La location umbra che ospita un ciclo d’incontri in crescita
Al Festival di Medicina Integrata 2024 di Foligno uno spazio è stato dedicato alla complessa figura di Ildegarda di Bingen. “Chi era costei?” ci si potrebbe chiedere parafrasando il celebre interrogativo del Don Abbondio di manzoniana memoria. Lasciamo che sia la ricercatrice Paola Bruni a dettare il passo al riguardo. E’ infatti proprio grazie al suo intervento al Festival se la Santa e dottore della Chiesa ha preso a vivere nell’immaginario dei presenti all’incontro. Dopo un’infanzia strappata alla famiglia, la piccola Ildegarda viene messa in un convento di suore benedettine. E forse è stato proprio questo ingresso forzato in una realtà poco adatta ad una bimba a creare quel terreno fertile per tante ricerche e scoperte a cui sarebbe risultato impossibile pervenire altrimenti.
Così, grazie anche alla protezione della badessa Jutta, la piccola ha la possibilità di accedere indisturbata ad un eccezionale patrimonio librario che, fuori da lì, le sarebbe stato precluso. Bruni tiene a precisare che non essendo state ancora incendiate le biblioteche, quello era un tempo particolarmente buono per avere accesso ad una miriade di testi depositari di saperi millenari. Grazie a questo inusuale background la giovane Ildegarda cresce e matura arrivando anche a fondare un suo proprio monastero. Si deve alla sua sapienza e alla sua ricerca la stesura di testi di medicina, musica, pittura, teologia. Come si deve sempre a lei la sapiente opera di rivalutazione del ruolo delle donne, anche come curatrici.
Le ricette di Ildegarda sembra siano tutt’ora usate come basi per la farmacopea. La Bingen era poi solita comunicare quanto viveva e sperimentava in prima persona, attraverso la scrittura. Si può dire, seguendo gli input lanciati da Bruni, che la Bingen ha aperto dei portali non solo in materia teologica ma anche curativa. Tra le sue opere che merita passare in rassegna vanno sicuramente annoverate quelle d’impianto più schiettamente teologico come “Scivias” e “Liber de Vitae Meritorum”. Ma anche, o forse potremmo dire soprattutto “Physica” e “Causae et Curae” i suoi testi di medicina vera e propria. Quasi inutile aggiungere che per la Bingen l’essere umano era emanazione di un “qualcosa” di più grande e quindi, in risposta al principio secondo cui “tutto è uno”, anche l’uomo andava studiato e curato secondo un approccio olistico.
Una visione, questa, che ben si combina con l’intento del festival, di stanza a Foligno già da qualche anno. Infatti stando ai propositi messi in luce dai vari operatori intervenuti, questo evento a cadenza annuale, intende porsi come ponte di connessione tra i vari approcci medici e terapeutici avendo ben a mente un solo fine ovvero: la salute dell’essere umano. Per chi volesse poi mettersi fisicamente sulle tracce lasciate dalla santa Ildegarda, è bene sapere che il “suo” monastero di Eibingen in Germania apre le porte ai visitatori da uno a due volte all’anno, con la possibilità di venire a contatto diretto con parte delle sue ricette erboristiche.
Di Maria Teresa Biscarini