di Benedetta Giovannetti I ciondoli chiama angeli, sono sfere contenenti un meccanismo musicale chiamato xilofono o campanellino che emette un suono armonioso e sottile quando viene scosso. Pare che ogni ciondolo abbia un suono unico e predestinato ad armonizzarsi con la persona che lo indossa permettendogli di entrare in contatto con il proprio angelo custode. Tale ciondolo dunque avrebbe la capacità di evocare l’angelo custode di chi lo indossa e questo angelo lo accompagnerà e proteggerà durante ogni avvenimento della vita. Se regalato in gravidanza va indossato fin dai primi mesi della gestazione e solitamente si dona con una dedica di accompagnamento alla futura mamma, affinché indossandolo lungo la pancia possa rilassarsi e tranquillizzarsi e vivere la propria gravidanza serenamente. Il suono che emana viene percepito dal bambino in grembo che grazie ai movimenti della mamma potrà anche capire l’alternarsi del giorno e della notte. Nato come gioielli dedicato alle mamme, alle gestanti e a chi sta cercando una gravidanza è un gioiello in realtà adatto a tutte le donne, anche le più giovani in quanto è un piccolo portafortuna, in alcuni negozi si può anche trovare un chiama angeli dedicato agli uomini. Il chiama angeli è un ciondolo sferico che secondo la tradizione messicana è un reale e potente portafortuna con proprietà benefiche in grado di proteggere la persona che lo indossa e nel caso delle donne in gravidanza proteggerà anche il bambino richiamando i suoi angeli custodi. Tale ciondolo veniva regalato di madre in figlia quando questa era in dolce attesa.
Curiosità sul vezzo più antico del mondo. di Glenda Oddi L’etimologia della parola “profumo” non è molto chiara, i più vogliono che derivi dal termine latino “fumum” che vuol dire per l’appunto fumo, riferendosi probabilmente ai suffumigi con sostanze profumante. L’inizio dell’uso di questa sostanza tra gli uomini si perde nell’antichità più remota, è impossibile capire con precisione quando è avvenuto effettivamente il suo primo impiego. Basti pensare che già gli egizi e i babilonesi ne facevano ampio uso e i primi lo consideravano talmente importante da avere un dio preposto ad esso: Nefertum. La più antica fabbrica di cui abbiamo attestazione è quella rinvenuta sull’isola di Cipro grazie a degli scavi archeologici, risale all’incirca al 2000 a.C. ed i suoi prodotti venivano esportati in tutto il Mediterraneo. Sia la produzione antica che quella contemporanea dei profumi si basano sull’uso non solo di piante ma anche di sostanze a dir poco repellenti come il vomito di balena e le ghiandole perianali di zibetto. Basti pensare al largo impiego in molti di essi dell’ambra grigia che è risultata essere il prodotto del processo digestivo dei cetacei. Sono numerose le credenze che hanno interessato i profumi, per esempio per lungo tempo si è ritenuto fossero legati alla salute, per cui gli antichi egizi credevano di poter curare attraverso gli odori, non a caso sono considerati i padri dell’aromaterapia. Inoltre si riteneva che il cattivo odore veicolasse la diffusione delle malattie, per questo durante le epidemie di peste i medici portavano una maschera in cui inserivano erbe aromatiche e si bruciavano sostanze odorose nelle case per purificarne l’aria. Infine, ci sono profumi e profumi, quelli di più alta qualità sono davvero costosi, questo perché necessitano di una raccolta dei componenti accurata e in grande quantità, per esempio un enorme numero di fiori colti
di Benedetta Giovannetti Ingredienti per sei stampini 450 grammi di latte intero 120 grammi di zucchero 20 grammi di tuorli circa 1 medio 150 grammi di panna fresca liquida 220 grammi di uova circa 4 medie 1 baccello di vaniglia Per il caramello 150 grammi di zucchero Per prima cosa preparare il caramello versando lo zucchero in un pentolino dal fondo spesso e facendolo sciogliere a fiamma medio bassa senza mescolare ma limitandosi a far roteare il pentolino. Quando il caramello è diventato di colore ambrato va versato in sei stampini di capacità di 180 ml circa che vanno sistemati dentro una teglia dai bordi alti e ruotati per distribuirli sulla base. Una volta messi da parte si prosegue con la ricetta. Versare il latte in una ciotola e aggiungere sia i semi del baccello di vaniglia e portarlo a sfiorare il bollore all’interno di un pentolino. Una volta raggiunto il bollore spegnere per mezz’ora e poi trascorso il tempo togliere il baccello di vaniglia e aggiungere la panna, mescolare e tenere un attimo da parte. In una ciotola sbattere le uova con lo zucchero e versare lentamente a filo il composto di latte e panne filtrandolo con un colino e mescolare ancora con la frusta per ottenere un composto omogeneo. Riprendere la teglia con gli stampini e distribuire il composto ottenuto poi versare dell’acqua bollente nella teglia fino a coprire un terzo degli stampini. Cuocere a bagnomaria in forno preriscaldato per 180 gradi per 50 minuti. Lasciare intiepidire e trasferire gli stampini in frigorifero a raffreddare per almeno 4 ore. Trascorse le ore staccate i creme caramel e servire.
