Calipso era una bellissima ninfa marina che tenne legato a sé per ben sette lunghi anni Ulisse, l’eroe dell’Odissea.
Chi era Calipso
Ulisse, dopo aver passato lo Stretto di Messina e subito gli attacchi di Scilla e Cariddi, naufraga da solo sull’isola mitologica di Ogigia dove viveva la bellissima e immortale ninfa Calipso.
La ninfa, secondo l’Odissea di Omero, era figlia del titano Atlante.
Fu punita dagli dei a rimanere confinata nell’isola di Ogigia perché si schierò con il padre nella Titanomachia.
Questa celebre guerra tra Titani e dei dell’Olimpo è narrata nella Teogonia di Esiodo e vede contrapposti i Titani guidati da Crono, le divinità più antiche, contro i nuovi emergenti dei dell’Olimpo guidati da Zeus.
La guerra termina con la vittoria degli dei dell’Olimpo.
Ritornando a Calipso, lei viveva in un esilio dorato nella sua residenza nell’isola di Ogigia, disturbata però dalle Moire (le Parche per gli antichi Romani) che le mandavano uomini bellissimi che naufragavano a Ogigia e di cui la ninfa s’innamorava, ma che poi era costretta a lasciar partire dopo un brevissimo periodo.
Quando l’eroe omerico naufragò sulla sua isola, per Calipso fu amore a prima vista, un vero colpo di fulmine per lei ma non per Ulisse.
Ulisse, anche se in cuor suo era innamorato di Penelope, di certo non si può definire un compagno fedele, perché ebbe diverse avventure sentimentali nei suoi venti anni di peregrinazioni prima di arrivare a Itaca.
Con Calipso quindi ebbe una lunga relazione durata sette anni, anche se non era innamorato di lei.
Per la cultura greca dell’epoca un uomo, anche se sposato, poteva avere storie con altre donne, una donna sposata non poteva farlo.
Perfino Zeus, il padre degli dei, sposato con la dea Era (Giunone per i Romani) si concedeva scappatelle continuamente.
La dimora di Calipso era situata in una grotta profonda sull’isola e Omero ci fa sapere che era una dimora paradisiaca, dove non mancava nulla.
C’erano diverse sale che andavano a finire in magnifici e lussureggianti giardini all’aperto, dove non mancavano cibi prelibati e frutti da mangiare.
Nonostante Ulisse avesse una relazione con la ninfa, spesso egli andava sul promontorio più alto di Ogigia a guardare il mare sconsolato, piangendo e pensando alla moglie Penelope e al figlio che aveva lasciato a Itaca.
Le sue lacrime di disperazione furono raccolte da Athena, la dea protettrice di Ulisse, che convinse il padre Zeus ad aiutare il suo protetto.
Il dio Ermes, il messaggero degli dei dell’Olimpo, si presentò un giorno da Calipso e le comunicò l’ordine di Zeus di lasciar partire Ulisse.
La ninfa ubbidì malvolentieri, visto che era riuscita trattenere presso di sé Ulisse per sette anni e sperava di trattenerlo ancora a lungo, magari per sempre.
In fin dei conti lo considerava il suo uomo, il suo partner nonostante sapesse che lui era innamorato della propria moglie.
Ulisse informato da Calipso sul volere degli dei, si preparò per la partenza costruendo una zattera, ma prima si fece promettere da Calipso che non si sarebbe vendicata uccidendolo.
La ninfa giurò che lo avrebbe lasciato libero di abbandonare sia lei, sia l’isola.
I guai per Ulisse comunque non erano terminati, una volta in mare, il suo acerrimo nemico, il dio Poseidone, causò una tempesta che fece naufragare Ulisse sull’isola dei Feaci.
Itaca era ancora lontana per l’eroe della guerra di Troia.
Il mito di Calipso in Storia dell’Arte
Diversi artisti hanno immortalato nelle loro opere l’avventura sentimentale tra la bellissima Calipso e Ulisse.
Tra questi ricordiamo il celebre quadro di Brueghel il Vecchio “Una fantastica grotta con Odisseo e Calipso”, datato 1616.
Il pittore tedesco naturalizzato francese Henri Lehmann ha dipinto nel 1869 una bella e sensuale ma triste Calipso, molto probabilmente mentre osserva la partenza dall’alto di un promontorio del suo amato Ulisse.
Questo quadro si può ammirare in USA, Minneapolis Institute of Art.
Ulisse e Calipso è un dipinto di Arnold Bocklin del 1882 e raffigura con toni cupi la tristezza di Ulisse mentre osserva il mare perché desidera ritornare a Itaca dalla moglie e dal figlio, e Calipso in primo piano che lo osserva sconsolata.
Ulisse è granitico e chiuso in se stesso nella sua inconsolabile infelicità, il pittore l’ha dipinto come se fosse un blocco di pietra, questo per trasmettere agli osservatori l’intensità del suo dolore.
Calipso che presenta l’unica e intensa macchia di colore, un rosso accesso simbolo dell’amore, ha un’espressione facciale che ci comunica la sua enorme tristezza e angoscia perché dovrà lasciare andar via il suo amato per non rivederlo mai più.
By Rosa Maria Garofalo