di Benedetta Giovanetti Una ricetta toscana senza tempo che ha il sapore di casa, una ricetta classica della nonna, esattamente come la carne alla pizzaiola è una delle ricette tradizionali della nostra cucina popolare italiana. Si tratta di pollo tagliato a pezzi rosolato in padella e profumato con gli odori classici, molto goloso e semplice Ingredienti: 1 pollo intero da 1,3 kg 1 cipolla dorata 1 costa di sedano 100 grammi di vino rosso 1 rametto di rosmarino Sale fino q.b. 400 grammi di pomodori pelati 1 carota 1 spicchio di aglio Olio extravergine di Oliva q.b. 1 ciuffo di prezzemolo tritato Pepe nero q.b. Per prima cosa si inizia dal taglio delle verdure, dopo aver mondato la cipolla sbucciate la carota e spuntatela poi togliete il ciuffo dal sedano e tritate il tutto fino ad ottenere dei dadini di 2-3-mm. Poi si taglia il pollo a pezzi separando cosce, petto e alette. In una casseruola mettete a scaldare un goccio d’olio accendete la fiamma e lasciate scaldare qualche istante poi versate i pezzi di pollo cominciando sempre dal lato della pelle. Si fa rosolare per una decina di minuti rigirandolo dopo un po’, poi quando il pollo sarà ben colorito si aggiunge il trito di sedano, carota e cipolla e lo spicchio di aglio mondato, infine sale pepe e rosmarino, mescolate e fate insaporire per altri 5 minuti. Sfumare con il vino rosso e lasciate evaporare completamente la parte alcolica, togliere il rosmarino e lo spicchio di aglio e aggiungere i pomodori pelati a pezzetti. Mescolate e coprite col il coperchio, lasciate cuocere a fuoco moderato per 30-35 minuti o comunque appena la carne si stacca dalle ossa. A fine cottura controllare che sia giusto di sale e spolverizzare con il prezzemolo, un’ultima mescolata e poi è pronto.
di Glenda Oddi Si sente spesso parlare di utero retroverso, ma cos’è? E cosa comporta? La retroversione dell’utero consiste in un anomalo posizionamento dello stesso che si presenta inclinato all’indietro anziché in avanti. Nella maggior parte dei casi è qualcosa di congenito ma in circostanze più rare può anche insorgere a seguito di processi infiammatori intensi o di particolari manovre ginecologiche come nel caso del parto o dell’aborto. Tale posizionamento dell’utero si riscontra principalmente in donne molto magre perché più soggette ad un abbassamento e rilassamento degli organi. I disagi correlati ad esso sono innanzitutto legati ad un ciclo maggiormente doloroso sia in fase premestruale che mestruale in relazione alla maggior contrazione del muscolo uterino necessaria per far uscire il flusso. In alcuni casi comporta dolore durante i rapporti sessuali e/o un senso di “stiramento verso il basso”. Al contrario di quando si crede, l’utero retroverso non genera alcuna problematica in relazione al concepimento e alla gravidanza. Le probabilità di rimanere incinte sono identiche rispetto a chi non ha tale malposizionamento. Nel caso in cui non generi alcuna forma di disagio l’intervento terapeutico per correggerlo è del tutto superfluo. Se invece comporta delle conseguenze rilevanti sulla salute e sul benessere della persona il trattamento più idoneo consiste in una isteropessi: un intervento chirurgico volto a riposizionare l’organo nella maniera corretta. La retroversione congenita non è ovviamente prevedibile ma quella indotta da infiammazione o da dinamiche ginecologiche può essere scongiurata attraverso un adeguato processo di igiene intima e rispettando le indicazione del ginecologo in relazione ai periodi successivi a parti ed aborti.
