di Benedetta Giovannetti
Albero o presepe? Oppure tutti e due? Chi preferisce l’uno, chi preferisce l’altro e chi fa entrambi, ma come nasce il presepe? Qual è la sua storia e cosa simboleggia?
La più antica raffigurazione della Vergine con il bambino è raffigurata nelle catacombe di Priscilla sulla Via Salaria a Roma ed è stato dipinto da un’artista ignoto del III secolo all’interno di un arcosolio del II.
Nella tradizione bizantina la natività è raffigurata in una grotta con la Vergine Maria distesa su un giaciglio con il figlio nella mangiatoia mentre San Giuseppe è raffigurato simbolicamente all’esterno in disparte.
Il primo presepe scultorio si ritiene sia quello di Arnolfo di Cambio nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma.
Giotto fu il primo a raffigurare a Padova nella cappella degli Scrovegni una natività più realistica con dettagli naturalistici seppur ancora legati ai canoni bizantini.
Nel 400 alcuni grandi maestri della pittura italiana raffigurarono scene della Natività dette anch’esse presepe. Botticelli lo ha fatto nell’adorazione dei Magi dove raffigura personaggi della famiglia dei Medici, Filippino Lippi compose la natività che si trova al museo Diocesano di Milano.
Anche Luca ed Andrea della Robbia hanno rappresentato scene della natività dove tra tutte si ricorda quella del Convento della Verna.
La rappresentazione tridimensionale allestita in occasione delle festività natalizie è un’usanza che ebbe origine all’epoca di San Francesco che nel 1223 realizzò a Greccio la prima rappresentazione della Natività.
L’iconografia del presepio ben presto passò dall’ambito artistico a quello popolare specie all’interno delle Chiese nelle quali la rappresentazione della nascita di Gesù con le statuine ed elementi tratti dall’ambiente naturale diventò un rito irrinunciabile.
Ma il grande sviluppo dei presepi scolpiti si ebbe nel 700 quando si formarono le grandi tradizioni presepistiche del presepe napoletano, genovese e bolognese.
Tra i presepi anteriori al 600 ancora esistenti c’è quello di Bologna, conservato nella Basilica di Santo Stefano, quello a Roma di Santa Maria Maggiore con singole state ad altorilievo di Arnolfo di Cambio e quello di Napoli di fine 400 di San Giovanni a Carbonaro.