Donna InCanto: Carmen, la seduzione sfrontata e ribelle

Esotismo ed erotismo nella figura della zingara ribelle che da 144 anni accende le fantasie del pubblico del mondo.

Di Alberto Piastrellini

Quand je vous aimerai?

Ma foi, je ne sais pas.

Peut-être jamais, peut-être demain.

Mais pas aujourd’hui, c’est certain!

(Traduzione: “Quando vi amerò?

In fede mia non so.

Può essere, mai; può essere domani.

Ma non oggi, è sicuro!”)

L’entrata in scena di Carmen, a metà del primo atto dell’Opera omonima di George Bizet è qualcosa di sconvolgente nella sua sfrontata esuberanza giovanile e popolare al tempo stesso; sapientemente e teatralmente ritardata da due scene dove l’atmosfera accaldata del pomeriggio sivigliano si colora dell’attesa spasmodica di gruppi maschili diversi bramanti l’arrivo delle donne.


Non già le figurine putibonde in guanti di pizzo e ombrellino o le ingenue contadinelle che affollano la piazza, buone, se mai, per metter su famiglia o per scimmiottare qualche conquista galante, ma le ruvide, provocanti, scosciate e sguaiate sigaraie la cui anima seduttrice e perversa è Carmen, sex symbol ante litteram che accende le fantasie borghesi con un portato di sensualità fisica e verbale amplificato da una partitura orchestrale accesa e violenta, evocatrice e ammaliatrice.

Scopriamo insieme questo personaggio che dal 1875 costituisce un archetipo dell’opera lirica e della femminilità.

Prima ancora che sulle scene, Carmen vede la luce nella novella omonima pubblicata nel 1845 da Prosper Mérimée: un torbido quadretto in quattro parti che adombra relazioni adulterine e crimini passionali nel contesto di una Spagna accesa dal fuoco dei sensi.

Un soggetto di per sé già scandaloso che però, aveva tutte le caratteristiche – adeguatamente sfrondato delle parti più “forti” – per intrattenere il pubblico di famiglie del Théâtre national de l’Opéra-Comique di Parigi che, nel 1873 aveva commissionato a George Bizet l’incarico di trarne un’opera.

Il musicista e i librettisti Henri Meilhac e Ludovic Halévy si concentrarono soprattutto sulla terza parte del racconto originale, modificando parecchi particolari, eppure, la stesura ebbe una genesi travagliata, tanto per il timore della committenza circa il prevedibile rifiuto del pubblico di fronte a tematiche così esplicite, quanto per le resistenze manifestate dagli orchestrali del teatro che giudicarono la partitura troppo difficile.

Dopo un anno di prove ed un braccio di ferro continuo fra il compositore, i librettisti, il teatro e le maestranze artistiche, l’opera vide la luce il 3 marzo 1875 a Parigi. Non fu una vera débâcle, piuttosto un’accoglienza fredda, che si trascinò per i mesi successivi prostrando psicologicamente l’autore che morì il 3 giugno di quell’anno, sfortunatamente alla vigilia della ripresa viennese che ne avrebbe decretato il trionfo in Europa e il plauso di musicisti come Richard Wagner, Johannes Brahms e Pëtr Il’ič Čajkovskij finendo per diventare una fra le opere maggiormente rappresentate al mondo ogni anno.

Da allora Carmen affascina, o meglio, “strega” il pubblico, giacché nel suo essere gitana reca non solo l’allure carnale e sregolato di una vita bohémienne o l’ironia scanzonata che si fa beffe del maschilismo, ma anche un portato di magia popolare e superstizione che amplifica il mistero femminile e lo rende ancor più desiderabile e pericoloso.

Non solo, Carmen rappresenta la parte indomita ed indomabile dell’eroina post-romantica, una figura che anticipa l’anti-eroe della narrazione contemporanea, esaltata com’è nei sui difetti morali per rendere esplicita la critica graffiante alla moralità dominante del tempo, allora come oggi (paradossalmente).

Per questo attira sempre: non è solo questione di bellezza irraggiungibile, esotismo, provocazione e passione portata all’eccesso sino all’autodistruzione; Carmen rappresenta la donna ribelle che si libera dalle convenzioni, dai giudizi e dai pregiudizi per riaffermare, contro tutti, il proprio essere: “Jamais Carmen ne cédera! Libre elle est née et libre elle mourra” (trad: “Mai Carmen cederà! È nata libera e libera morirà!”).

Una figura attuale, controversa, capace di interrogare nel suo essere liberamente donna!

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