Alcune dritte per il benessere dei nostri occhi. di Glenda Oddi Capita di svegliarsi la mattina con gli occhi particolarmente gonfi. Scientificamente tale disturbo si definisce edema periorbitale e sono numerose le sue possibili cause: allergie, pianto, ritenzione idrica, mancanza o eccesso di sonno, stress, affaticamento oculare, raffreddore ecc. Il gonfiore agli occhi può anche essere determinato da infezioni, per questo la persistenza del disturbo dovrà condurci a individuarne la causa attraverso il nostro medico di riferimento. I sintomi più comuni collegati all’edema periorbitale sono: prurito, lacrimazione, arrossamento, visione offuscata ecc. Nel caso in cui il gonfiore compare in relazione a stato confusionale, letargia, trauma cranico, gonfiore in altre parti del viso è opportuno recarsi al pronto soccorso perché in questi casi l’edema è possibile sintomo di problematiche più gravi come shock anafilattico o infezioni dentali. Nel caso in cui non sia collegato a gravi patologie uno stile di vita sano aiuta a prevenire il problema, per questo motivo sarebbe opportuno per chi è particolarmente predisposto cercare di evitare il consumo di sale e di cibi grassi, aumentare l’assunzione di antiossidanti, evitare alcolici e avere un sonno regolare. Per alleviare il gonfiore è possibile comunque fare riferimento a rimedi naturali da applicare in casa: Impacchi con acqua fredda; Fettine di cetriolo: si applicano dopo averle raffreddate in frigo; Impacchi di acqua e sale: sciogliere mezzo cucchiaino di sale in mezzo litro di acqua calda, bagnare delle garze con il composto; Aloe vera: si può trovare l’estratto della pianta nelle erboristerie, con esso si dovrà bagnare una garza da applicare sugli occhi; Impacchi con bustine di thè o camomilla: si mettono in infusione e una volta raffreddate si applicano sugli occhi. Entrambe queste piante hanno infatti grandi proprietà decongestionanti.