di Benedetta Giovannetti Direttamente dal Giappone e dal cartone animato Doraemon quel simpatico gattone blu che era capace di combinarne di tutti i colori, ecco i dorayaki, dolcetti giapponesi perfetti per la merenda. Assomigliano molto ai pancakes ma sono più piccoli e sono preparati senza aggiunta di grassi. In Giappone sono serviti con un ripieno di salsa dolce di fagioli azuki, ma nella versione occidentale possono essere farciti con confetture e crema di nocciole. Ingredienti per sei dorayaki 180 grammi di acqua 150 grammi di zucchero a velo 3 grammi di lievito in polvere per dolci 240 grammi di farina 00 2 uova 20 grammi di miele Per ungere la padella Olio di semi q.b. Per prima cosa versate la farina in una ciotola e poi unite lo zucchero avelo e il lievito per i dolci. Aggiungete le uova il miele e l’acqua a temperatura ambiente Messi tutti gli ingredienti iniziate a sbattere con una frusta prima lentamente e poi energeticamente fino ad ottenere un composto privo di grumi e dalla consistenza fluida. Scaldate la padella per le crepe e versate un filo di olio fino a spanderlo sulla superficie poi versate con un mestolo il composto per ciascun dolcetto a fuoco medio e proseguite fino a terminare l’impasto, unite poi i dorayaki con la crema di nocciole sigillandoli. Una volta cotti si consiglia di consumarli in giornata.
di Glenda Oddi L’episodio accaduto pochi gironi fa a Ursula von der Leyen è solo la punta di quell’enorme iceberg che prende il nome di sessismo. È un fenomeno trasversale che colpisce donne di qualsiasi estrazione sociale, condizione economica ed età. Tra di esse ci sono grandi ricercatrici e donne d’ingegno che hanno visto defraudati i propri meriti a favore di colleghi maschi, cosa che ha portato alla diffusione del preconcetto che la scienza è qualcosa che appartiene agli uomini. Il fenomeno che ha portato queste donne a divenire dei fantasmi, dimenticate dalla storia e dalla società, è stato talmente forte e diffuso da aver acquisito una denominazione specifica: effetto Matilda. Questa denominazione è stata inventata nel 1993 dalla scienziata Margaret W. Rossiter dal nome di Matilda Joslyn Gage una scrittrice femminista del 1800 che pubblicò l’opera “Woman As Inventor” in cui denunciava il fatto che numerose scoperte scientifiche ed invenzioni fossero in realtà frutto di donne sconosciute che si videro defraudate dei loro meriti da parte di uomini. Tra le grandi donne rimaste nell’anonimato abbiamo: Lise Meitner: scienziata che diede per anni un contributo decisivo per la scoperta della fissione nucleare ma il premio Nobel andò solo al suo collega Otto Hahn; Nettie Stevens: biologa statunitense che scoprì che la determinazione del sesso degli individui è dovuta alla configurazione dei cromosomi. Il riconoscimento e la fama, però, andarono solo ad un altro ricercatore che fece la scoperta contemporaneamente a lei; Alice Augusta Ball: chimica statunitense che scoprì quello che rimase fino agli anni quaranta il più efficace trattamento contro la lebbra. Morì però precocemente prima di riuscire a pubblicare i risultati delle sue ricerche e il presidente della sua università decise di pubblicarli a suo nome senza neanche citare la ragazza…Oltre queste ce ne sono davvero tante altre. Sono
Di Benedetta Giovannetti Un secondo piatto molto sfizioso e gustoso, una ricetta facile e versatile, una melanzana tagliata a metà incisa nella polpa e ripiena con prosciutto e scamorza con una copertura di pangrattato, pomodorini secchi, aglio e menta fresca. Ingredienti: 2 melanzane di medie dimensioni 100 grammi di prosciutto cotto a fette 100 grammi di scamorza affumicata 1 cucchiaio di pomodorini secchi sott’olio ½ spicchio di aglio 3 cucchiai di pecorino romano grattugiato Olio extravergine di oliva Menta fresca 3 cucchiai di pangrattato Pepe nero Sale fino q.b. Per prima cosa lavate le melanzane e tagliatele a metà, orizzontalmente, poi incidete la polpa con un coltellino affilato praticando tagli paralleli abbastanza profondi in modo da poter poi inserire il ripieno. Prendete un piatto che può andare in microonde e cuocetelo a 750 watt per 5 minuti, poi toglietele e fatele intiepidire e farcite le fessure con le fettine di prosciutto cotto e fettine di scamorza opportunamente sagomate. Disponetele quindi su una teglia foderata con carta forno. Per la copertura raccogliete nel mixer del pangrattato 2 cucchiai di pecorino grattugiato i pomodorini secchi scolati dal loro olio, l’aglio la menta sale e pepe. Frullate il tutto fino ad ottenere un composto omogeneo e profumato. Distribuite il pangrattato aromatizzato sulle melanzane e cospargete con l’ultimo cucchiaio di pecorino grattugiato, bagnate con olio e fate gratinare con forno caldo a 180° per circa 35/40 minuti. Sfornate e servite calde.
