di Benedetta Giovannetti
Popolare era la figura del barbiere che esercitava all’aria aperta o quando si occupava di nobili e dignitari all’interno del palazzo
All’inizio la lametta era di selce con manico di legno poi nel medio regno divenne di bronzo.
Anche in Egitto si soffriva della caduta dei capelli, quando iniziava la caduta si poteva rimediare ungendo la zona colpita con una pomata a base di grasso di leone, ippopotamo, coccodrillo, gatto, serpente e stambecco oppure una mistura a base di miele e dente di asino.
L’uso delle parrucche si diffonde a partire dalla V dinastia ed era elemento basilare sia per uomini che per le donne nei diversi momenti della vita sociale, ma il suo uso era riservato ai dignitari e alle loro famiglie, anche se poi con il tempo divenne molto comune.
Quelle degli uomini erano sempre corte mentre quella delle donne era liscia e a lunghezza media.
Nel nuovo regno divennero più sofisticate ed elaborate, con sottili treccine di capelli veri o fibre vegetali con aggiunta di ornamenti.
Venivano realizzate da artigiani o da barbieri e col passare del tempo divennero sempre più voluminose con una maggiore quantità di capelli che dava loro un aspetto più pesante e compatto.
Per raccogliere le treccine di solito si usavano spilloni di legno osso o avorio come dimostrano le sculture del periodo amarniano.