Ninfa della mitologia greca faceva parte del seguito della dea Artemide
Chi era Aretusa
Aretusa era una bellissima ninfa di acqua dolce, una naiade che viveva in Arcadia, era figlia di Nereo e Doride.
La madre di Aretusa era anche lei una ninfa, un’oceanina figlia del dio Oceano e di Teti.
L’Arcadia è una regione storica della Grecia e comprende ora la zona centrale del Peloponneso, prende il suo nome dal personaggio mitologico Arcade.
In letteratura Arcadia è stata idealizzata come una terra dove uomini e natura vivevano in armonia, e in questo tipo di ambiente idilliaco viveva la bella Aretusa.
Un giorno la ninfa, mentre stava facendo il bagno completamente nuda, fu vista dal dio fiume Alfeo che se ne innamorò all’istante perdutamente.
Alfeo voleva rapirla e portarla con sé per farla diventare sua sposa ma Aretusa non era d’accordo, e soprattutto non amava Alfeo.
Spesso nella mitologia greca le eroine sceglievano volontariamente i propri mariti e partner, e Aretusa era di questo parere.
Per sfuggire ad Alfeo, la ninfa fuggì a Ortigia, un’isoletta nei pressi di Siracusa e invocò l’aiuto di Artemide che la tramutò immediatamente in fonte o sorgente d’acqua.
Alfeo disperato fu soccorso da Zeus in persona che lo trasformò in fiume, permettendogli di spostarsi dall’Arcadia alla Sicilia, attraversando tutto il Mare Jonio.
Alfeo poté mischiare le sue acque con quelle della sua amata Aretusa, diventata sorgente.
Per gli antichi Greci, tutte le acque della terra, erano collegato tra di loro, formando un unico sistema.
Il mito di Aretusa vive ancora oggi, grazie alla Fonte di Aretusa, situata nell’isoletta di Ortigia, la parte più antica di Siracusa.
La fonte d’acqua dolce sgorga vicinissima al mare nella zona del Porto Grande di Siracusa, forma un piccolissimo laghetto abitato da pesci di acqua dolce e anatre.
Inoltre, nella fonte, è presente uno dei due papireti selvatici ancora esistenti in Europa; l’altro papireto selvatico si trova sempre in Sicilia, nella zona del fiume Fiumefreddo in provincia di Catania.
La Fonte di Aretusa attira ogni anno turisti, sia per la sua storia mitologica, sia per la sua particolarità naturalistica.
Il mito di Aretusa e la Storia dell’Arte
Il mito di Aretusa ha ispirato moltissimi pittori e scultori del passato e anche artisti dei nostri tempi moderni.
Uno dei quadri più famosi della storia d’amore non corrisposto tra Aretusa e Alfeo è il quadro di Carlo Maratta, un pittore e restauratore italiano vissuto nella seconda metà del Seicento.
Il suo dipinto, intitolato Alfeo e Aretusa, datato 1655, si trova attualmente in una collezione privata.
L’artista rappresenta Alfeo nelle sembianze di un uomo anziano dai capelli bianchi, mentre Aretusa veste i panni di una giovane donna seminuda coperta da un velo, colta nell’attimo della fuga e dell’invocazione alla dea Artemide.
La dea è al centro della composizione pittorica e si riconosce dalla piccola luna che la cinge come un diadema sul capo.
Il pittore Luca Giordano, anch’egli italiano ha dipinto il medesimo soggetto di Alfeo e Aretusa, presentando però Alfeo come un giovane uomo che insegue la ninfa.
Il quadro intitolato Alfeo e Aretusa, è datato tra il 1680 -1689 e si può ammirare al Museo Hermitage di San Pietroburgo.
Infine, un altro quadro sullo stesso soggetto si trova in Francia al Museo di Belle Arti di Lille.
L’opera è del pittore francese Charles Alexandre Crauk, datata 1889, dal titolo La Nymphe Arethuse.
A Siracusa, invece, all’interno della Fonte di Aretusa, è stata posta nel 1992 una scultura di bronzo realizzata dall’artista moderno Biagio Poidimani, una figura di spicco del Novecento italiano.
L’opera intitolata Alfeo e Aretusa, rappresenta entrambi in chiave moderna come due giovani innamorati, con Alfeo che insegue la sua amata per l’eternità.
By Rosa Maria Garofalo