Come prendersi cura di se all’esordio delle prime rughe di Glenda Oddi La soglia dei trent’anni è davvero importante per tutti. È una sorta di momento cruciale che segna simbolicamente il passaggi dall’adolescenza all’età adulta…anche se nel nostro Paese, che è molto anziano, si è “ragazzi” ancora per diversi anni. Il passaggio dai venti ai trenta però è anche legato a delle trasformazioni fisiche che lo rendono particolarmente sofferto soprattutto per le donne. Un giorno la tua pelle è liscia, senza neanche una grinza e il giorno dopo ti accorgi che c’è qualcosa di strano, delle sottilissime piegoline, pensi che siano dovute al fatto che hai tenuto la fronte corrugata senza accorgertene e che quindi spariranno presto ma non è così. Resteranno li per sempre e tutte le mattine ti ricorderanno che la natura non fa eccezioni per nessuno, neanche per te. Per questo motivo, da questa fatidica soglia, sarà ancora più importante prendersi cura di se. La pelle va idratata e curata, ecco alcune accortezze che possono aiutare nella skincare routine: Idratazione: la pelle andrebbe detersa tutti i gironi mattina e sera, poi idratata con una crema apposita. L’idratazione però non avviene solo attraverso le creme ma anche dall’interno, è quindi importante bere molto. Se non siete abituate a farlo la preparazione di infusi e tisane di vostro gradimento potrà aiutarvi; Usare una crema adeguata: ci sono creme e creme, è quindi opportuno utilizzarne una appositamente indicata per le prime rughe. Importanti quelle che garantiscono l’apporto di vitamine e quelle con acido ialuronico; Truccarsi nel modo giusto: evitare il make up troppo pesante che da un aspetto più maturo e rende più evidenti le piccole rughe. Prediligere un fondotinta leggero e un trucco naturale; Dite addio alle notti brave: non c’è nulla che mantiene giovani come un regolare ritmo
di Benedetta Giovannetti La trippa alla parmigiana è un piatto ricco e saporito che viene dalla tradizione culinaria povera dell’Emilia, diversa da quella alla fiorentina si prepara con un soffritto di cipolla e dopo aver rosolato bene la trippa con la cottura a fuoco dolce di due ore con la passata di pomodoro. Ingredienti: 1,5 kg di trippa pulita 1 cipolla bianca 220 grammi di passata di pomodoro 100 grammi di parmigiano reggiano dop da grattugiare Pepe nero Olio extravergine di oliva q.b. Brodo di carne 200 grammi Sale fino q.b. Tritate finemente la cipolla e tagliate la trippa a listarelle. In un tegame alto e capiente fate rosolare la cipolla con olio extravergine di oliva e fatela appassire per una decina di minuti, aggiungendo del brodo di carne, una volta che la cipolla sarà morbida aggiungete la trippa e fatela rosolare per 5/6 minuti. Aggiustate di sale e pepe e unite la salsa di pomodoro. Fate amalgamare il tutto e girate con un mestolo di legno, quindi lasciate cuocere il tutto senza coperchio a fuoco dolce per circa 2 ore aggiungendo di tanto in tanto un mestolo di brodo di carne perché la trippa non si secchi e risulti morbida. A cottura terminata aggiungete il parmigiano reggiano grattugiato, amalgamate e servite la vostra trippa. Se chiusa ermeticamente si conserva in frigorifero per due giorni ma può anche essere congelata.
