Donna Alloro

A Castelfidardo con il sound del Premio Internazionale della Fisarmonica

Dal 18 al 22 settembre il Grand tour delle Marche sbarca nella patria dello strumento a mantice, tra concerti, audizioni e musica di ogni genere, accompagnati dai sapori del territorio e dai panorami della Riviera del Conero. Di Anna Rita Felcini Tutto passa, tranne la musica! Lo sanno bene a Castelfidardo, patria planetaria della fisarmonica, strumento-orchestra duttile e malleabile a qualsiasi melodia e sensibilità creativa. Dal 18 al 22 settembre torna il PIF-Premio Internazionale della Fisarmonicache rende la città marchigiana “capitale mondiale” della musica a mantice declinata nei generi musicali più disparati: dal classico al jazz, passando per world e folk.  È l’evento cloudi una proposta continua e crescente che l’Amministrazione comunale di Castelfidardo offre tutto l’anno, proponendo la fisarmonica come strumento per tutte le generazioni e per tutte le occasioni. La manifestazione è una delle tappe storiche del circuito di eventi Grand Tour delle Marche, promosso da Tipicitàed ANCI, che da questa edizione si avvale del partenariato fattivo di Banca Mediolanume Mediolanum Private Bankingprotagonisti, in questa occasione, anche di una straordinaria anteprima d’autore, grazie ad un concerto-aperitivo con Daniele Di Bonaventura, artista di fama mondiale, programmato per il 13 settembre. Per il 2019, il palinsesto del PIF ruota intorno alle tantissime performance che si susseguiranno nei giorni del Festival, anche con nuove categorie come quella dedicata alla fisarmonica elettronica. Ogni giorno concerti e lezioni gratuite, seminari e audizioni, con una giuria di qualità eccellente che garantisce anche il ruolo di “talent scout” per le nuove promesse. Novità di quest’anno il “PIF Open stage” che esaudisce il desiderio di ogni fisarmonicista, ossia quello di possedere uno strumento costruito a Castelfidardo e di suonare nel tempio più importante del pianeta per quanto riguarda la fisarmonica. Come ormai avviene in molti eventi internazionali, l’iniziativa offre a tutti i fisarmonicisti la possibilità di inviare direttamente le proprie proposte artistiche di qualsiasi genere musicale ed esibirsi

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Kreativ 2019 per gli amanti del fai da te

Cucire, ricamare, intagliare o decorare torte: Kreativ è un appuntamento da non perdere per tutti quelli che amano fare le cose con le proprie mani. di Anna Rita Felcini Arriva Kreativ 2019, la nona edizione della manifestazione specializzata in realizzazioni e decorazioni creative di tutti i generi che si svolge dal 13 al 15 settembre 2019 presso la Fiera DI Bolzano.Parola d’ordine quest’anno è “Do it yourself”, un neologismo abbreviato con la sigla DIY che rappresenta una tendenza in forte crescita. Da un punto di vista sociologico, il DIY appartiene al megatrend della “nuova ecologia”: fare da sé è sostenibile, punta alla qualità invece che alla quantità e dà visibilità ai piccoli circuiti di economia circolare. Per i prossimi anni gli studiosi dei fenomeni culturali pronosticano per la “nuova ecologia” – e di conseguenza per il DIY – una diffusione a tutto campo!E Kreativ è proprio il luogo per eccellenza del DIY. “Ogni anno a settembre qui si radunano gli hobbisti e gli amanti del genere da tutta Italia – sottolinea Thomas Mur, direttore della Fiera di Bolzano – Kreativ offre, infatti, in un’unica location e in pochi giorni una grande varietà di materiali, tante ispirazioni DIY e l’incontro con molti appassionati creativi, il tutto senza passare ore in rete nelle communities virtuali, senza frequentare corsi costosi o visitare un negozio specializzato dopo l’altro. Quest’anno sono attesi oltre 12.000 visitatori”.Il cuore pulsante dell’edizione 2019 saranno sette craftroom dove gli appassionati più o meno esperti potranno esercitarsi nelle loro discipline preferite: cucire, ricamare o lavorare all’uncinetto, dedicarsi al cake design, dipingere, lavorare con la carta, il legno, l’argilla o la ceramica. Workshop per insegnantiLe attività creative non vengono esercitate solamente nel tempo libero: insegnanti e maestri/e d’asilo, ad esempio, investono da settembre a giugno tempo e impegno nella decorazione creativa a

