Un giardino in bottiglia porta un angolo di Natura in casa, arreda con discrezione e dà la possibilità di osservare e comprendere la magia dei processi naturali.
Di Alberto Piastrellini
Da sempre godiamo nell’avere accanto, all’interno delle nostre case, elementi naturali vivi che ci avvicinano a quella dimensione naturale che, il progresso ci ha lentamente alienato.Se vasi, fioriere e cache pot allietano e rinfrescano gli interni e gli esterni delle abitazioni arrivando a costruire financo rigogliosi angoli verdi degni di una foresta tropicale in miniatura, se la tecnica bonsai ci consente la magica illusione di poter disporre di alberi centenari in soggiorno; se l’arte ikebana della disposizione di fiori recisi ed elementi vegetali ci apre la mente alla gioiosa contemplazione di effimere schegge di Natura, la presenza di un giardino in bottiglia stimola la fantasia e la curiosità dell’osservatore e, per l’appassionato di lavoretti green rappresenta una sfida di non poco conto.
Il contrasto rappresentato dai toni bruni della torba e delle sabbie ed il verde tenero delle foglie minute vestite di goccioline di umidità evoca l’immagine di un meraviglioso altrove ideale e primordiale dove la natura regna incontrastata e selvaggia. Allo stesso tempo, la superfice brillante del vetro delimita il confine del microcosmo svelando la realtà di un ambiente educato dall’uomo ma, non per questo meno meraviglioso.
Il giardino in bottiglia, parente povero del terrario costituisce un vivace elemento d’arredo in grado di sposarsi con un’ampia varietà di stili e di non sfigurare affatto con il design contemporaneo grazie alla diversa personalità dei contenitori utilizzati che vanno dalle classiche bottiglie panciute, ai grossi barattoli in vetro in un crescendo di forme e dimensioni che solo la fantasia e la disponibilità possono frenare.
L’importante è considerare attentamente l’apertura di accesso al contenitore che dovrà essere abbastanza larga da consentire l’inserimento delle piante e degli eventuali accessori (pietre e miniature) e tutte le operazioni di allestimento e mantenimento degli elementi vegetali.
Il giardino in bottiglia deve prevedere un substrato sufficientemente drenante (per evitare ristagni d’acqua che possono favorire la marcita delle radici e la comparsa di muffe) ed allo stesso tempo in grado di immagazzinare sufficientemente l’umidità che, grazie alla luce del sole impregnerà l’interno del contenitore per ricadere sulle foglie delle piante in un ciclo perfetto che, se ben equilibrato, potrà mantenersi tale senza troppi interventi esterni in termini di annaffiature.
Importante, in fase di allestimento del posizionamento del terriccio e del ghiaietto drenante, prevedere un sottile strato di carbone attivo che avrà la funzione di purificare i residui di eventuali decomposizioni organiche che potrebbero causa cattivi odori.
La scelta delle piante, ovviamente, è fondamentale: dimensioni contenute, ottima tolleranza all’umidità e alla penombra costituiscono gli elementi base per partire nella selezione, poi forma, portamento e colore vengono di conseguenza accanto ad una necessaria riflessione circa la convivenza di specie diverse.
Il giardino in bottiglia non dovrebbe mai essere esposto alla luce diretta del sole. Un eccessivo surriscaldamento potrebbe scompensare il delicato equilibrio dell’ambiente interno provocando una eccessiva evaporazione o la secchezza del terreno e delle piante (soprattutto se il contenitore è chiuso).
Per quanto riguarda l’irrigazione, meglio servirsi del vaporizzatore ma solo quando la superficie interna del vetro appare libera da condensa, cosa che rivela come la “scorta” di umidità del terreno sia esaurita.
E adesso, spazio alla fantasia e alla sperimentazione!
Magari si può partire con un semplice barattolo o un vecchio contenitore per caramelle e una singola piantina per poi allargarsi ad allestimenti più importanti.
L’importante è considerare che si ha a che fare con esseri viventi che hanno le loro esigenze.