“Culti ad alto controllo: quando la libertà viene negata “
“Faccio parte di un culto ad alto controllo?”. Trovo il quesito su un forum online, e subito attira la mia attenzione. Chi lo pone non si firma per non essere riconosciuto, e già qui il sospetto che aderisca a un culto ad alto controllo è dato dal bisogno di anonimato che in una normale chiesa non sarebbe necessario. Se vuoi sfuggire al controllo è perché il culto lo esercita in modo significativo, monitora con attenzione i comportamenti dei suoi membri spesso tramite la delazione, cioè ogni membro del culto sorveglia tutti gli altri e riferisce alla minima infrazione. I culti ad alto controllo (o “sètte religiose”) sono una sorta di “Grande Fratello” dove i membri formano una di rete di spie. “Son forse io il custode di mio fratello?”, dice Caino in Genesi 4:9. La risposta del culto è “SI”, ma non per prendersi cura gli uni degli altri, ma perché le le violazioni alle regole vanno denunciate per ammonire, rieducare o espellere il trasgressore . Se una persona coinvolta in un culto ad alto controllo inizia a porsi determinate domande, potrebbe esserci una crepa nel controllo esercitato sulle sue azioni e pensieri , ed essa potrebbe allargarsi nel tempo. In certi culti l’indottrinamento è congegnato affinché l’adepto non solo non risponda a certe domande, ma nemmeno se le ponga, le respinga sin da subito come scattasse un antivirus. La domanda iniziale, quella del Forum, è però segno di una consapevolezza acquisita, se pur unita a una difficoltà nel poterla gestire. Per quanto persone esterne al culto, solitamente parenti o conoscenti, tentino di aiutare il proprio caro a ritrovare il comune senso della realtà che pare definitivamente perso, nessuna cosa è più efficace della riflessione personale che l’adepto può compiere e che può innescare dinamiche psicologiche imprevedibili. Le crisi e i momenti di cambiamento possono rendere le persone più vulnerabili alla propaganda settaria, ma possono anche portare alla loro uscita dal culto, gradualmente ma inesorabilmente. In conclusione, per quanto la manipolazione mentale e l’indottrinamento utilizzati dai culti ad alto controllo possano essere efficaci e pervasivi, rimane sempre nell’essere umano quell’anelito insopprimibile alla libertà a cui egli, nello smarrimento, può attingere come risorsa per ritrovare se stesso. Compito di chi vuol essere di aiuto è stimolare, accompagnare, accogliere la persona, mai forzarla.
di Stefano Martella