Oltre ai rimedi chimici possiamo ricorrere anche ad elementi naturali per tenere lontani gli insetti. di Glenda Oddi Con la bella stagione tornano inevitabilmente le zanzare, un piccolo tormento quotidiano che ci costringe a cercare i rimedi più disparati per tenerle lontane. Oltre i prodotti di origine chimica da effondere nell’ambiente o da spruzzare addosso è possibile aiutarci anche con sistemi naturali. Un esempio è dato dall’uso di piante “antizanzare” che possiamo mettere sul nostro balcone o in prossimità delle finestre. Vediamo quali sono: Citronella. Può vivere sia in vaso che a terra, richiede poca acqua, in genere non si deve bagnare più di una volta a settimana e deve sempre stare al sole. Ѐ senza dubbio la pianta più conosciuta e utilizzata per tenere alla larga le zanzare, basti pensare al largo uso che si fa delle candele con il suo aroma; Erba gatta. Ha un odore pungente ed è molto semplice da coltivare, richiede poche cure e può essere posta sia all’aperto che in casa; Lavanda. Ѐ molto efficace contro gli insetti e il suo odore, al contrario di quello di altre piante antizanzare risulta piacevole; Cedrina. Ѐ un arbusto che raggiunge all’incirca i due metri di altezza e può stare a terra o in vaso. La sua esposizione al sole deve essere garantita solo per mezza giornata e in estate va annaffiata all’incirca due volte alla settimana. In autunno deve essere potata e bagnata una volta al mese. L’odore delle sue foglie è un valido rimedio antizanzare; Calendula. I suoi fiori hanno un odore caratteristico che tiene lontani alcuni insetti. Ѐ una pianta da esterno che ama particolarmente il sole, per questo è ideale da posizionare nei punti della casa più esposti alla luce come in prossimità delle finestre al fine di evitare l’entrata in casa delle
Una sostanza che fa bene all’ambiente e al portafoglio. di Glenda Oddi Il bicarbonato è un prodotto naturale e, per chi ha a cuore l’ambiente, rappresenta un valido alleato per sostituire molti prodotti di origine chimica. I suoi usi, da solo o combinato con altre sostanze, sono numerosi. Vediamone alcuni: Dentifricio. Aiuta nella pulizia dei denti, basta immergere lo spazzolino in esso e poi passarlo sotto l’acqua e strofinarlo sui denti; Collutorio. Un cucchiaino di prodotto in mezzo bicchiere d’acqua è un utile disinfettante per la bocca; Scrub per la pelle. Si può realizzare unendo tre parti di bicarbonato con una parte di acqua; Digestivo. Se si aggiunge un cucchiaino di questa sostanza a un bicchiere d’acqua insieme al succo di mezzo limone si otterrà un valido digestivo; Punture d’insetto. Mescolando un cucchiaino di prodotto con un po’ d’acqua si produrrà un composto cremoso da applicare sulle punture di insetto per alleviare il prurito; Effetto emolliente. Aggiungendo mezza tazza di bicarbonato nella vasca da bagno si otterrà una pelle morbida e vellutata; Pediluvio. Se si sciolgono due cucchiai di prodotto in un catino di acqua tiepida i piedi stanchi ne trarranno immediatamente beneficio; Combatte i cattivi odori. Si può applicare sul fondo delle pattumiera, nelle scarpe, nel frigo e in tanti altri posti ancora per eliminare gli odori sgradevoli. Questi sono solo alcuni dei mille usi del bicarbonato, basta solo un po’ di pazienza per imparare a sfruttare nelle nostre attività domestiche questo prodotto al pieno delle sue potenzialità, proprio come facevano le nostre nonne. Otterremo un beneficio per l’ambiente e per il nostro portafoglio!
di Benedetta Giovannetti Popolare era la figura del barbiere che esercitava all’aria aperta o quando si occupava di nobili e dignitari all’interno del palazzo All’inizio la lametta era di selce con manico di legno poi nel medio regno divenne di bronzo. Anche in Egitto si soffriva della caduta dei capelli, quando iniziava la caduta si poteva rimediare ungendo la zona colpita con una pomata a base di grasso di leone, ippopotamo, coccodrillo, gatto, serpente e stambecco oppure una mistura a base di miele e dente di asino. L’uso delle parrucche si diffonde a partire dalla V dinastia ed era elemento basilare sia per uomini che per le donne nei diversi momenti della vita sociale, ma il suo uso era riservato ai dignitari e alle loro famiglie, anche se poi con il tempo divenne molto comune. Quelle degli uomini erano sempre corte mentre quella delle donne era liscia e a lunghezza media. Nel nuovo regno divennero più sofisticate ed elaborate, con sottili treccine di capelli veri o fibre vegetali con aggiunta di ornamenti. Venivano realizzate da artigiani o da barbieri e col passare del tempo divennero sempre più voluminose con una maggiore quantità di capelli che dava loro un aspetto più pesante e compatto. Per raccogliere le treccine di solito si usavano spilloni di legno osso o avorio come dimostrano le sculture del periodo amarniano.