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“La natura geniale”: scienza e ricerca per strumenti e applicazioni del futuro

Il lavoro della Professoressa Barbara Mazzolai parte dall’osservazione delle piante e arriva alla robotica, aprendo scenari di incredibili sviluppi in vari campi di applicazione di Enrica Bobbio Durante un caldo pomeriggio di mezza estate presso La Limonaia Caffè nel Parco del Castello Pasquinia Castiglioncello (LI),in occasione dell’uscita del suo primo libro: “La Natura geniale – come e perché le piante cambieranno (e salveranno) il pianeta”, Ed. Longanesi, abbiamo incontrato l’autrice, Barbara Mazzolai, scienziata e scrittricetra le 25 donne più geniali del settore.  Barbara Mazzolai dirige il Centro di Micro-Biorobotica dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Pontedera e si occupa di robotica bioispirata: ovvero, progetta macchine che migliorano la vita prendendo ispirazione dalle piante.  Biologa con un Dottorato di ricerca in Ingegneria dei Microsistemie un Master Internazionale in Eco-Management alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, nel 2015 Robohub, la maggiore comunità scientifica internazionale degli esperti di robotica, l’ha inclusa tra le 25 donne più geniali del settore. Ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti quali il Premio Marisa Bellisario e la Medaglia del Senato della Repubblica Italiana. Nell’ambito del programma europeo FET (Future and Emerging Technologies), che finanzia le idee di ricerca più visionarie, ha coordinato il progetto che ha portato alla realizzazione del Plantoide, il primo robot al mondo ispirato alle radici delle piante, con applicazioni che vanno dall’esplorazione spaziale alla microchirurgia al monitoraggio ambientale. L’idea che muove la ricerca diBarbara Mazzolai è di non guardare tanto alla velocitàquanto all’efficienzae al dispendio intelligente dell’energiaa disposizione, per applicazioni in campi che vanno dalla medicina all’archeologia.  Con il suo primo libro “La natura geniale”, ci racconta cosa possiamo copiare da organismi privi di occhi e di possibilità di movimento per provare a salvare il nostro pianeta. Ascoltandola si assapora la sua competenza, passione ed acuta osservazione, ma soprattutto la sua capacità di osservare il mondo nel suo insieme, caratteristiche proprie del mondo femminile. Il suo primo passo infatti come sottolinea è stato quello dell’osservazione: “più che da una specifica pianta sono partita

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Queen Victoria’s Palace: la mostra a Buckingham Palace che celebra la Regina Vittoria

In occasione del 200° anniversario della nascita della Regina Vittoria, Buckingham Palace apre le porte ad un’esposizione di memorabilia della sovrana dell’Ottocento. Fino a fine settembre. di Anna Rita Felcini Per celebrare il 200 esimo anniversario della nascita della Regina Vittoria– il 24 maggio 1819 – Buckingham Palace, il celebre palazzo nel cuore di Londra, dimora dei reali inglesi, ospita da fine luglio la mostra Queen Victoria’s Palace, in concomitanza con la Summer Opening delleState Rooms, che si tiene dal 20 luglio al 29 settembre 2019. La Sovrana, che diede nome a un’epoca, la Victorian Age, fece di Buckingham Palace, con le sue 775 stanze, un punto di aggregazione per il Paese, un potente simbolo della monarchia britannica, una delle corti più scintillanti d’Europa (con le sue numerose cerimonie pubbliche, i ricevimenti dei reali e le visite dei vari capi di Stato) e una casa di famiglia per i suoi nove figli, dove le tradizioni si rinnovano da centinaia di anni, come le apparizioni sul famoso balcone di marmo o le annuali feste primaverili nei giardini privati. La regina Vittoria salì al trono giovanissima all’età di 18 anni, era il 20 giugno del 1837. Si trasferì a Buckingham Palace tre settimane dopo, diventando il primo regnante a usarla come residenza reale ufficiale insieme al consorte, il principe Alberto, e rimanendoci fino al giorno della sua morte scandita da ben 63 anni di regno continuativo. L’esposizione Queen Victoria’s Palace racconta la vita al palazzo reale della Regina Vittoria, le trasformazioni volute dalla sovrana e in generale il periodo del suo impero, il più importante di sempre del Regno Unito. E’ composta da preziosi reperti tra abiti, dipinti (tra cui Tiziano, Rembrandt, Rubens, Van Dyck), sculture, disegni, schizzi e documenti di grande valore, molti dei quali esposti per la prima volta. E’ suddivisa in tre sezioni principali: il Palazzo, il Matrimonio, i Costumi, ciascuna delle quali pone l’accento su differenti elementi legati alla vita della sovrana nel palazzo,

