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Archivio vecchi articoli di Donna di Fiori

Timballo di pasta con Salsiccia e Carciofi

Ingredienti per 4 persone 600 grammi di carciofi 500 ml di besciamella 400 grammi di salsicce 300 grammi di pasta 50 grammi di vino bianco 50 grammi di brodo vegetale 10 grammi di Grana Padani Grattugiato 1 spicchio di aglio Olio extravergine di oliva q.b. Sale fine q.b. Pepe nero q.b. Per prima cosa pulite i carciofi eliminando le foglie esterne più dure, tagliatene il gambo ripulitelo dalla parte coriacea ed eliminate la punta delle foglie. Successivamente divideteli in 4 parti ed eliminate la parte centrale composta dalla barbetta. Tagliatele a fette sottili e poi mettetele in una ciotola con acqua e limone per non farli annerire. In una padella antiaderente fate scaldare l’olio e quando sarà caldo aggiungete lo spicchio di aglio, fatelo rosolare e toglietelo quando si inizia a scurire, prendete la salsiccia, togliete il budello e sbriciolatela con le mani, mettetela in padella e fatela cuocere al fuoco bassi per circa 5 minuti. Scolate i carciofi e aggiungeteli in padella insieme alla salsiccia, mescolate e cuocete per altri 5 minuti. Salate e pepate a vostro piacimento, bagnate con un mestolo di brodo vegetale caldo, e lasciate completamente assorbire. Sfumate poi con il vino bianco e lasciate evaporare, mescolando per amalgamare tutti gli ingredienti. Alzate la fiamma e cuocete per altri 15 minuti Nel frattempo fate cuocere la pasta e scolatela quando è ancora al dente, aggiungetela nella padella con la salsiccia e i carciofi e aggiungete anche la besciamella mescolando bene. Spegnete il fuoco e versate tutti gli ingredienti in una pirofila da forno, livellate la superficie e ricoprite con il grana grattugiato in modo uniforme. Cuocete in forno statico preriscaldato a 230 gradi per 4-5 minuti  poi toglietela dal forno e lasciatela riposare per qualche minuto

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Donne e Astrattismo in mostra a Como

Una mostra interamente al femminile. Numerose  artiste protagoniste dell’astrattismo dal 1930 al 2000 suddivise in diversi percorsi  che evidenziano le diverse declinazioni, modalità e linee di ricerca Donne protagoniste dell’arte astratta italiana dal 1930 al 2000. Questo il tema della mostra “Astratte. Donne e astrazione in Italia 1930-2000” che si tiene a Como nella splendida cornice di Villa Olmo fino al 29 maggio 2022. La mostra è organizzata dal Comune di Como e curata da Elena Di Raddo. L’esposizione prende avvio da alcune artiste comasche allargando poi l’attenzione su altre protagoniste dell’arte italiana dagli anni Trenta del Novecento fino all’inizio del 2000, anni in cui l’indagine sull’astrazione si declina in gruppi e tendenze comprese tra astrazione geometrica, informale, pittura analitica e astrazione post-pittorica. Donne e astrazione in Italia 1930-2000 ha il merito di portare l’attenzione su queste protagoniste dell’arte italiana, un nucleo ristretto ma significativo del contributo femminile al mondo dell’arte contemporanea. La storia dell’arte astratta infatti, in Italia come nel resto d’Europa, è una storia sostanzialmente al maschile, scardinata per la prima volta nel 1980 dall’importante mostra “L’altra metà dell’avanguardia”, a cura di Lea Vergine, che per la prima volta, porta alla luce le donne dimenticate dalla storia dell’arte. Il percorso espositivo è scandito da aree tematiche che evidenziano le diverse declinazioni, modalità e linee di ricerca in cui l’arte aniconica si esprime: Pioniere, Segno/Scrittura, Geometrie, Materia, Meditazione/Concetto, Corpo/Azione/Re-Azione e Spazio/Luce, ultima tappa del percorso. Tra le artiste: Carla Badiali, Cordelia Cattaneo, Betty Danon, Carla Accardi, Nathalie du Pasquier, Fernanda Fedi, Alessandra Bonelli, Franca Ghitti, Maria Morganti e tante altre. Una mostra molto vasta che continua idealmente con una appendice presso la Pinacoteca Civica di Como, dove, nello stesso periodo, verrà esposta un’opera luminosa in cristalli, specchi e neon di Nanda Vigo, in prestito dall’Archivio Nanda Vigo di Milano. […]

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Plumcake alle mele

Ingredienti per uno stampo da plumcake: 150 grammi di farina di riso integrale 100 grammi di farina di mandorle 60 grammi di zucchero di canna 2 uova 1 bustina di lievito 2 mele renette 1 bicchiere di latte o yogurt bianco Cannella a piacere In un mixer mescolate tutti gli ingredienti secchi partendo dalle farine, aggiungendo poi il lievito, lo zucchero e infine la cannella. Poi aggiungete le uova, il latte o lo yogurt fino ad ottenere un impasto omogeneo. Ottenuto il composto aggiungete una mela a tocchetti nell’impasto e versatelo in uno stampino per plumcake o se lo preferite tondo in uno stampo con diametro 22 cm, rivestito di carta da forno. Tagliate l’altra mela a fettine sottili e disponetele sulla superficie del plumcake. Infornate a 180 gradi per 40 minuti circa.

