almeno con il trucco, è concesso, restiamo nel mondo del cinema e lasciamoci ispirare da altri spettacolari makeover da favola, anzi, sarebbe meglio dire… da incubo. Che ne pensate di Mercoledì, la bambina protagonista della Famiglia Addams: capelli corvini, incarnato lunare, smokey eye grigio fumo e labbra rosso sangue sempre in perfetto pendant con le unghie, iconiche treccine dark e broncio ieratico. Mercoledì che, per altro, da perfetta Millennials, possiede persino un profilo Instagram (da 50.000 follower) su cui dispensa anche tutorial di make up. Guardando invece in avanti, è appena stata nominata la nuova Cat Woman: sarà Zoe Kravitz a prendere il testimonial per The Batman, in uscita nel 2021. Altra idea facile: l’immancabile mascherina vinilica, magari disegnata a mano con della pittura nera lasciando spazio per dei grandi cat eye e labbra rosso vinile per un Halloween davvero glam. Poi, per chi vuole osare, suggeriamo un trucco che si ispiri a Joker: in questi giorni non si parla d’altro che di Joaquin Phoenix nell’acclamato film Leone d’Oro a Venezia 2019. Ma se preferiamo un’icona femminile? Allora meglio scegliere Harley Queen, l’amante di Joker ed ex psichiatra del carcere di Gotham nel film Suicide Squad del 2016: codini colorati di spray rosa e blu, rossetto rosso fuoco e ombretti sbavati ad arte, un cuoricino tatuato sotto l’occhio destro. In Rete non si contano più i tutorial per replicarlo. E chi

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Unghie: una lunga storia tra distinzione sociale, arte, moda e seduzione

Unghie, le abbiamo sempre sotto gli occhi, ma quanti sanno che la loro decorazione ha una storia lunghissima fatta di mille sfumature di colore e ricca di connotazioni sociali? di Anna Rita Rossi Per risalire ai primi esempi di decorazione e cura delle unghie bisogna risalire a circa 5000 anni fa, dei reperti archeologici testimoniano tali consuetudini presso gli egizi e le dinastie orientali, in particolare, quella cinese. In Asia, nell’età del bronzo, le unghie si decoravano con tintura all’henné ottenuta dalla riduzione in polvere di alcune foglie essiccate. In seguito, in Mesopotamia, le unghie si dipingevano con vernici ottenute da zolfo e vari altri minerali, ma era una pratica di esclusivo appannaggio maschile, e in base al colore applicato si identificava la classe sociale di appartenenza: il nero era il colore dei nobili; il verde quello dei ceti inferiori. In quello stesso periodo, in Cina, anche le donne iniziano a decorarsi le unghie, utilizzando tinture vivaci derivate da pigmenti floreali. Le dinastie reali utilizzavano anche pietre preziose o altri ornamenti, come lamine d’oro per allungare le unghie. Tipo di decorazione, colore e lunghezza erano anche in Cina sinonimo di diversi tipi di potere e ruolo sociale. In Egitto, come in Mesopotamia e in Cina, il colore era rivelatore della classe sociale di appartenenza. Le donne di bassa estrazione si dipingevano le unghie con colori pastello, mentre quelle appartenenti a ranghi elevati usavano il rosso che aumentava di intensità con l’accrescersi della posizione sociale della persona che lo esibiva. Faraoni e regine decoravano le loro unghie con un rosso scuro. Per diversi secoli la nail art ebbe una notevole diffusione e fortuna, finché non subì un arresto nel Medioevo: in questo periodo ci si preoccupa meno della cura della persona; con il Rinascimento, la decorazione delle unghie torna in auge.

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Donna di Fiori, partner di Make-Up New York

Alla IX edizione della kermesse dedicata al make-up, con un po’ di sfrontatezza, ci siamo anche noi di Redazione Donna di Fiori, nel mese di settembre, è stata fra i partner della prestigiosa manifestazione Make-Up in New York, concept itinerante dedicato a fornitori, marchi e trend setter del make-up coinvolti in una serie di eventi B2B ultra mirati che tocca non solo la Grande Mela ma anche altre città-Mito come Parigi, Seul, San Paolo, Los Angeles e Shanghai  Naturalmente non solo grandi firme e maison della bellezza; accanto ai prodotti, sotto i riflettori della kermesse, i professionisti del trucco, ma anche il folto gruppo degli stakeholders composto da sviluppatori di prodotti e imballaggi, responsabili di marketing, ricerca e sviluppo e responsabili acquisti di marchi e distribuzione (selettivi e di massa). Certo, perché nel variegato mercato del beauty, il comparto del make-up risulta il più dinamico e reattivo in termini di creatività, moda, tendenze. In questo senso Make-Up in New York – giunta nel 2019 alla sua IX edizione, è stata l’occasione per cogliere il fermento rappresentato dalle ultime novità e dalle prossime innovazioni e naturalmente Donna di Fiori, pur nella sua recente esperienza editoriale ha voluto scommettere sul proprio appeal in qualità di media partner. E Make-Up in New York ci ha confermato l’attenzione che anche grandi manifestazioni pongono alla piccola editoria di settore. Un altro piccolo traguardo raggiunto, un altro Fiore nella variopinta e profumata ghirlanda che da qualche mese a questa parte intrecciamo insieme. Ad majora!
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