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Summer Jamboree Senigallia 2019: è tempo di ballare a ritmo di rock‘n’roll

Ha preso il via a Senigallia, con i primi tre giorni di pre-festival, il Summer Jamboree numero venti, il Festival internazionale della musica e della cultura dell’America degli anni ‘40 e ’50. di Anna Rita Felcini Venti anni di Summer Jamboree concentrati in 12 giorni di Rock and Roll, dal 31 luglio all’11 agosto, con tre giorni di prefestival (31, 1, 2). E’ iniziato il XX Festival Internazionale di Musica e Cultura dell’America anni ’40 e ’50 che, come ogni estate, richiama nella città di Senigallia (AN) migliaia di appassionati da tutto il mondo. Con la nuova edizione del Summer Jamboree 2019, e ben 39 concerti a ingresso gratuito, ci immergeremo in 12 giorni di festeggiamenti, 12 giorni di R’n’R dal vivo, di allegria, spensieratezza, di social dance per celebrare e rinnovare il lungo pezzo di vita fatto insieme a decine di migliaia di fan fedelissimi che ogni anno, partendo da ogni parte del mondo, tornano a Senigallia per vivere l’abbraccio del Rock‘n’Roll e quella che è stata definita “the hottest rockin’ holiday on Earth”. Cominciamo a dare un’occhiata a date, programma ed eventi principali, ma ricordiamoci sempre di tenere sotto controllo il sito ufficiale: con così tanti eventi e ospiti, potrebbero esserci variazioni dell’ultimo minuto di date e orari, del tutto imprevedibili. Tra le stelle dell’epoca che hanno scritto la storia del Rock and Roll, quest’anno spiccano Jimmy Gallagher (7 agosto) e Jimmy Clanton (8 agosto). Attesi anche i Los Lobos, gli autori della celebre “La Bamba”: saranno la punta di diamante del Big Hawaiian Party on The Beach, la più attesa festa a piedi nudi in spiaggia, che si svolgerà il 5 agosto. Tra i must del Festival c’è anche il Burlesque Show and Cabaret che quest’anno torna al Teatro La Fenice la notte del 9 agosto. Protagonista,

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Matelica Wine Festival per il Grand Tour delle Marche

Il 19 e 20 luglio il Verdicchio incontra cucina e musica. Ospiti d’eccezione il vincitore di Masterchef 2018 e tutti i produttori locali per conoscere le sfumature del blasonato vino di Matelica. di Anna Rita Felcini Nelle Marche c’è un’isola tra i monti, un’ampia conca intramontana chiusa dove il Verdicchio si esprime da vero campione. Già dall’epoca dei Piceni prima e dei Romani poi, a Matelica si apprezzavano le caratteristiche uniche di un terroir che, tra questi verdi colli, rende unico e decisamente esclusivo il “nettare di Bacco”. Il 19 e 20 luglio, la graziosa cittadina dell’entroterra maceratese adagiata tra la dorsale Appenninica principale ed una catena montuosa secondaria, la cosiddetta quinta del gruppo del San Vicino, si colora di verde e con il Matelica Wine Festival dedica un effervescente fine settimana al suo più nobile ambasciatore: il Verdicchio. L’iniziativa entra a pieno titolo tra quelle selezionate dal Grand Tour delle Marche, il circuito di eventi dedicato a cibo e manualità, promosso da Tipicità ed ANCI, in collaborazione con Banca Mediolanum e Mediolanum Private Banking. Organizzato dall’associazione dei produttori con il contributo dell’Amministrazione Comunale e di altre realtà del territorio, il Matelica Wine Festival si dipana in un intenso programma nel quale il Verdicchio, che a Matelica diventa D.O.C. e D.O.C.G, “duetta” con il cibo e con performance artistiche e musicali. Madrina d’eccezione e conduttrice del cooking-talk show in programma venerdì sera sarà Veronica Maya. Un viaggio nel Verdicchio accompagnato dalle voci dei wine makers e dai piatti di due chef locali di grande talento: Serena D’Alesio, del Relais Marchese del Grillo di Fabriano, e Simone Scipioni, vincitore dell’edizione 2018 di Masterchef. Ad accompagnare questa speciale serata anche il live di Alessandro “Dante” Mancuso, vincitore de La Corrida 2019. Nella serata di sabato, invece, Verdicchio in “modalità pop” lungo le