di Benedetta Giovannetti Anche per questa primavera abbiamo veramente modo di spaziare in tantissime tendenze e molto variegate per quanto riguarda la decorazione delle unghie andando da unghie fuori dagli schemi a quelle più discrete e tradizionali. Un primo trend è quello delle sfumature magari con nuance di un rosa sfumato verso l’azzurro oppure dei cromatismi semplici e lineari abbelliti da piccoli disegni tipo poi o piccoli cuori su una base color rosa chiaro. Ed è il rosa che torna protagonista anche sulle unghie quest’anno con le sue mille sfumature da stendere magari una per ogni dito. Altro evergreen è il nude, perfetta per chi cerca qualcosa di discreto che può essere abbellita con delle piccole decorazioni discrete colorate sopra. Siete amanti del french e non ci potete proprio rinunciare? Oltre alla classica lunetta bianca su fondo rosa o bianco potete optare per una bella luna rosso fuoco o color oro, che danno un tocco di originalità ad una nail art intramontabile e sempre di moda. Volete qualcosa di nuovo ed estroso? Allora optate per l’effetto cromato, magari color argento. Ed il rosso? Pensavate di dover mettere tutte quelle boccette in pausa e tirarle fuori per natale? Assolutamente no… Il rosso non passa mai di moda dal rosso corallo al rosso fragola si prende un posto in classifica anche questa estate. Io personalmente do ancora qualche chance ai fluo e ai colori decisi, sarò che questa primavera mi fa venire voglia di colori ma un bell’arancione fluo o meno, dà una bella sensazione di caldo.
di Glenda Oddi Il diaframma è una lamina muscolo-tendinea che si colloca tra torace e addome, proprio al centro del nostro corpo. Questo elemento svolge un ruolo importante in vari processi biologici come la respirazione, la minzione, la defecazione, il parto e il vomito. È, insomma, un elemento che da spinta e forza a molti processi di immissione od emissione di vari elementi in e dal nostro corpo. Il suo uso nella respirazione è spesso marginale e scorretto. Se mentre state respirando si solleva il vostro petto e non l’addome vuol dire che la vostra è una respirazione superficiale e non diaframmatica. Quest’ultima è da prediligere alla prima perché garantisce un’immissione d’aria nell’organismo più efficace e profonda comportando numerosi benefici: scarico della tensione su spalle e corpo; maggior senso di rilassamento (una respirazione più profonda favorisce l’eliminazione del cortisolo, l’ormone dello stress); abbassamento della pressione; rallentamento del battito cardiaco e conseguente controllo dell’ansia; migliore ossigenazione del corpo in generale. Come si può notare i benefici della respirazione diaframmatica non sono solo fisici ma anche psicologici, infatti le emozioni che proviamo sono strettamente legate ai processi interni al nostro corpo, soprattutto alla produzione di determinati ormoni. Per molti la respirazione diaframmatica non deve essere appresa perché utilizzata spontaneamente fin da bambini ma per altri non è così e un valido esercizio per impararla ad utilizzare è il seguente:stenditi in un luogo tranquillo e comodo (puoi usare un tappetino per lo yoga ad esempio). Piega le gambe leggermente e poggia una mago sul tuo petto. A questo punto ispira dal naso lentamente ed espira dalla bocca. Cerca di far in modo che non si alzi il petto ma l’aria finisca nella pancia e si sollevi solo l’addome. Non contrarre i muscoli della parte superiore del corpo e non inarcare la schiena.
