Il mito narra di una competizione divina tra le tre dee più potenti dell’Olimpo: Era, Athena e Afrodite. Esso affonda le sue radici nel cuore delle dispute divine e culmina nell’epica guerra di Troia, che ha plasmato il destino di uomini e dei per generazioni.
La gara tra le divinità femminili
Tutto ebbe inizio durante il matrimonio di Peleo e Teti, alla quale Zeus, il re degli dei, non aveva invitato Eris, la dea della discordia. Offesa per essere stata esclusa dal festoso evento, Eris decise di gettare il caos tra gli ospiti portando con sé una mela d’oro, su cui era inciso “Per la più bella“.
Iniziò così la contesa tra le dee più influenti dell’Olimpo: Era, regina degli dei e moglie di Zeus; Athena, dea della saggezza e della strategia militare e Afrodite, dea dell’amore e della bellezza. Nessuna di loro era disposta a cedere il titolo di “più bella” alle altre e per risolvere la disputa, Zeus incaricò il giovane principe troiano Paride di fungere da giudice.
Paride, ignaro delle conseguenze, fu chiamato a giudicare quale delle tre dee dovesse ricevere la mela d’oro. Ciascuna dea tentò di corromperlo offrendogli doni eccezionali: Era promise ricchezze e potere, Athena offrì saggezza e vittoria in battaglia, mentre Afrodite gli promise l’amore eterno della donna più bella del mondo, Elena di Sparta.
Nonostante le diverse offerte, Paride, un giovane desideroso di amore, scelse Afrodite come la più bella, accettando la sua promessa di possedere la donna più desiderabile del mondo. Questa decisione scatenò una serie di eventi che avrebbero portato alla Guerra di Troia, poiché Elena, moglie di Menelao, re di Sparta, fu rapita da Paride e portata a Troia, causando l’ira dei greci e dando inizio a uno dei conflitti più epici dell’antichità.
La guerra che ne seguì durò per anni e fu caratterizzata da eroi leggendari, intrighi, tradimenti e tragedie. La città di Troia fu assediata e infine distrutta, e la guerra ebbe conseguenze durature per entrambi i contendenti.
Questa epica guerra divenne un’icona mitologica, influenzando arte, letteratura e cultura.
Il mito riflette la fragilità degli equilibri divini e l’interconnessione tra dei e uomini. Inoltre, evidenzia il ruolo delle donne come fonte di disordine e caos in una società misogina.
Nel cuore del mito del giudizio di Paride si cela dunque una profonda riflessione sulla società greca antica e sul ruolo delle donne al suo interno.
L’influenza del giudizio di Paride in Storia dell’Arte
Il mito del giudizio di Paride ha avuto un impatto rilevante sulla Storia dell’Arte, influenzando opere antiche, rinascimentali e moderne. Numerosi artisti hanno affrontato questo tema, regalandoci opere d’arte straordinarie presenti in Musei di tutto il mondo.
A Venezia, nel Museo Gallerie di Palazzo Cini, si può ammirare un dipinto a tempera di Sandro Botticelli e della sua bottega. Il dipinto si intitola Il giudizio di Paride, datato tra il 1485 e il 1488. Si tratta di una tavola orizzontale, al centro le tre dee Era, Atena e Afrodite che sono di fronte al giovane pastore Paride, accompagnato da due cani, mentre consegna una mela d’oro ad Afrodite. Le tre dee sono rappresentate con abiti rinascimentali e l’atmosfera del dipinto è fredda e distaccata.
Negli stessi anni del dipinto di Botticelli, Lucas Cranach il Vecchio, dipinse Il Giudizio di Paride con le tre dee completamente nude e da allora in poi Era, Athena e Afrodite saranno raffigurate di solito senza vestiti. Il quadro si può ammirare a New York al Metropolitan Museum of Art.
Max Klinger (1857-1920) pittore e scultore tedesco ci ha lasciato un’enigmatica opera intitolata Il Giudizio di Paride, datata 1885-87 ed esposta a Vienna al Museo Gallerie Belvedere.
L’opera è un olio su tela, legno e gesso, dalle dimensioni notevoli: 370 × 752 × 65 cm.
Raffigura le tre dee in competizione davanti al giovane Paride, la scena è ambientata in un paesaggio naturale con monti e boschi sullo sfondo. Al centro del dipinto una dea, completamente nuda, si sottopone orgogliosamente al giudizio del giovane pastore.
Le altre due dee sono in secondo piano: una è seminuda e coperta da un mantello nella parte inferiore del corpo, l’altra invece è coperta quasi completamente.
Infine, il pittore russo Konstantin Egorovič Makovskij (1839-1915) ha dipinto la tela intitolata Il Giudizio di Paride, datata 1889.
L’opera si può definire più fiabesca e serena rispetto all’opera di Max Klinger e raffigura Paride rapito dalla bellezza sfolgorante di Venere (Afrodite per i greci).
La dea è al centro del dipinto e la mela d’oro sarà consegnata a lei, mentre le altre due dee guardano la scena con sereno distacco e un pizzico di malcelata invidia: Giunone (Era per i greci) dall’alto del suo trono celeste e Minerva (Athena per i greci) all’estrema destra.
L’opera fa parte di una collezione privata.
By Rosa Maria Garofalo