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Archivio vecchi articoli di Donna di Fiori

Le cinquantenni? Invisibili!

Qualche riflessione sulle dichiarazioni dello scrittore francese Yann Moix e la sua visione dell’amore A cura di Alberto Piastrelli e Eleonora Giovannini L’apodittica dichiarazione dello scrittore e regista francese Yann Moix, volto noto della TV ed apprezzato editorialista, vincitore nel 1996 del Premio letterario Goncourt, ha scatenato, com’era prevedibile, un vespaio di polemiche dal quale Donna di Fiori non si sottrae preferendo però, cogliere l’opportunità della notizia per una riflessione meno urlata di quanto accaduto sui media e sui social media nei giorni precedenti “Preferisco il corpo delle donne più giovani, semplicemente” – ha dichiarato su Marie Claire il neanche tanto giovanissimo autore, dal momento che pure lui ha appena superato i fatidici 50, rincarando la dose con un più esplicito “Il corpo di una donna di 25 anni è straordinario. Il corpo di una donna di 50 non lo è affatto”. Ma guarda un po’; il pupillo del filosofo Bernard Henry-Levy ha scoperto l’acqua calda: si invecchia! E se all’aitante commentatore non piacciono le donne mature che per lui sono “invisibili” (e neppure le europee dal momento che ha anche espresso le sue preferenze per le donne asiatiche in generale “coreane, cinesi e giapponesi”), cercheremo di farcene una ragione, magari compatendolo per quello che si perde (perché al netto di palestra, botox e ritocchini vari di splendide cinquantenni è pieno il mondo) e facendogli, al contempo, gli auguri per il suo nuovo romanzo “Rompre” che, guarda caso, è incentrato su un episodio autobiografico relativo ad una relazione andata male che, evidentemente, ha lasciato un certo segno. “Amo chi voglio e non devo certo presentarmi al tribunale del gusto”, ha troncato lo scrittore e per carità, per dirla alla francese, “chacun à son goût”, tuttavia non si può non ravvisare nella personale intemerata del personaggio una certa ambiguità nell’approccio a […]

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Saldi invernali 2019: i consigli per non sbagliare gli acquisti

L’arrivo del nuovo anno significa solo una cosa: è tempo di saldi! Ma se da una parte non vediamo l’ora di rifare il guardaroba, dall’altra è bene sapere cosa acquistare e come riconoscere le vere occasioni. Di Annarita Felcini La stagione dei saldi invernali 2019 è iniziata ufficialmente sabato 5 gennaio nella maggior parte delle Regioni italiane (in Basilicata il 2). Il periodo delle offerte e dei ribassi continuerà fino a marzo inoltrato, mentre in Campania durerà fino ad aprile. Abbiamo quindi circa tre mesi a disposizione ma, attenzione, le scelte vanno calibrate senza farsi prendere da inutili entusiasmi. Più di cosa comprare, infatti, conta come fare gli acquisti. Ecco allora per voi alcuni preziosi consigli da tenere sempre a mente prima di fare shopping per compere lungimiranti, e per non perdersi tra le tante offerte e le mille tentazioni che possono togliere tempo e denaro. Fate shopping da sole Contrariamente a quanto si possa immaginare, durante i saldi è meglio andare da sole a fare acquisti. Lasciate a casa amiche, madri, figlie e ancor più compagni o mariti. Il motivo è presto detto: nel caos dei ribassi, ci si muove con più agilità quando non si deve aspettare nessuno. Può sembrare un po’ egoistico, però funziona. Comprate un capo di moda “unico” Investite su un abito, una borsa o un paio di scarpe figlie della moda del momento quando questi pezzi sono “unici” e quindi sono destinati a durare nel tempo. Nell’armadio di una donna, infatti, non devono esserci solo articoli classici (sarebbe troppo noioso!), ma anche vestiti e accessori che danno carattere e stile proprio grazie alla loro unicità. Qualche esempio di pezzi unici? Le borse decorate, gli stivali glitter che hanno illuminato tanti red carpet, un abito plissé o con le piume, ma anche le paillettes che, […]

