Donna Alloro

Giornata Mondiale dell’Ambiente: tutti in campo contro l’inquinamento atmosferico

Sconfiggere l’inquinamento atmosferico è lo slogan scelto quest’anno per sensibilizzare le popolazioni del mondo e i decisori politici su un’emergenza globale di Alberto Piastrellini Il 5 giugno di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale dell’Ambiente – World Environment Day, una festività proclamata nel 1972 dall’Assemblea generale dell’ONU in occasione dell’allora istituzione del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente. Tanti gli spunti di riflessione che, a partire dal primo input del 1974: “Only One Earth – una sola Terra”), hanno accompagnato le celebrazioni delle varie edizioni stimolando la riflessione dell’opinione pubblica su vari aspetti problematici della più ampia questione ambientale; quest’anno il tema scelto è “Beat Air Pollution – Sconfiggere l’inquinamento atmosferico” sintetizzato nell’hastag #beatairpollution Un pungolo, per singoli individui e Governi per concentrare l’attenzione sulla necessità non procrastinabile di mettere in campo azioni per il contrasto ad un nemico subdolo, quasi invisibile, molto silenzioso che, tuttavia, è responsabile, livello globale di oltre 7 milioni di decessi prematuri e costa, in termini di welfare, la bellezza di 5.000 miliardi di dollari! Interessante la scelta del Paese ospitante per quanto riguarda gli eventi ufficiali della Giornata Mondiale, la Cina, nazione fra le più colpite dall’inquinamento atmosferico; tra l’altro tutta la regione Asia-Pacifico risulta essere la più ferita in termini di decessi prematuri: ben 4 milioni! Industrializzazione pesante, massiccia concentrazione antropica in gigantesche aree metropolitane, mobilità di merci e persone congestionata ed uso massiccio di combustibili fossili hanno contribuito sì allo sviluppo economico del “Dragone cinese”, ipotecando però, pesantemente, il presente e il prossimo futuro della nazione. Non stupisce, dunque, la scelta della location per le celebrazioni ufficiali della WED che, tuttavia, premia anche gli sforzi intrapresi dal colosso asiatico negli ultimi decenni – soprattutto nel settore della mobilità sostenibile e nell’elettrificazione dei mezzi di trasporto pubblici – proprio per diminuire il

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Beatriz Neila al VR Master Camp 2019: quando la moto è donna!

La diciassettenne spagnola è la prima donna a partecipare al prestigioso corso di perfezionamento per giovani piloti promosso da Yamaha e Valentino Rossi di Alberto Piastrellini Rivoluzione “rosa” per la VR46 Riders Academy di Valentino Rossi: per la prima volta una ragazza, Beatriz Neila,  è stata ammessa a frequentare il prestigioso corso VR46 Master Camp edizione 2019. L’iniziativa, un vero e proprio corso di perfezionamento per giovani piloti talentuosi organizzato da Yamaha in collaborazione con il campione marchigiano delle dure-ruote è giunta quest’anno alla sua settima edizione e per la prima volta, nel carnet dei fortunati partecipanti figura anche una centauressa: la diciassettenne spagnola Beatriz Neila che parteciperà con i colleghi Kevin Sabatucci (20 anni), Jacopo Facco (Semakin Di Depan Biblion Motoxracing; 19 anni), Finn de Bruin (Team Trasimeno Yamaha), diciottenne olandese, Andy Verdoïa (BCD Yamaha MS Racing; francese di 16 anni). Svolto dal 22 al 26 maggio presso il Ranch del Dottore a Tavullia (PU) l’obiettivo dell’iniziativa è quello di migliorare le capacità e la professionalità dei giovani piloti che già vestono i colori Yamaha usufruendo di lezioni, consigli, supervisione ed esperienza di professionisti di chiara fama nel mondo racing, tra cui, ovviamente il pluricampione mondiale Valentino Rossi. Malgrado la giovane età, la madrilena Beatriz Neila ha già un curriculum di tutto rispetto in sella alle due ruote e quest’anno partecipa al Mondiale Supersport 300 per Yamaha (MS Racing team) sulle orme di Ana Carrasco, anche lei spagnola già campionessa della categoria. Nata nel 2002, Neila già a otto anni correva nelle competizioni e a 15 anni figurava alla Red Bull MotoGP Rookies Cup e alla European Talent Cup, malgrado un infortunio accaduto nel corso del precampionato. Lo scorso anno, mostrando una grinta unica, l’allora sedicenne è ripartita alla grande nel CEV RFME Supersport 300, dove è salita più