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Come cavarsela tra Università e maternità

Cosa fare quando si è una mamma-universitaria? Come barcamenarsi tra esami, lezioni e la dolce creatura da crescere? Ecco per voi alcuni suggerimenti utili. di Anna Rita Felcini Non è certo un tema molto trattato, soprattutto in Italia. Eppure sono sempre di più le studentesse universitarie che si ritrovano incinta durante gli studi o addirittura prima di iniziare il percorso didattico. Le ragazze in dolce attesa nei primi mesi di gravidanza seguono le lezioni e cercano di dare più esami possibili per non lasciarne troppi indietro durante l’interruzione “forzata”. Ma non è sempre realizzabile. L’evento, in genere inatteso e non pianificato, causa problemi e provoca inevitabilmente ritardi nel percorso universitario. Fino a poco tempo, molti atenei italiani risultavano poco accessibili alle mamme e non garantivano loro il diritto allo studio. Infatti, avendo bimbi piccoli, è molto complicato anche il semplice atto di dare un esame o frequentare un corso, mentre è risaputo che non sostenere esami non esonera dal pagamento delle tasse. Oggi, in molte Università, qualcosa a favore delle giovani mamme studentesse si sta muovendo. Si può richiedere la sospensione degli studi per la maternità, congelando così il pagamento delle tasse, senza versare arretrati e more per l’anno di nascita del bambino e per tutto il successivo. Inoltre, alcune consentono alle future mamme di prolungare la scadenza normalmente fissata per il raggiungimento minimo dei crediti necessari a ottenere la borsa di studio. In aggiunta a queste agevolazioni, sono tantissimi in Italia i corsi universitari erogati in modalità e-learning, ossia da svolgere online, per permettere a tutti, anche a chi non ha molto tempo a disposizione, di laurearsi. Ecco qualche consiglio utile per conciliare lo studio con il prendersi cura del proprio bambino, soprattutto nei primi tempi più “complicati”. Studiare, anche se si è mamme, è davvero fattibile, a patto

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Donne e ciclismo: quando andare in bicicletta era un atto rivoluzionario

Continua il nostro viaggio alla scoperta di donne coraggiose, audaci, che hanno fatto sentire la loro voce, che non si sono arrese di fronte alle barriere sociali dei loro tempi di Martina Stimilli Le donne hanno condotto molte battaglie nel corso della storia, cercando di rovesciare stereotipi e pregiudizi privi di alcun fondamento. Questo è il caso delle due donne speciali: Annie Kopchovsky e Alfonsina Morini. Annie e Alfonsina sono le protagoniste di due storie diverse ma, allo stesso tempo, strettamente legate da un fil rouge: quello della bicicletta e del ciclismo, il quale ha aperto le sue porte all’universo femminile, anche grazie alle audaci imprese compiute dalle due giovani donne. Annie e la scommessa vincente Annie Kopchovsky, ebrea lettone, emigrata negli Stati Uniti con la propria famiglia all’età di cinque anni, è stata la prima giovane donna a girare il mondo su due ruote. Quale fu l’impresa che la consegnò alla memoria del ciclismo femminile e non solo, che la rese vincitrice di una lotta per l’indipendenza e l’autogestione? Era l’estate del 1894 quando Annie decise di lasciare (a soli 23 anni) la sua casa a Boston, marito e tre figli ancora piccoli, per tentare un’impresa mai osata prima da una donna: il giro del mondo in bicicletta.Tutto nacque da una scommessa: si sosteneva che una donna non fosse in grado di compiere il giro del mondo a cavallo di una bicicletta. Come avrebbe fatto una donna a badare a sé stessa, a combattere il freddo, la pioggia e chissà quali altri pericoli?! La sfida prevedeva un tempo di percorrenza di quindici mesi e un premio incredibile di ben 5.000 dollari. Annie non solo decise di accettarla per smentire il pregiudizio, ma colse l’occasione per lasciare un modello di vita che le stava stretto, quello che la vedeva nel