di Glenda Oddi Il mondo dei cosmetici è spesso in conflitto con l’ambiente. Molti dei prodotti che usiamo per la nostra bellezza hanno infatti un forte potere inquinate come gli shampoo per esempio. Se avete a cuore l’ambiente potere introdurre nella vostra quotidianità delle piccole alternative green ai prodotti comunemente usati per la cura quotidiana. In primo luogo abbiamo il bicarbonato. Si può usare per fare uno scrub, per ammorbidire la pelle aggiungendolo all’acqua della vasca, per favorire la pulizia dei capelli e tanto altro ancora. Per evitare l’impiego dei dischetti struccanti usa e getta si possono impiegare quelli in cotone che possono essere facilmente lavati (anche in lavatrice, magari inserendoli tutti in una sacchettina in tessuto per non perderli). Altro prodotto green per la nostra bellezza è lo shampoo solido molto meno inquinante di quello liquido. Al posto dei profumi tradizionali è possibile impiegare gli oli essenziali, non hanno sostanze tossiche o alcool al loro interno e regaleranno un odore piacevolmente naturale al nostro incarnato. Riguardo i cotton fioc, le donne ne usando davvero tanti perché oltre che per l’igiene delle orecchie sono gli strumenti più utili per la correzione del trucco. Per questo motivo è bene optare per la loro versione biodegradabile in bambù e cotone organico che è ormai prodotta da diverse aziende. Oltre tutto questo bisogna ricordare che molti prodotti che utilizziamo per la nostra cura (come shampoo e balsamo) sono disponibili anche in flaconi ricaricabili cosa che permette di abbattere la quantità di plastica che gettiamo via.
di Benedetta Giovannetti Gli egizi sia uomini che donne curavano molto il loro aspetto fisico e questo faceva sì che si preoccupassero anche dei capelli. Le pettinature e le parrucche aiutavano a mettere in risalto i gioielli e i vestiti completando l’abbellimento del corpo. I capelli dei bambini ad esempio erano raccolti in un ciuffo che ricadeva sulla spalla destra coprendo l’orecchio. Il ciuffo poteva essere intrecciato oppure poteva essere una semplice coda di cavallo, mentre il resto dei capelli era tagliato molto corto o completamente rasato. All’età di dieci anni, con la circoncisione il ciuffo veniva tagliato segnando così il passaggio all’età adulta, mentre le bambine portavano di solito i capelli corti, sebbene nel nuovo regno appaiono usanze differenti. Gli uomini di tutte le classi sociali come regola generale portavano i capelli corti anche se a seconda della posizione sociale esistevano diversi stili. Ad esempio gli alti dignitari portavano piccoli ricci che coprivano le orecchie formando una curva dalle tempie alla nuca. Le donne invece seguivano la moda, prima nell’antico Egitto con una predilezione per i capelli corti o di lunghezza media poi col passare del tempo le chiome si allungarono e vennero raccolte in treccine sottili. Il lavaggio dei capelli era una pratica essenziale e si usavano oli e profumi per la cura dei capelli e tinture per nascondere i capelli bianchi. I sacerdoti invece dovevano radersi completamente testa e corpo come purificazione per entrare nei templi.
di Benedetta Giovannetti Ingredienti per 1 litro di liquore: ½ melone di tipo cantalupo circa 300 grammi da pulito 350 ml di alcool 300 grammi di zucchero 150 grammi di panna fresca liquida 1 cucchiaino di essenza di vaniglia 250 ml di latte 1 puntina di colorante alimentare arancione Aprite il melone a metà, eliminate i emi e tagliatelo a fette, con una lama affilata separate la polpa dalla buccia e poi tagliate il melone a cubetti. Mettete i cubetti in una ciotola, aggiungete l’alcool che dovrà ricoprire completamente la frutta poi coprite con una pellicola e lasciatelo macerare per una settimana in un posto fresco e asciutto andando ogni tanto a mescolare il tutto. Passato tale periodo filtrate il contenuto mettendo il liquido ricavato da parte. Fruttate i cubetti di melone fino a ottenere una purea, quindi mettete in una casseruola latte, zucchero panna e portate a bollore per qualche minuto quindi lasciate raffreddare. Versate il composto di latte in un’ampia ciotola e aggiungete il melone frullato attraverso un colino poi aggiungete anche l’alcool messo da parte e se volete in questo momento aggiungete il colorante. Filtrate il tutto, poi lasciate riposare per un paio d’ore e filtrate tutto nuovamente. Imbottigliate il liquore e conservatelo nel congelatore, lasciatelo riposare per almeno una settimana prima di assaggiarlo.
