Giuni Russo iniziò a cantare in pubblico a 13 anni, nella sua Palermo
Sessant’anni fa iniziava la carriera artistica di Giuni Russo, tra le migliori due o tre cantanti italiane di tutti i tempi. Era infatti il 1964 quando, ancora ragazzina, questa meravigliosa voce si esibì in pubblico per la prima volta, in un’evento in Piazza Castelnuovo, nella sua Palermo. E sì, perchè Giuseppa Romeo, questo era il suo nome all’anagrafe, nacque nel capoluogo siciliano, il 7 settembre 1951. La madre era soprano e la famiglia aveva una grande sensibilità verso la musica, ambiente fertile per Giuseppa, per studiare e formarsi, non solo come interprete, ma anche come autrice di canzoni; “quando mi propongo solo da cantante mi sento un po’ forzata, perchè in realtà nasco come cantautrice”, disse in un’intervsita rilasciata pochi anni prima del 2004, anno della scomparsa, sconfitta dal cancro. Nel 1967 vince a Castrocaro, cantando il successo di Fausto Leali “A chi”, un brano che esaltava la sua voce. L’anno dopo c’è il debutto al Festival di Sanremo; la canzone che propone, dal titolo “No amore”, non ha successo, ma per Giusy Romeo (così si faceva chiamare allora) quel brano, abbinato a “Amerai”, diventa un 45 giri che le fa fare le ossa. Sempre nel 1968 partecipa al Cantagiro con “L’Onda”, che riscuote molti consensi, come il disco che uscirà poco dopo, “I primi minuti”. La carriera dell’artista siciliana spicca il volo, la sua voce è unica, la sua abnegazione per migliorarsi sempre più, dal punto di vista tecnico, è enconomiabile e ben presto la Romeo si dimostrerà quel genio della musica che conoscono due generazioni di appassionati.
Il 1972 la vede protagonista con due esperienze di grande spessore, in qualità di corista: prima nel gruppo napoletano di rock progressivo, “Il Balletto di Bronzo”, poi per l’ambum “I mali del secolo” di Adriano Celentano.
Poco dopo cambia nome d’arte e si fa chiamare Junie Russo, per dare un’impronta un po’ mediterranea e un po’ americana, abbinamento molto di tendenza.
Nel 1975 esce il suo primo LP, “Love is a woman”, nel quale tutti i brani vedono la sua firma. E’ un periodo di grande trasformazione per la Russo, che vanta collaborazioni di grande livello, come quella con il traombettista Enrico Rava e con il tastierista Michael Logan.
Alcuni anni prima Junie Russo aveva incontrato Maria Antonietta Sisini, musicista e produttrice sarda, che suonava nei locali in cui si esibiva anche la cantante palermitana. Tra loro nascerà un sodalizio profesionale che proseguirà anche dopo la morte della cantante, perchè la Sisini si sta occupando di tenere vivo il ricordo e le opere della sua amica artista.
Dopo collaborazioni con altri autori di canzoni, tra cui Cristiano Malgioglio, all’inizio degli anni ottanta la cantante adotta definitivamente il nome d’arte di Giuni Russo e inizia un interessante progetto con Franco Battiato. Per questa ragazza è la sublimazione delle proprie doti, che viene palesata da brani come “Un’estate al mare”, “Good Good Bye” e “Post moderno”. La Russo e la Sisini compongono poi l’album “Mediterranea”, l’anno è il 1984 e d’estate in tutte le spiagge riecheggiano il brano che da il titolo all’LP e “Limonata cha cha cha”.
Inizia un periodo difficile per Giuni Russo, a causa di diattribe con le case discografiche: lei è un talento troppo forte e ciò pare addirittura che ne rallenti la pubblicazione dei brani. Dichiarerà diversi anni dopo: “le case discografiche hanno fatto poco per proteggere la musica, ormai gli errori commessi nel passato non si possono più riparare. Poi c’è da dire che tra Tv, radio e le stesse case discografiche non c’è dialogo e ciò è penalizzante per gli artisti”.
Comunque esce poi “Alghero”, nel 1986, altro successo ricordato ancora oggi.
“Ad un certo punto della mia carriera ho voluto prendere un po’ le distanze dalle canzoni leggere, così ho progettato un lavoro di impegno musicale e culturale”, nasce così l’album “A casa di Ida Rubistein”, l’anno è il 1988, e Giuni Russo propone arie e romanze di Bellini, Verdi e Doninzetti. Nel 1994 torna a comporre un LP con Maria Antonietta Sisini ed esce “Se fossi più simpatica sarei meno antipatica”, in cui è contenuto il brano “Strade parallele” con la partecipazione di Battiato. E’ la Russo della qualità canora e musicale portata al massimo livello, è una Giuni che studia per migliorare sempre più, fino a sfiorare (anzi a raggiungere) la perfezione artistica. Inizia il periodo legato alla esplicazione artistica della fede cristiana e al misticismo, fa conoscere le figure di Santa Teresa D’Avila e San Giovanni della Croce, proponendo dei loro versi nel disco “Morirò d’amore”, del 2003, LP che contiene il brano omonimo che parteciperà al Festival di Sanremo dello stesso anno. Esce poi “Demo de midi”, il disco contenente brani che, tra gli anni ottanta e novanta, Giuni Russo non era riuscita a pubblicare. L’ultima sua raccolta è “Napoli che canta”, dove propone ventidue tra le più famose canzoni partenopee, tra cui “Torna a Surriento”, “Serenatella a mare” e “Funiculì funiculà”.
Il 14 settembre del 2004 il fisico di Giuni Russo, già provato dal male, cede definitivamente. Di lei rimane l’immenso ricordo che resterà eterno.