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La Cordata: le donne di Gurdjieff

All’inizio degli anni trenta Georges Ivanovitch Gurdjieff creò a Parigi un gruppo speciale di cercatori spirituali: solo donne e quasi tutte lesbiche. Di Agnese Mengarelli Georges Ivanovitch Gurdjieff è stato un maestro spirituale che con i suoi insegnamenti ha fortemente influenzato il XX e il XXI secolo. Era un uomo che non passava inosservato, magnetico, controverso e a volte contraddittorio. Credeva che il mondo si sarebbe auto distrutto, a meno che la “saggezza” dell’Oriente e l’“energia” dell’Occidente non fossero state imbrigliate e usate in modo armonico. Fortemente influenzato dal cristianesimo esoterico, dal sufismo, dal buddismo e dall’induismo, Gurdjieff insegnava oralmente ai suoi allievi la Quarta Via, un modo per creare la propria anima attraverso lo strumento dell’attenzione, il ricordo di sé, la trasformazione della sofferenza e la non-identificazione. Dopo un terribile incidente automobilistico, si dedicò completamente alla scrittura abbandonando l’insegnamento diretto. Tuttavia, all’inizio degli anni trenta Gurdjieff decise di creare un nuovo gruppo speciale di cercatori spirituali: solo donne e tutte lesbiche tranne una. Nacque la “Cordata”, perché tutte dovevano aiutarsi come gli scalatori in montagna. Il gruppo era formato da giovani artiste e intellettuali, donne sensibili, creative, di grande talento e dall’intelligenza fuori dal comune. Tra loro, c’erano Jane Heap e la sua ex fidanzata Margaret Anderson, fondatrici della rivista Little Review, famosa per aver pubblicato l’Ulisse di Joyce e le opere di Ezra Pound, Eliot e Hemingway. Georgette Leblanc invece era una diva famosa, un’attrice che era stata amante e ispiratrice del drammaturgo Maeterlinck, nonché intima amica di Jean Cocteau. Poi c’erano Solita Solano, scrittrice ed editrice con la sua compagna Janet Flanner, corrispondente da Parigi per il New Yorker; Kathryn Hulme, autrice del libro Storia di una monaca e Dorothy Benjamin, vedova di Enrico Caruso. “Sapevamo fin dal dal primo giorno, credo, cosa lasciava presagire quel legame […]

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Cosa c’è nella borsetta di una donna

La borsa di una donna, innegabile, è come il pozzo di San Patrizio, colma di tutte le cose più impensate. Di Eleonora Giovannini Il fondo delle borse sembra non finire mai, specialmente se alla mano smaltata interessa afferrare al volo qualcosa di urgente. Gli uomini non osano aprirle, hanno quasi timore di farlo, anche perchè spesso qualcosa si rovescia, senza contare che appena le aprono, precipitano nella totale confusione. Cosa c’è nella borsetta di una donna? Iniziamo dagli oggetti più comuni. Il portafogli, di solito grande, le chiavi, quelle della macchina, dell’ufficio, della cantina e del garage, quelle di casa e forse quelle della mamma anziana. Da non dimenticare anche gli occhiali da sole o da vista, il porta occhiali e lo spry per pulirli. Immancabili sono anche i fazzolettini, non solo da naso, ma pure quelli umidificati, talvolta le salviettine struccanti. E, a proposito di trucco, una parte della borsa si offre generosa a trousse di varie misure. Già, perchè le stesse trousse sono di per sè delle sottoborse a loro volta strapiene di tutti i generi di cosmetici. Ci sono inoltre gli oggetti stagionali: la sciarpa o il foulard in inverno, il costume in estate e il mini phon. Vogliamo parlare poi dei documenti? Bollette pagate da due mesi spiattellate sul fondo, scontrini della spesa, penne biro sparse e, nei casi più disperati, senza cappuccio. Nelle borsette delle donne c’è spazio anche per il cellulare, per il tablet e per una rivista, nonchè per l’agenda. Ci sono in fine le cianfrusaglie, ovvero tutti quegli oggetti minuscoli che non hanno dimora fissa, come le monete del carrello della spesa, l’accendino, gli elastici per capelli, lo specchietto per il controllo trucco, il campioncino del profumo, il carica cellulare, l’assorbente di riserva e le calze velate di ricambio. Un mondo inesplorabile, […]