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La Venere di Botticelli: simbolo di bellezza femminile nell’arte

La Venere di Botticelli che fluttua leggera su una conchiglia posata sull’acqua è la raffigurazione dell’ideale universale e perfetto di bellezza femminile nell’arte. Il famoso dipinto che raffigura la dea dell’amore di Sandro Botticelli (1445 – 1510) è conosciuto da tutti come “La nascita di Venere”, ma in realtà non rappresenta tale evento, bensì l’approdo della dea sull’isola di Cipro. Quest’opera, considerata un po’ come il simbolo del Rinascimento italiano, è stata realizzata da Botticelli con la tecnica della tempera su tela di lino. Attualmente, si può ammirare “La nascita di Venere” agli Uffizi, mentre all’epoca della sua creazione era ospitata nella villa medicea di Castello, probabilmente, era posta a fianco dell’altrettanto famosa “Primavera” dello stesso artista. I due dipinti hanno condiviso non solo il luogo in cui erano esposti, bensì anche le vicende storiche che hanno portato alla loro creazione. Sappiamo dalle sue stesse parole che Giorgio Vasari (1511 – 1574) vide il dipinto di Botticelli, nel 1550, ma non conosciamo con sicurezza l’anno in cui fu realizzato. La tesi più accreditata propone il 1486. Per quanto riguarda le fonti, si ritiene che l’impianto della raffigurazione risalga all’opera del poeta Angelo Poliziano (1454 – 1494), “Stanze de messer Angelo Poliziano cominciate per la giostra del magnifico Giuliano di Pietro de Medici” (più note come “Stanze per la giostra”; opera incompiuta in lingua volgare), in particolare a una di queste “Stanze”. L’opera del Poliziano a sua volta attingeva ad Ovidio, alla “Teogonia” di Esiodo, al “De rerum natura” di Lucrezio e persino a un inno di Omero. Ne “La nascita di Venere” sono presenti quattro personaggi: Venere al centro che pare avanzare nell’acqua leggermente increspata a bordo di una conchiglia. La sua bellezza, la nudità e la posa aggraziata la equiparano a una statua antica. Ai lati sono raffigurati: alla […]

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Rosina de “Il Barbiere di Siviglia”: un perfetto mix di arguzia e innocenza

Ne “Il Barbiere di Siviglia” di Rossini l’astuzia e l’amore sono i due ingredienti principali della storia. Rosina, personaggio femminile protagonista di quest’opera buffa, si fa portavoce di entrambi. Rosina è la protagonista femminile de “Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini (1792 – 1868). Leggendo la trama dell’opera scopriamo che è giovane e bella e che vive in casa del suo tutore, il dottor Don Bartolo. Nella cavatina (o aria di sortita, aria con cui in un’opera lirica italiana i personaggi si presentano in scena), “Una voce poco fa” (Atto primo – scena V), è lei stessa a fornirci indicazioni precise sulla sua personalità: “Io sono docile, – son rispettosa, sono ubbediente, – dolce, amorosa; mi lascio reggere, – mi fo guidar”. Fin qui tutto bene, però, dopo un significativo “ma”, la ragazza si affretta ad aggiungere: “se mi toccano – dov’è il mio debole, sarò una vipera – e cento trappole prima di cedere – farò giocar”. Da queste ulteriori affermazioni comprendiamo che, dietro l’apparente aria innocente e remissiva del personaggio si nasconde ben altro: Rosina è una giovane furba e determinata, pronta anche a “mordere”, se il caso e la situazione in corso lo richiedono. La storia prende il via da uno scambio di sguardi al Prado e da una conseguente infatuazione tra Rosina e un giovane sconosciuto. L’uomo di cui Rosina si è innamorata è un ricco nobile, il conte di Almaviva che la ricambia, purtroppo, la ragazza può solo vagheggiare sogni d’amore, perché il suo tutore la tiene sotto chiave. In pratica, la giovane vive come una reclusa, ma come si dice, “fatta la legge, trovato l’inganno”: l’aiuto provvidenziale per coronare i suoi sogni le verrà da un simpatico e astuto tuttofare che frequenta la casa, Figaro, un giovane barbiere che, guarda caso, è anche […]

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Come nasce l’uovo di Pasqua?