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L’amore per i libri fa bene alla cultura, alla società e all’ambiente

La fiaba (reale) dell’illuminato libraio di Polla (SA) che con le sue iniziative a forte valenza sociale promuove la lettura soprattutto nelle giovani generazioni e fa del bene anche all’ambiente di Alberto Piastrellini Una bella storia che ha il sapore della favola arriva sulle pagine dei giornali dalla provincia di Salerno: quella di un libraio gentile (di fatto e di nome) che s’è ingegnato per promuovere la circuitazione dei libri associando questa alle pratiche di raccolta consapevole dei rifiuti. In questa storia, la difesa e la promozione della cultura a partire dall’atto della lettura si sposano con la coscienza ambientale e la consapevolezza delle necessità di gestire al meglio le risorse rappresentate dai materiali/rifiuti. Ma non solo, in questa storia c’è anche una grande lezione di umanità e di altruismo suggeriti dalla pratica tutta napoletana del “caffè sospeso”, qui declinata in chiave libraria… Vediamo di raccontarla per bene. Innanzi tutto, il luogo dell’azione, Polla, piccolo comune del salernitano, poco più di 5.000 abitanti.In questo borgo arroccato della Campania, vive Michele Gentile, proprietario della libreria “Ex libris Café”, piccola oasi di resistenza all’avanzata delle grandi librerie monomarca, nonché fucina creativa di questo illuminato amante del suo lavoro e degli “oggetti” che tratta quotidianamente. Ebbene, questa figura atipica di librario (lui stesso si definisce un clochard dei libri), da anni si ingegna per promuovere il gusto della lettura soprattutto nei più piccoli e negli adulti che dovrebbero esser loro di esempio, tanto più che, come ci ricordano le statistiche, in Italia si legge molto poco e che il 10% delle famiglie italiane non ha nemmeno un libro in casa, mentre il 28% ne possiede meno di 25. Per stimolare il gusto per la lettura e garantire al tempo stesso la sopravvivenza della libreria quale presidio di cultura per il territorio, Gentile già

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Red carpet: la sfilata del successo tra finzione e realtà


Piccola riflessione semiseria sul rito mediatico più glam che accende maggiormente la fantasia degli spettatori. di Alberto Piastrellini Ci risiamo! Puntuale come ogni anno, il mese di maggio ci riporta non già il profumo delle rose e della primavera, sentori antichi, i primi, da libro di lettura, soverchiati dal profluvio degli odori di sintesi nei quali sembra che gran parte del genere umano faccia continue abluzioni con buona pace del sottile gioco erotico delle discrete seduzioni olfattive di un tempo; espressione più astronomica, la seconda, avendo ormai perso, a causa del climate change, ogni suggestione metereologica. Nel pieno di una campagna elettorale avvelenata da cattiverie e colpi bassi e nel quadro di un clima sociale non meno freddo e rancoroso di quello atmosferico, per la fortuna dei narratori della contemporaneità e del costume, maggio reca con sé, d’oltralpe, la brezza della Riviera della Côte d’Azur che illuminano suadenti i palinsesti televisivi e dei social media grazie al Festival del Cinema di Cannes. Così, fra i mille problemi della quotidianità – con una punta di invidia – ci si consola ammirando tanta bella gente esibire i doni di una natura benigna e (talvolta) rari talenti effettivi, sempre e comunque in confezione extralusso. Con buona pace del Cinema, il cui linguaggio e la cui celebrazione risultano sempre in secondo piano e, nei servizi dedicati, pare quasi un obbligo di cortesia parlarne rispetto a scollature, sorrisi ceramici, abiti, gioielli, seni, glutei e mascelle scolpite a bisturi e personal trainer. È il rito dei red carpet e dei photocall che alimenta e sostiene il mito immortale della Diva e del Divo; figure carnali ed eteree al tempo stesso, quasi spiriti elisi per un attimo scesi sulla terra degli uomini e delle donne normali ad offrir loro la propria inarrivabile immagine a beneficio di occhi