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Pane: arriva l’etichettatura per distinguere quello fresco da quello precotto o surgelato

Atteso da 12 anni, finalmente è entrato in vigore il Regolamento che impone l’etichettatura per la distinzione del pane fresco da quello che tale non è, che d’ora in poi dovrà essere esposto in spazi appositamente riservati. Di Elena Cirilli Come hanno messo in evidenza numerose inchieste televisive negli ultimi anni, l’importazione di pane precotto e congelato proveniente soprattutto dall’Est Europa è aumentata con un fatturato passato da quattro a otto milioni di euro l’anno. Una situazione che penalizza sia il nostro Paese dal punto di vista economico, ma soprattutto noi consumatori, che a tavola non sappiamo più se stiamo mangiando pane fresco, conservato, precotto o surgelato, a meno che non lo compriamo direttamente dal fornaio. Per questo è molto importante il nuovo Decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, realizzato di concerto con il Ministro delle Politiche Agricole Alimentari, Forestali e del Turismo e il Ministro della Salute, che disciplina e regolarizza nello specifico le varie denominazioni di “panificio”, “pane fresco” e “pane conservato”. Un decreto finalmente entrato in vigore e che, pensate, doveva essere emanato già da un decennio! Il Decreto, denominato Disposizioni urgenti per la liberalizzazione dell’attività di produzione di pane, permetterà al consumatore di acquistare pane realmente fresco e non semplicemente “caldo” spacciato per appena fatto. “Resta tuttavia il problema di prevedere anche per il pane l’etichettatura obbligatoria dell’origine delle farine utilizzate – ha osservato Coldiretti – Infatti, solo una etichettatura trasparente può consentire ai consumatori di compiere scelte consapevoli e alle imprese di far emergere il valore distintivo dei prodotti agricoli realizzati”. Il testo della normativa definisce per “panificio” l’impresa che dispone di impianti di produzione di pane ed eventualmente altri prodotti da forno e assimilati o affini, e svolge l’intero ciclo di produzione, dalla lavorazione delle materie prime alla cottura finale (in poche parole il […]

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Scopriamo il Tè, bevanda gentile che ha conquistato il mondo

Di Alberto Piastrellini Dalla Cina del III Sec. alla diffusione globale, breve storia di un infuso che ha condizionato non solo le abitudini domestiche, ma anche il mercato e la creatività. La casa lasciata in penombra in un silente pomeriggio d’inverno; l’unica luce è quella della lampada da lettura che rischiara la poltrona preferita, sul tavolinetto, accanto al libro, una tazza di tè espande il suo vapore aromatico… Per molti è il momento di relax assoluto, magari vagheggiato lungo intere giornate di lavoro convulso; per tanti altri, nelle sue molteplici varianti, il piacere di una tazza di Tè diventa occasione per condividere insieme chiacchiere e golosità, come pure un istante di pausa nel rotolare delle ore. Fatto sta che il Tè in poco più di tre secoli ha conquistato il gusto dell’umanità finendo per diventare, oggi, la bevanda più consumata al mondo dopo l’acqua pura. Cerchiamo di ripercorrere insieme il cammino di questo semplice infuso dal suo esordio semi leggendario nell’antica Cina ai fasti del XVIII e del XIX e Secolo rivelando pure che proprio il Tè è stato protagonista nella nascita della nazione americana! La leggenda del Tè Un popolare racconto cinese fa risalire la scoperta del Tè ad un antichissimo imperatore del passato il quale sostando a meditare sotto una pianta, si addormentò col paiolo dell’acqua a bollire sul fuoco accanto. Una provvida brezza fece volare alcune foglie dalla pianta nell’acqua e, al suo risveglio, l’imperatore volle provare quella bevanda dall’intenso e soave profumo: era nato il Tè! In effetti i primi riscontri documentali sull’uso del Tè in Cina ci arrivano direttamente dal III Sec. d. C. allorquando l’infuso è utilizzato dai monaci nelle lunghe sessioni di meditazione. Nei secoli successivi il consumo di Tè come bevanda nobile e medicamentosa si allarga alle classi agiate di Cina e […]