Fin dall’antichità per tutte le culture l’uovo aveva un enorme valore simbolico in quanto rappresentava la vita e la rinascita poi con l’avvento del cristianesimo la tradizione è stata reinterpretata alla luce delle scritture. L’usanza di regalare l’uovo di Pasqua è una tradizione risalente al medioevo, anche se come descritto sopra, la scelta dell’uovo non è casuale visto che da sempre questo alimento ha una forte simbologia. Per alcune culture era dovuto all’unione di terra e cielo e quindi era simbolo di vita Per gli antichi egizi invece rappresentava l’origine del tutto e il fulcro degli elementi aria, acqua, terra e fuoco. Per i Persiani a primavera quando la natura risorgeva regalarsi un uovo era simbolo di nuova vita. Per il cristianesimo queste teorie vengono rilette alla luce delle Nuove scritture per cui l’uovo diventa il simbolo che rappresenta al meglio il miracolo della resurrezione di Cristo. A partire dal Medioevo in Germania si diffuse l’usanza di regalarsi le uova bollite avvolte in foglie e fiori in modo che il guscio si colorasse tranquillamente, almeno tra la gente comune, gli aristocratici invece presero l’abitudine di scambiarsi uova in argento, platino o oro finemente decorati. Per quanto riguarda l’uovo matrioska invece è una tradizione che viene dalla Russia ed è risalente allo zar Alessandro III che commissionò all’orafo Fabergé la preparazione per la zarina di uova decorate. Il primo uovo che creò era in platino smaltato bianco con al suo interno un secondo uovo in oro che conteneva due regali, la riproduzione della corona imperiale e un pulcino decorato. Ed è proprio grazie a Fabergé se oggi nell’uovo di Pasqua troviamo una sorpresa. Invece l’uovo di cioccolato è un’invenzione riconducibile al re Sole che a inizio 700 fece realizzare dal pasticcere di corte un uovo in crema di cacao.

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Unghie di marzo, oro e argento per brillare come non mai

Must di questa stagione è splendere, luccicare e brillare. Le unghie di questa primavera si tingono di queste regole, ed è per questo che la nail art di marzo di tinge di riflessi metallizzati e si abbina a gemme preziose. In fondo perché lasciare l’oro e l’argento solo a Natale e Capodanno e non sfruttare questo tiepido sole per regalare nuova brillantezza alle unghie ed esaltare il loro riflesso metallizzato? Necessario ovviamente è abbinare il colore dello smalto al tono della pelle, argento per gli incarnati freddi e oro per le carnagioni calde. Regola base è vere delle unghie sane visto che lo smalto metallizzato è più versatile di quanto si pensi. Si può optare o per una manicure monocromatica o abbinare l’oro e l’argento a french manicure e ad altre combinazioni da scegliere a piacere seguendo il proprio istinto. L’oro e l’argento poi possono anche essere arricchiti con dei glitter e magari qualche decorazione tipicamente primaverile come fiori o farfalle in modo da rendere le unghie ancora più particolari.

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Spaghetti della Zia

Per quattro persone 350 gr. di spaghetti n.5 1 confezione di panna da cucina olio extra vergine d’oliva sale, pepe nero, aglio, prezzemolo concentrato di pomodoro 1 peperone rosso 500 gr. di vongole fresche (veraci è meglio) 1 trancio di salmone formaggio grana Preparazione Lasciare purificare le vongole per molte ore in acqua e sale. Lavare e tagliare il peperone a quadretti. Farlo rosolare nell’olio fino a quando non si ammorbidisce. Unire il salmone, spellato, spinato e tagliato in pezzi grossi. Dopo qualche minuto, quando il salmone è ormai cotto, unire le vongole e qualche cucchiaio di acqua. Aggiungere sale, pepe nero e molto prezzemolo. Quando le vongole sono perfettamente aperte unire il concentrato di pomodoro, a seconda della densità desiderata. Non deve, però, essere troppo denso. Scolare gli spaghetti e versarli nella pentola con il sugo (a tal fine è bene usarne una abbastanza larga). Farli saltare per qualche minuto. Aggiungere un filo d’olio, altro prezzemolo, la panna e molto formaggio grana. Servire ben caldo e buon appetito. Pietanza indicata per sorprendere gli amici. Tratto dal libro “Ricette, profumi e candele…”, PlaceBook  Publishing & Writer Agency di Amalia Barbara Di Bartolo

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L’anima russa di Carl Gustav Jung porta il nome di una donna

È uscito in Francia un libro di Frédéric Lenoir che riaccende i riflettori su un “gigante” della psicanalisi del ‘900: Carl
Gustav Jung. Con Jung Un voyage vers soi, “Un viaggio verso se stessi” l’autore conduce nel viaggio più entusiasmante: quello dentro di noi. E se è vero che è la donna a rappresentare la via dell’uomo verso se stesso, il percorso di consapevolezza per Jung non può prescindere da una grande donna: Sabina Spielrein.

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