Come evitare che il trucco si sciolga con la scelta di prodotti opportuni. di Glenda Oddi Il caldo non è amico del trucco. In estate poco dopo aver varcato la soglia di casa il nostro viso inizia a sudare e gli occhi a contrarsi per il forte sole, ecco in pochi minuti rovinato il frutto del tempo passato davanti allo specchio prima di uscire. Ma esistono degli accorgimenti per creare un make-up più resistente al calore? Assolutamente si! Innanzi tutto bisogna tenere a mente che si deve optare per un trucco leggero, più strati si metteranno sul viso più tenderà a sudare. Iniziando dal primer scegliere un opacizzante se si hanno problemi di lucidità oppure, se il viso tende a sudare molto acquistarne uno che abbia tra gli ingredienti l’alcool denaturato, in grado di assorbire l’umidità della pelle. Optare poi per una cipria o un fondotinta minerale, dunque sostanze polverose per creare la base del trucco. Al bando i fondotinta liquidi o cremosi, non lasciano respirare la pelle come quelli in polvere. Altro elemento che può giungere in nostro aiuto è il fissante che contribuisce a dare resistenza e tenuta al nostro make-up. Riguardo il trucco per occhi e bocca le parole chiave solo waterproof e long lasting. Entrambi i tipi di prodotti contrassegnati con queste diciture daranno un enorme contributo alla tenuta, fondamentale optare per essi soprattutto per il trucco che riguarda gli occhi, quello che maggiormente risente del calore, il rischio infatti è andare incontro ad un effetto “panda”. Al bando assolutamente gli ombretti cremosi, optare per quelli in polvere. Questi pochi accorgimenti si potranno utilmente applicare anche per il periodo invernare, in quelle circostanze nelle quali sappiamo che il trucco dovrà durare a lungo e non ci sarà possibile ritoccarlo.
Bere poco e spesso, evitare l’uso di sali a meno che non si pratichi un’attività davvero intensa e assumere solo sostanze a temperatura ambiente sono i punti fondamentali. di Glenda Oddi Quando pratichiamo sport sappiamo tutte che è particolarmente importante mantenersi idratate, ma quando e come è possibile farlo al meglio? Innanzi tutto bisogna chiarire che il nostro corpo è principalmente composto di acqua e ogni qual volta la nostra temperatura corporea si alza, perché stiamo praticando sport o per altro motivo, il nostro organismo tende automaticamente a ripristinare la propria temperatura ideale attraverso due processi: la vasodilatazione dei capillari (funzionale a trasferire il calore verso la superficie della pelle) e la sudorazione. La sudorazione comporta la perdita di grandi quantità d’acqua e sali da parte del nostro organismo e se non adeguatamente reintegrati portano alla disidratazione. Comunque a meno che non si pratica un’attività fisica particolarmente intensa che porta alla perdita di grandi quantità di sali è sempre meglio optare per la reidratazione con la semplice acqua. Da tenere a mente che non tutte le acque sono uguali, la scelta di una con un buon livello di bicarbonato sarà utile per combattere l’intensa produzione di acidi caratteristica dell’attività fisica. Indipendentemente se si opta per l’uso della semplice acqua o di soluzioni con sali minerali è fondamentale ingerire solo liquidi a temperatura ambiente per evitare la congestione. Riguardo a quando bere durante l’attività sportiva, è raccomandabile assumere piccole quantità prima, durante e dopo la sessione di allenamento evitando di ingerire grandi quantità in una sola volta. La quantità d’acqua da reintegrare varia da soggetto a soggetto a seconda della durata e dell’intensità dell’attività fisica e potrà essere assunta non solo tramite bevande, ma anche attraverso alimenti ricchi di questa sostanza e freschi, come la frutta, che aiuteranno anche ad abbassare
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