di Glenda Oddi Le nostre nonne usavano i pannolini in cotone, lino o altro tessuto per assorbire il flusso mestruale. Basta chiedere a chi li ha usati per avere drammatici racconti di ore passate a tentare di smacchiarli. Una svolta venne rappresentata dall’arrivo degli assorbenti usa e getta, più comodi ed efficaci ma senza dubbio più inquinati. Mentre questi sono diventati con il passare dei decenni sempre più sottili, comodi e sicuri e sono stati realizzati in vari materiali, si è tentato ti risolvere il problema del loro impatto sull’ambiente. Di recente sono nate le mutande assorbenti lavabili (che non sono altro che una rivisitazione moderna del vecchio pannolino) e gli assorbenti riutilizzabili dopo un’accurata pulizia in lavatrice o a mano. Senza dubbio la soluzione più moderna ed originale è attualmente rappresentata dalla coppetta mestruale (o coppa mestruale). È nata contemporaneamente agli assorbenti usa e getta decenni fa ma non è mai decollata sul mercato, forse perché avrebbe abbattuto le spese fatte dalle donne per far fronte al propri “periodo”, forse per un certo scetticismo verso qualcosa di così lontano dai vecchi pannolini. Resta il fatto che è stata di recente riscoperta e pare sia sempre più in voga. La differenza sostanziale rispetto le soluzioni più in uso è rappresentata dal fatto che viene posizionata all’interno per andare a raccogliere il flusso anziché assorbirlo. Per questo motivo è realizzata in un materiale fortemente flessibile ed adattabile ai movimenti del corpo (nella maggior parte dei casi il silicone o altro materiale simile). Presenta diversi vantaggi: Non assorbe il flusso o l’umidità. Rappresenta dunque un minor pericolo di infezione rispetto al tampone interno e allo stesso tempo non fa sudare come l’assorbente (sappiamo tutte cosa succede durante il periodo estivo); Essendo qualcosa che va posizionato completamente all’interno del corpo non costringe a
di Benedetta Giovannetti Lo scarabeo egizio era considerato un potente amuleto sin dai tempi antichi con funzione magica apotropaica di eterna rinascita nel divenire e trasformarsi, assicurando solo eventi felici e un miglioramento nelle facoltà intuitive e spirituali. Lo scarabeo per via dei suoi poteri divenne presto il simbolo stesso dell’Egitto ma ben presto fu usato anche da altri popoli quali i Fenici, Cartaginesi e Greci. Con l’avvento della VI dinastia comparvero i primi amuleti che poi divennero estremamente diffusi solo a partire dal Nuovo regno dove compariranno anche le prime decorazioni sull’addome piatto quali iscrizioni e disegni. Durante il periodo degli Hyksos le decorazioni cambiano nuovamente con decorazioni di tipo orientaleggiante e con l’aggiunta di zampe lunghe e piegate sotto il ventre. In alcuni casi vi era inciso anche il nome del sovrano come protezione e buon augurio. In antichità erano realizzati con pietre verdi, simbolo di Osiride quali il calcedonio oppure in lapislazzuli, faienice e paste vitree. Poteva essere usato nei monili o su bracciali e anelli oppure inserito nei pettorali come quelli del corredo funebre di Tutankhamon. Col passare del tempo apparve anche in ambito funerario posto sul petto della mummia dopo la cerimonia dell’apertura della bocca.
di Glenda Oddi Che i colori sono associati alle nostre emozioni è cosa nota a tutti (il nero del lutto, il rosso della passione, il verde della speranza …) ma pochi sanno che vengono usati fin da tempi remoti con effetti terapeutici in pratiche alternative alla medicina tradizionale. Stiamo parlando della Cromoterapia, cioè della cura delle persone attraverso i colori. L’uso di questi aiuterebbe, secondo questa pratica, il corpo e la mente a ritrovare l’equilibrio perduto. Si basa sull’idea secondo la quale quando una parte del corpo viene esposta ad un’irradiazione colorata essa assorbe le onde elettromagnetiche caratteristiche di quel colore. Gli atomi delle cellule del corpo acquisiscono dunque un movimento oscillatorio in linea con quello del colore da cui sono colpite andando a riacquisire il giusto movimento ed equilibrio nel corpo. Dunque i colori riescono a correggere la disarmonia oscillatoria degli atomi delle cellule del nostro corpo che è alla base del nostro malessere. La cromoterapia usa i tre colori primari e altri cinque frutto della loro combinazione: rosso, blu, giallo, arancione, verde, indaco, violetto, turchese. Ognuno di essi veicola una qualità, una specifica capacità. Riguardo i modi d’impiego della cromoterapia essa può avvenire attraverso: irradiazione luminosa; massaggi attraverso prodotti con pigmenti colorati; visualizzazione e respirazione; bagno con acqua colorata o luci; abiti; luce solare (perché comprende in essa tutti i colori), alimenti (mangiando cibi di un certo colore). L’efficacia della cromoterapia non è provata da alcuna evidenza scientifica. La medicina la considera comunque una pratica terapeutica dolce, perché del tutto innocua e capace di agire soprattutto sulla psiche attraverso un processo di suggestione.
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