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L’intramontabile Donna

Di donne si parla e si scrive parecchio, la letteratura femminile non manca certo di contenuti, così come il mondo della musica dedica a questo universo un’infinità di liriche e canzoni. Di Eleonora Giovannini Nel mondo della pittura al primo posto c’è  Lei, Da La Gioconda a La Maja Desnuda, in tutti i suoi tratti di tutte le epoche, con le caratteristiche che la contraddistinguono sempre e che ne fanno una figura comunque letteraria, nella sua essenza oseremmo dire immortale.   Immortale è la Donna, non solo per la delicatezza e per l’arte della seduzione, ma anche in virtù della sua intelligenza, del suo intelletto creativo, della personalità  accesa e della profondità spirituale. La donna si rivela come divina, tanto da conservare integro il ricordo del dolce stil novo.  Dopotutto, per quanto strumentalizzata, per quanto troppo spesso ritenuta più oggetto che soggetto, rimane essenziale non soltanto alla procreazione, bensì alla sua controparte, l’uomo, privo di completezza senza una  presenza femminile. Da sfatare anche il mito dell’uomo in grado di superare la donna in altre maestrie: lo sapevate che  il primo programmatore di computer fu proprio una donna:? Il suo nome era Ada Lovelace, inglese e  incredibilmente capace. Dunque la donna non ci rammenta soltanto la femmina Eva che suggeriva all’ingenuo  Adamo comportamenti peccaminosi, ma una mente in grado di far prevalere il suo pensiero.   Dopotutto,  le doglie non sono considerate conseguenza del suo originario errore, ma un’ulteriore risultato della sua capacità di sopportazione  e della sua forza. E Loro, le donne, ne vanno fiere.    

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Calligrafia: l’arte della bella scrittura che fa bene alla mente e all’anima

Alla scoperta dei benefici psicofisici dell’esercizio della scrittura a mano; per recuperare il senso del bello e della manualità nella comunicazione. In un’epoca che ha fatto della digitazione la principale attività motoria e nella quale il rapporto primario con la scrittura a mano è quasi relegato alla sola attività scolastica, parlare di calligrafia sembra anacronistico e totalmente al di fuori della realtà. Ma è veramente così? La parola che definisce la “bella scrittura” (dall’unione dei termini greci antichi καλòς – calòs “bello” e γραφία – graphìa “scrittura”) ha un sapore antico e, per taluni, quasi amaro e nostalgico; ricordi di vecchi racconti di una scuola fredda dove alunni intirizziti riempivano pagine di asticelle cerchietti ed uncini in attesa del severo giudizio del Maestro di turno pronto alla lode e altrettanto lesto alla bacchettata. Già, perché, sino alla diffusione della “macchina da scrivere”, prima, e dei programmi di videoscrittura per PC, poi, avere una bella grafia era prima di tutto un vanto personale oltre che un ottimo biglietto da visita per professioni impiegatizie. Tuttavia, si sa, il passato, almeno in certe forme, tende a ritornare ed allora ecco che il piacere lasciare sul foglio tratti squisiti – oltre che estremamente leggibili – è tornato ad essere elemento distintivo, originale e, perché no, frutto di grande piacere personale. Da qualche anno (ma Associazioni e Circoli culturali nel mondo hanno sempre mantenuto verde la pianta della calligrafia), si assiste ad un revival nella pratica calligrafica; si pubblicano libri e manuali, si moltiplicano i corsi ed i laboratori; occasioni speciali ed eventi sociali richiedono ed investono nella scelta charmante di un prodotto distintivo e di qualità come un invito, una partecipazione, una locandina scritti a mano. Nelle Marche, fra le colline di Recanati (MC) è persino attivo un moderno Scriptorium – Laboratorio di Scrittura […]