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Elena Lucrezia Cornaro Piscopia: la prima donna al mondo ad ottenere un dottorato

Una antica storia italiana che rivela il coraggio, la determinazione e l’amore per lo studio di una donna antesignana di cui vale la pena ricordare la vicenda di Martina Stimilli Da parecchi anni siamo abituate a considerare l’iscrizione e la frequentazione di una Facoltà presso una Università come una sorta di normale passaggio obbligato nel corso della vita e nell’avvio verso una qualsivoglia professione specialistica, ma non è sempre stato così, tutt’altro. Se poi si prendesse solo in considerazione il sesso femminile si osserverebbe che la possibilità di entrare in un percorso di studio universitario è cosa di poco meno di un secolo e che, peraltro, fino a non moltissimi anni fa sussistevano forti pregiudizi sulla capacità della mente femminile di assorbire nozioni tecniche, matematiche e scientifiche in genere. Un’assurdità che ha guidato la didattica per parecchio tempo. È necessario, quindi, ricordare coloro che hanno anticipato i tempi aprendo, se non una vera e propria strada almeno una “porta” verso l’autodeterminazione e il diritto allo studio per tutte le donne. Il 5 giugno scorso, il più noto motore di ricerca della rete ha voluto celebrare con un Doodle, una donna che cinque secoli fa si è battuta per i suoi diritti e la sua istruzione, diventando la prima donna laureata della storia. Elena Cornaro al secolo: Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, nacque il 5 giugno 1646 a Venezia da una famiglia illustre. Suo padre, procuratore di San Marco, le impose di laurearsi, per dare lustro alla famiglia dal momento che lei aveva già acquisito una vasta cultura benché assolutamente disinteressata al riconoscimento accademico. Una bambina prodigioL’erudito don Giovanni Battista Fabris, il quale aveva intuito il talento e l’inclinazione della bambina, l’avviò, già dall’età di sette anni e col sostegno del padre, agli studi classici, diventando il suo primo insegnante di greco.

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Giornata Mondiale dell’Ambiente: tutti in campo contro l’inquinamento atmosferico

Sconfiggere l’inquinamento atmosferico è lo slogan scelto quest’anno per sensibilizzare le popolazioni del mondo e i decisori politici su un’emergenza globale di Alberto Piastrellini Il 5 giugno di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale dell’Ambiente – World Environment Day, una festività proclamata nel 1972 dall’Assemblea generale dell’ONU in occasione dell’allora istituzione del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente. Tanti gli spunti di riflessione che, a partire dal primo input del 1974: “Only One Earth – una sola Terra”), hanno accompagnato le celebrazioni delle varie edizioni stimolando la riflessione dell’opinione pubblica su vari aspetti problematici della più ampia questione ambientale; quest’anno il tema scelto è “Beat Air Pollution – Sconfiggere l’inquinamento atmosferico” sintetizzato nell’hastag #beatairpollution Un pungolo, per singoli individui e Governi per concentrare l’attenzione sulla necessità non procrastinabile di mettere in campo azioni per il contrasto ad un nemico subdolo, quasi invisibile, molto silenzioso che, tuttavia, è responsabile, livello globale di oltre 7 milioni di decessi prematuri e costa, in termini di welfare, la bellezza di 5.000 miliardi di dollari! Interessante la scelta del Paese ospitante per quanto riguarda gli eventi ufficiali della Giornata Mondiale, la Cina, nazione fra le più colpite dall’inquinamento atmosferico; tra l’altro tutta la regione Asia-Pacifico risulta essere la più ferita in termini di decessi prematuri: ben 4 milioni! Industrializzazione pesante, massiccia concentrazione antropica in gigantesche aree metropolitane, mobilità di merci e persone congestionata ed uso massiccio di combustibili fossili hanno contribuito sì allo sviluppo economico del “Dragone cinese”, ipotecando però, pesantemente, il presente e il prossimo futuro della nazione. Non stupisce, dunque, la scelta della location per le celebrazioni ufficiali della WED che, tuttavia, premia anche gli sforzi intrapresi dal colosso asiatico negli ultimi decenni – soprattutto nel settore della mobilità sostenibile e nell’elettrificazione dei mezzi di trasporto pubblici – proprio per diminuire il

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