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Al via il Festival del mare e della crescita blu ad Ancona

Varata Tipicità in blu 2019, l’iniziativa che dal 16 al 19 maggio contaminerà tutta l’area portuale della città dorica. di Anna Rita Felcini Al via la sesta edizione di Tipicità in blu, il Festival dove il mare incontra le persone. La manifestazione apre i battenti alla Mole vanvitelliana giovedì 16 maggio alle ore 11 con la conferenza inaugurale, e “contaminerà” tutta l’area portuale per quattro giorni, fino al 19, entrando anche nel cuore della città con il circuito “Menu in blu”. Svelati i nomi dei personaggi che animeranno il “fine settimana in blu”: Alessandro Giacobbo con un racconto sui misteri degli abissi, e Marco Ardemagni con lo “Spettacolo della Pesca”. Le degustazioni con i pescatori, la regata gastronomica sailing chef, il salone del vino “Il Conero nel calice”, i menù in blu e gli aperiblu, la minicrociera dal Mandracchio alla baia di Portonovo, sono i piatti forti di un’edizione che offre tanti spunti anche su nautica, cantieristica e mondo della pesca. Angelo Serri, direttore di Tipicità, ha sottolineato la dimensione di crescita blu (blue growth) del capoluogo. “Una città – ha dichiarato Serri – che ha tutti i requisiti per proporsi come punto di riferimento e d’incontro tra i settori marittimi: dal comparto pesce nel suo complesso, compresa la peculiare gastronomia marinara, alla corretta gestione del mare, dalla cantieristica alle relazioni internazionali tra le due sponde dell’Adriatico, dagli sport nautici alla crocieristica”. Pierpaolo Sediari, vicesindaco del Comune di Ancona, ente promotore dell’evento, ha sottolineato che “Per una città millenaria come Ancona, legata al mare fin dalle sue origini, inserire in un unico contenitore tutte le attività che ruotano attorno ad esso, esprimendo sempre nuove potenzialità, rappresenta una scelta strategica e indifferibile. Quella del 2019 si presenta come un’edizione aggiornata, forte del supporto di un ente importante come la Camera di

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Free Service Group srl ed Eleonora Giovannini al Salone del libro di Torino

La casa editrice Free Service Group srl e l’autrice anconetana Eleonora Giovannini saranno al Salone del Libro di Torino per rappresentare la regione Marche, ospite della Fiera internazionale. di Anna Rita Felcini Al 32° Salone Internazionale del libro di Torino quest’anno parteciperà anche la casa editrice Free Service Group srl di Falconara Marittima insieme alla scrittrice e poetessa anconetana Eleonora Giovannini. Le Marche sono, infatti, la Regione ospite della 32° edizione della fiera che si terrà presso il Lingotto dal 9 al 13 maggio 2019. E proprio nello spazio della Regione Marche ci sarà anche Free Service Group srl (padiglione 1 Stand C44 – D43) per presentare i libri che stanno riscuotendo un grande successo a livello nazionale della scrittrice e poetessa marchigiana Eleonora Giovannini. L’autrice incontrerà il pubblico per presentare alcune tra le sue opere principali come “Io e Alda Merini”, il racconto autobiografico di un’amicizia sincera, intensa, ma anche un viaggio itinerante che sa di poesia, arte e vita vera; “Le donne e il dolore”, un saggio che si avvale della raccolta di storie vere di donne vittime di abusi e di violenza psico-fisica; “Quel manicomio chiamato Facebook”, che rivela con ironia pungente ed arguta i lati più divertenti del popolo di Facebook; “Dentro l’amore”, scritto sottoforma di diario per ripercorrere i ricordi che legano il rapporto tra una madre e una figlia; e “Quelle come noi” una raccolta poetica “…in vita e morte di un sentimento erotico nel quale perdersi o ritrovarsi” (Neria De Giovanni). Vi aspettiamo a Torino per parlare insieme di poesia, cultura, società, arte e vita.
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Giornata Mondiale della Creatività 2019: la fantasia come metodo