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Segnature: la medicina popolare delle donne

Le guaritrici di campagna con le loro formule e gesti sacri hanno attraversato i secoli, ma sono ancora vive e operanti nella società di oggi. Le segnature erano un antico rito di cura praticato nelle campagne di tutta Italia che, pur nascendo nel contesto di una civiltà contadina ormai tramontata definitivamente, ancora oggi vede molte donne attive in questa antica arte. In passato ci si affidava a queste guaritrici di campagna per essere curati in seguito a cadute, Herpes zoster, bruciature o storte. Non solo, le segnature erano usate anche per ritrovare le cose perdute, calmare le tempeste o gli incendi, per eliminare la paura e soprattutto per scacciare il malocchio. Fino agli anni Cinquanta, in quasi tutte le famiglie contadine almeno una donna conosceva uno dei tanti rituali per togliere il malocchio, rimedio utilizzato per curare diversi disturbi, fra cui mal di testa, capogiri, difficoltà a dormire, nervosismo, esaurimento fisico e psicologico oppure malesseri di origine non ben precisata. Le segnature erano un’arte di guarigione affidata prevalentemente alla donna per la sua vicinanza ai segreti del corpo, proprio e altrui, che consente un punto di accesso privilegiato ai misteri del divino. L’atto della segnatura prevede la recitazione spesso in dialetto di alcune formule e preghiere specifiche (tenute gelosamente segrete) accompagnate da una gestualità simbolica che di solito prevede la ripetizione del segno della croce (da qui il nome di segnature), pur con importanti correlazioni con un passato di matrice pagana. All’interno della comunità contadina questo sapere veniva tramandato fra consanguinei, per esempio da nonna a nipote, madre e figlia, o da suocera a nuora. Le formule non si possono tramandare a chiunque perché il segnatore perderebbe i propri poteri per un anno, insieme a chi gliele ha insegnate e a chi le ha apprese da lui. Il “passaggio di […]

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Diabete: nelle donne è diverso e anche più pericoloso

Il diabete al femminile è più pericoloso. Per questo va affrontato in modo corretto partendo proprio dalle donne, veicolo di cambiamento e prevenzione per tutta la famiglia. Di Annarita Felcini   Il diabete è una malattia che colpisce di solito più gli uomini che le donne. Tuttavia, tale tendenza cambia radicalmente soprattutto dopo i 75 anni di vita: da questa età in poi, infatti, il numero di donne affette da diabete cresce e supera quello degli uomini.   Si stima che in totale ci siano 143 milioni di donne affette da diabete in tutto il mondo, un numero che si crede possa arrivare a 222 milioni entro il 2030. In Italia, le donne con diabete di tipo 2 sono circa 2 milioni, tantissime altre quelle a rischio perché sovrappeso od obese, sedentarie, fumatrici, ipertese o con il colesterolo alto.   Durante l’ultima “Giornata Mondiale del Diabete” dello scorso 14 novembre, promossa dalla International Diabetes Federation, si è parlato quasi esclusivamente della malattia “al femminile”: perché rispetto agli uomini le pazienti stanno aumentando, perché la patologia ha spesso complicanze peggiori nelle donne presentando una maggiore mortalità, ma anche perché le donne possono essere un veicolo di cambiamento e prevenzione per tutta la famiglia.   Anche se le caratteristiche del diabete sono molto simili tra le persone, a causa del diverso profilo ormonale e delle notevoli differenze metaboliche (che si manifestano con cicliche fluttuazioni, e durante le diverse fasi della vita: adolescenza, periodo fertile, gravidanza, menopausa), le donne tendono a presentare condizioni particolari che influenzano il controllo della malattia. Ad esempio, le complicazioni cardiovascolari associate al diabete sono più comuni nelle donne che negli uomini. Ed è risaputo che le malattie cardiovascolari sono una delle principali cause di morte nei paesi sviluppati.   “Il rischio cardiovascolare associato al diabete è maggiore nelle […]

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