Donna di Fiori celebra la creatività nella sua Giornata istituzionale regalando ai Lettori una serie di aforismi e citazioni per scoprire la logica del pensiero creativo di Alberto Piastrellini Forse non tutti lo sanno, ma nel corollario delle Giornate Mondiali istituite dalle Nazioni Unite, il 21 aprile si celebra quella dedicata alla Creatività. In effetti è una celebrazione di fresca istituzione dal momento che la bozza di risoluzione con la quale è stata nominata risale appena al 27 aprile del 2017 (72a Sessione, 79° incontro dell’Assemblea Generale Plenaria) e, per essere precisi, la dicitura corretta recita: “Giornata mondiale della creatività e dell’innovazione”.  “Pochi attributi delle prestazioni umane hanno un impatto altrettanto grande sulla nostra vita e sul nostro mondo, come creatività”, aveva dichiarato allora Inga Rhonda King, rappresentante di Saint Vincente Grenadine, chiedendo l’inserimento della creatività nell’attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile ed esprimendo la solidarietà della propria delegazione con gli oltre 80 altri co-sponsor nel sostenere la designazione del 20 aprile come momento celebrativo mondiale della creatività.  E come non ricordare che, con una certa lungimiranza, l’Europa, già 8 anni prima aveva provveduto a proclamare l’anno 2009 come “Anno Europeo della Creatività e Innovazione” con l’obiettivo di: “accrescere la consapevolezza dell’importanza della creatività e dell’innovazione in quanto competenze chiave per lo sviluppo personale, sociale ed economico”.  Non a caso, una recente ricerca che esplora il ruolo della creatività nella risoluzione di problemi e nell’innovazione, ha evidenziato che tanto i Paesi sviluppati quanto quelli in via di sviluppo stanno abbracciando l’idea che il capitale creativo è il bene più prezioso dell’umanità.  Un bene che si manifesta a più livelli, tanto nelle innovazioni tecnologichee di software, quanto nella ricerca pura, così come nelle tante manifestazioni dell’arte e nelle varie forme di comunicazione; tutte strade che, accanto ai naturali processi evolutivi, concorrono allo sviluppo dell’umanità. Parlando di creatività non si può sottacere che il termine, in

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Tortino di asparagi intelligente

le molecole benefiche degli asparagi di Serena Lepri Primavera significa asparagi! Ma lo sapevate che gli asparagi sono in cima alla lista del piccolo numero di colture in una futuribile colonia su Marte? Anche se per questa ricetta si sono utilizzati degli asparagi terrestri, ci piace pensare che questo tortino un domani possa essere gustato anche delle popolazioni marziane. Può essere un ottimo secondo+contorno alternativo, magari di un pranzo domenicale, gustoso e primaverile. Chi li va a cogliere in maniera fai-da-te o chi li compra dal fruttivendolo, deve sapere che questi fusti che mangiamo sono ricchi di ferro ma anche vitamine C e K, quest’ultima necessaria per la fisiologica coagulazione del sangue. Ma, se si parla di asparagi, si deve soffermare l’attenzione sulla quercetina, un flavonoide “smart”, ovvero intelligente, capace di influenzare la longevità. Detta così sembrerebbe quasi un’affermazione di una guru più che di una Biologa Nutrizionista, ma è proprio così: non si tratta di magia ma solo di scienza! Infatti, questa molecola intelligente sembra raggiungere la doppia elica del DNA che avviluppa i filamenti con le informazioni su ciò che siamo o ciò che potremmo diventare e lo influenza. In questo modo, la quercetina diventa una molecola in grado di interagire con il nostro materiale genetico e di modificare, in questo caso migliorando, l’informazione che porta, senza alterarne la sequenza in basi. In più, la quercetina sembra salvaguardare la salute del cuore. Detto ciò, non si può che provare a preparare questo tortino smart-marziano! Ingredienti per il Tortino di Asparagi: 1 mazzetto di asparagi (a seconda della teglia che si vuole usare si possono usare anche più mazzetti, naturalmente raddoppiare il resto delle dosi di conseguenza) 250 g latte parzialmente scremato 25 g farina Sale q.b. Noce moscata q.b. Parmigiano q.b. Sbollentare gli asparagi per 3-4 minuti in

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La tavola di Pasqua, idee e consigli dalle esperte di interior decoration

Creatività, fantasia e preparazione per portare un tocco di stile in più alla tavola delle feste e all’arredo di casa. di Alberto Piastrellini La tavola delle feste, da sempre, è allo stesso tempo croce e delizia della padrona di casa. Se la tovaglia è il biglietto da visita, è l’apparecchiatura che fa la differenza e nella sobrietà od esuberanza della mise en place si misurano cadute e trionfi di stile nella battaglia per l’eleganza ove un pur piccolo passo falso conduce inesorabilmente dallo chic al kitsch. Le complicazioni, poi, si moltiplicano quando si pensa (o non si pensa) organicamente all’apparato decorativo della casa in generale, allorquando la presenza di più temi, magari contrastanti tra loro, o la mancanza di un’idea generale provoca una sovrapposizione di elementi, di per se magari interessanti presi singolarmente, ma caotici e disarmonici nella somma. Per orientare i profani nel mare magnum della decorazione d’interni, giacché lo stile si impara e non è mai troppo tardi, noi di Donna di Fiori siamo andati a consultare due giovani donne, sorelle, che hanno fatto della passione congiunta per l’home decoration una professione che ormai conta più di 25 anni di esperienza. Catia e Maila Cesini ci hanno accolto all’interno del loro negozio Il ya, in Ancona, piacevole scrigno di idee creative per arredare la casa e la persona dove abbiamo potuto carpire qualche segreto di bottega per allestire al meglio la tavola di Pasqua. “Il ya nasce da un’idea di nostro padre – è Catia a rompere il ghiaccio – che aveva già avviata una propria impresa. Io, da geometra tirocinante presso uno studio di architettura specializzato in design di interni mi sono appassionata al decoro e in mia sorella ho trovato la partner ideale”. “Il negozio lo abbiamo aperto nei primi anni ’90 – aggiunge Maila –

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Veromarmo di Fili Pari: un tessuto per sembianze “statuarie”

Due giovani imprenditrici hanno brevettato nel 2016 il “Veromarmo”: un tessuto ottenuto aggiungendo polvere di marmo alla resina di poliuretano. di Anna Rita Rossi Francesca Pievani, di Bergamo e Alice Zantedeschi, veronese, si conoscono alla facoltà di Design del Sistema Moda del Politecnico di Milano e nel 2014 creano il brand Fili Pari (anagramma di Fripi e Ali) che rimanda al filo e al mondo tessile. Il loro prodotto, Veromarmo si ottiene dalla pietra che viene trasformata in una membrana morbida e gommosa al tatto. Il procedimento di lavorazione prevede la polverizzazione del marmo a una granulometria specifica; la polvere ottenuta è poi miscelata con delle resine, e questo prodotto è spalmato per creare una membrana molto sottile che viene accoppiata a vari tipi di tessuto: cotone, lana, neoprene e tessuto tecnico in generale, lycra, e persino organza. Veromarmo è un materiale impermeabile, traspirante, antivento, ignifugo, resistente ad acqua e vento: perfetto per una linea casual e ideale per capi sportivi. Le giacche realizzate con questo tessuto richiamano i drappeggi delle statue rinascimentali, i colori di questi capi d’abbigliamento dipendono dal marmo che dona il colore di base (si può scegliere tra grigio antracite, rosa e salmone brillante) e un effetto tattile gommato e morbido, grazie alla presenza del carbonato di calcio che compone la pietra. Tutta la produzione, dalla membrana fino ai capi di abbigliamento finali, è completamente made in Italy, essendo le due imprenditrici molto legate al territorio: la pietra utilizzata per produrre Veromarmo proviene dal bergamasco (Sovere, Endine e Zandobbio); la membrana viene prodotta da un’azienda di Verona. Inoltre, la produzione delle due geniali imprenditrici promuove la sostenibilità e la valorizzazione dei materiali. Grazie al brevetto di Veromarmo, Fili Pari ha vinto premi, tra cui Impresa per Impresa di Confindustria Verona, per le nuove iniziative imprenditoriali e

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